La pazza della porta accanto, di Antonietta De Lillo

La pazza della porta accanto

È un'intervista allo sbaraglio, impressionista nei contenuti: solo vista da lontano l'apparente disomogeneità dei punti acquista il senso. “E’ un fatto, non una cornice che ospita un contenuto”, è la restituzione della contraddittorietà che può caratterizzare l’innocenza più delusa e ferita. Un omaggio dal basso, come un inchino. 

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La pazza della porta accantoLa persistenza della memoria, l’evoluzione del ricordo, la crescita personale e professionale, lo scorrere del tempo, della vita e della morte hanno fatto sì che Antonietta De Lillo rimettesse mano a un lavoro già realizzato, completo, eppure ancora bollente nella coscienza dell’artista. Si tratta dell’incontro con un essere umano speciale, una donna “pazza” d’amore e di poesia: Alda Merini.

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Nel 1995 Antonietta De Lillo con una mini troupe aveva raggiunto la poetessa nella sua casa milanese per realizzare un’intervista finita nei 27 minuti di Ogni sedia ha il suo rumore. A distanza di quasi 10 anni la De Lillo rimonta e allunga il materiale, soprattutto quello non utilizzato la scorsa volta, per realizzare qualcosa che non è né un documentario, né un’intervista, quanto piuttosto una fiaba per grandi vista attraverso gli occhi di una bambina che non è Antonietta ma è Alda, la cui personalità eccede e straborda.

Alda Merini non è solo una donna poeta, non è solo una pazza, è una grande bambina, una dea rigonfia di sacralità innocente e ferita, disordinata e lucente. Antonietta De Lillo, documentarista prima che regista, ha inseguito il suo obiettivo: è entrata nell’intimità di un tavolo disordinato, abitato da bicchieri di plastica vuoti, bottiglie di coca cola, vestiti sgualciti e semiaperti. Si parla del niente che forma le cose della vita: Dio, la figura del poeta, la sua ricchezza, il peccato, la sofferenza, la nascita, la maternità e, naturalmente, l'amore. Intanto fuori dalla casa tutto scorre nel letto cittadino che l'accoglie.

È un'intervista allo sbaraglio, impressionista nei contenuti: solo vista da lontano l'apparente disomogeneità dei punti acquista il senso. Quale sia poi questo senso dipenderà dalla sensibilità che lo incontra. Come definito dalla stessa regista è un fatto, non una cornice che ospita un contenuto, è la restituzione della contraddittorietà che può caratterizzare l’innocenza più delusa e ferita. Un omaggio dal basso, come un inchino.

 

 

Regia: Antonietta De Lillo

Interpreti: Alda Merini

Durata 52’

Origine: Italia, 2013 

Distribuzione: Mariposa Cinematografica

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