La teoria del tutto, di James Marsh

 La teoria del tutto

Si allontana dal canone della classica biografia di una mente celebre per intraprendere la strada della furba love story. Lo Stephen Hawking di James Marsh non è un genio o un uomo in lotta contro la sua malattia ma un ragazzo trasandato che vedrà la sua vita segnata dall’amore per la bella coetanea Jane. 

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

La teoria del tuttoCome avevamo già detto in passato, è impossibile non notare come il cinema fiction di James Marsh (Project Nim, Man on the Wire), pur nella sua ineccepibile costruzione tecnica, viva una forte incapacità di abbandonarsi all’emotività pura delle proprie storie.

La possibilità di vedere il regista inglese affrontare un racconto di pura emozione come La teoria del tutto, biopic ispirato alle memorie di Jane Wilde, moglie dell’astrofisico Stephen Hawking, allora diventa l'opportunità di trovare l’ultima conferma (o smentita) delle nostre tesi.
Il film, per le direzioni prese dalla sceneggiatura di Anthony McCarten, si allontana dal canone della classica biografia di una mente celebre per intraprendere la più furba strada della semplice love story. Prima del genio Hawking, lo scienziato di successo esperto dello studio del cosmo o l’uomo costretto a combattere per decenni contro un terribile malattia, lo Stephen di Marsh (e McCarten) è un ragazzo trasandato e pieno di sé, un giovane studente eccellente che vedrà la sua vita segnata dal morbo di Lou Gehrig e, soprattutto, dall’amore per la bella coetanea Jane.

La Scienza, i buchi neri e l’intero universo sono elementi collaterali e subalterni rispetto al sentimento unico che lega i due ragazzi, disposti a creare una famiglia e una vita contro tutti e tutto. A questo punto anche il titolo, quell’evocativo theory of everything, chimera per ogni scienziato dalle grandi ambizioni, trova la sua dimostrazione emotiva nel racconto quotidiano della vita di Stephen e Jane, dal più cinematografico dei colpi di fulmini fino al malinconico addio.
Marsh, forse perché impegnato a rappresentare l’adattamento di una storia vera, riesce a limitare le proprie difficoltà di empatia e arrivare in diverse occasioni al cuore del pubblico. Anche perché aiutato da una produzione che ha costruito l’intera pellicola, nei minimi dettagli, per essere un’opera edificante ed emozionante, il regista inglese per una volta sembra quasi abbandonarsi complice alle risate e alle lacrime dei propri protagonisti. Molti passaggi e scelte del film potrebbero essere confusi (forse neanche a torto) per una resa del regista alla convenzione del cinema consolatorio.

La passionale ma scontata performance “da Oscar” del simpatico Eddie Redmayne con tanto di trasformazione fisica camaleontica (ben più interessante la prova sotto traccia della sua collega Felicity Jones) o la commozione “telecomandata” dei momenti più emozionanti, come il montaggio finale/riassuntivo sulle note di Arrival of the Birds, sono solo alcune delle clausole più chiare del patto che Marsh ha stipulato con la fiction.
Forse un passaggio obbligato per permettere all’artista di portare anche in questo mondo tutto il suo talento.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------


Titolo originale: The Theory of Everything
Regia: James Marsh
Interpreti: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Emily Watson, Charlie Cox, Harry Lloyd, David Thewlis
Origine: Gran Bretagna, 2014
Distribuzione: Universal
Durata: 123'

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative