Sex Tape – Finiti in rete, di Jake Kasdan

Sex Tape è in prima analisi un film di Jason Segel, carico di comicità sfrenata e acida, ma anche di un romanticismo sincero che continua a vedere nell’innamoramento e nell’unione (e problemi) della coppia una tematica ricorrente. Jake Kasdan, figlio di Lawrence, ha l’umiltà di non voler fare l’autore e quindi si preoccupa soprattutto di adattarsi al ritmo dello script

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Chissà se anche Jason Segel e Jake Kasdan sapevano che l’Italia è la prima nazione in Europa ad avere il più alto tempo di permanenza su siti hard. Probabilmente no, altrimenti forse avrebbero deciso di ambientare questo spassoso Sex Tape proprio nella nostra penisola o magari inserito qualche riferimento ludico a quella che secondo l’inchiesta fatta questo mese da Wired è una delle nostre “passioni” principali. Stiamo scherzando ovviamente. In tutto e per tutto Sex Tape è un grande esempio di comicità graffiante e sentimentale all’americana. Un po’ nello stile del primo Judd Apatow per intenderci e non a caso un ruolo decisivo nella realizzazione di questa folle commedia sui vizi hard matrimoniali delle coppie d’America è rappresentato proprio da Segel, che nella scuderia Apatow, oltre che nella serie Tv How I met your Mother, si è formato e che qui ricopre il triplice ruolo di attore, produttore esecutivo e sceneggiatore.

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Sex Tape è quindi in prima analisi un film di Segel, carico di comicità sfrenata e acida, ma anche di un romanticismo sincero che continua a vedere nell’innamoramento e nell’unione (e problemi) della coppia una tematica ricorrente.
Qui abbiamo un marito e una moglie che la vita reale, fatta di appuntamenti di lavoro e bambini impegnativi, ha gradualmente allontanato dal desiderio sessuale. In occasione di un possibile promozione di lei, decidono prendersi una sera tutta per loro. Hanno finalmente l’occasione di tornare agli anni dei campus universitari, quando le loro performance erano da guiness dei primati come ci racconta Cameron Diaz (sempre troppo sottovalutata) nel rutilante prologo. Ma quella sera l’ansia da prestazione si fa sentire. Perché allora non stimolare il desiderio girando un video porno amatoriale? È l’inizio della catastrofe. Lui non lo cancella e anzi per errore attraverso un’applicazione lo condivide con tutte le persone a cui ha deciso di regalare degli iPad. Così quando riceve un messaggio anonimo che lo ricatta inizia una folle indagine per capire di chi si tratti.


Più che Kasdan padre qui siamo dalle parti di John Landis e Kevin Smith, una specie di via di mezzo, in tono minore sia chiaro, tra Tutto in una notte e Zack e Miri. Jake Kasdan è figlio di Lawrence, ma ha l’umiltà di non voler fare l’autore e quindi si preoccupa soprattutto di adattarsi al ritmo dello script.
Lo sa fare e anzi confeziona un’intera sequenza, ambientata nella villa del capo di lei (Rob Lowe) tra cani lupo impazziti e cocaina, da antologia. Un discorso a parte meriterebbe poi la spudoratezza drammaturgica con cui si omaggia la Apple. Operazione quasi concettuale tra iPad indistruttibili, iCloud, playlist e altre diavolerie la cui funzionalità all’interno del film avrebbe compiaciuto non poco il genio imprenditoriale di Steve Jobs.

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