The Judge, di David Dobkin

Ottimo film di Dobkin che devia dalle sue tradizionali commedie ma continua ad indagare lo scontro tra due archetipi maschili. Robert Duvall monumentale.

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Old School dice Robert Downey Jr. indossando la sua vecchia maglietta dei Metallica e scorrazzando sull’amata bici di ragazzo. Old School è questo The Judge che ha prodotto e voluto fortemente, un film che lo riportasse sulla Terra dopo le mille avventure di Iron Man e compagni, che lo liberasse da quella armatura “invincibile” di attore per tornare di nuovo alla fragilità, ai sentimenti, ai voli solo interiori. Alle origini insomma. Un film nato da un’esperienza personale del regista David Dobkin, che qui devia evidentemente dalle sue tradizionali commedie continuando però a indagare lo scontro tra “due archetipi maschili”. L’avvocato di successo Hank Palmer – spietato in tribunale, in crisi con la bella moglie, ma adorato dalla sua figlioletta – è costretto a tornare a casa, nella cittadina di Carlinville (Indiana), perché sua madre è appena deceduta e non può farne a meno quindi. Deve rivedere quei posti, quelle strade, i suoi fratelli, la sua ex fidanzata, ma soprattutto suo padre: il vecchio giudice Palmer con cui non parla da anni, con cui non c’è più rapporto. Un archetipico viaggio verso le origini, lo scontro con il passato e con il padre, il ritorno di un mondo sentimentale rimosso: “io sono di qui, eccomi”. E a tutto questo deve aggiungersi l’evento scatenante, ovviamente: un’accusa di omicidio sulla testa dell’integerrimo giudice che quella notte, probabilmente ubriaco per la morte dell’adorata moglie, avrebbe investito un uomo che conosceva da tempo… Il viaggio privato e umanissimo di un figlio immerso nei codici ferrei del genere che derivano dal padre: eccolo qua il cinema americano più classico. Ci troviamo veramente a casa ora.

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Robert Duvall è semplicemente monumentale. Una figura austera, burbera e dolorosamente paterna: scheggia di western classico (seduto vicino alla tomba della moglie proprio come il duca John Wayne….) passato per le liminali derive del broken trail di Walter Hill. Un attore di 83 anni che con la sua sola presenza scenica impone un canone, apre interi archivi di Storia del Cinema sopravvissuti nelle pieghe del suo volto, innalza il materiale di partenza a scontri edipici shakespearian/coppoliani. Duvall, insomma, è il cinema americano che tutti amiamo, mentre Downey Jr. è lo smaliziato/emozionato spettatore che vive solo nella sala (i tribunali dove si esalta) e muta continuamente pelle in base alle forti emozioni. Veramente l’incontro/scontro tra due grandi generazioni di attori, tra due Hollywood diverse, tra due modi di vedere il cinema. Il tradizionale Legal Thriller (con tanto di citazione dedicata ad Atticus Finch), allora, si scioglie pian piano negli abissi privati di una famiglia: il giudizio non è più quello di una corte ma semplicemente quello di un figlio verso un padre alla fine della sua vita. La scena straziante dove Hank aiuta a rialzare l’anziano genitore caduto in bagno, totalmente privato della sua dignità e in balia del suo male, è di una potenza rara e non dicibile. Ecco: nel suo incedere non certo originale, che mutua umori da intere stagioni di cinema senza aggiungere praticamente nulla… ciò che infine rimane di questo film sono proprio i rapporti umani che riesce a disegnare. Piccoli momenti di umanità intensissima, tipicamente maschili in quel mix di pudore e silenzio che trattiene ogni parola e racchiude l’affetto in una singola lacrima o in un fulmineo abbraccio silenzioso. Insomma: al netto di qualche meccanicità evidente (il subplot sulla presunta paternità di Hank che coinvolge la sua ex fidanzata del liceo) o di qualche ridondante ingenuità (i filmati in Super 8 del fragilissimo fratello Dan, “l’immagine che ti protegge, perché è in pellicola…”), il film si regge su una dirompente sincerità che schiude preziosi scrigni appartenenti a ognuno di noi. Proprio come il personaggio di Downey Jr che al di là di tutti i vezzi e le smorfie si dimostra vero comprendendo il padre o sorridendo a sua figlia. Ecco: questo cinema è vero perché ci appartiene ancora.

 

Titolo originale: id.
Regia: David Dobkin
Interpreti: Robert Downey Jr., Robert Duvall, Vera Farmiga, Billy Bob Thornton, Vincent D’Onofrio
Distribuzione: Warner Bros Italia
Durata: 141′
Origine: USA 2014

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4 (1 voto)
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