La solita commedia. Inferno, di Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Martino Ferro

Non è la solita commedia. Ma non è neanche la nuova commedia. C'è il metodo Biggio-Mandelli che si vorrebbe staccare da I soliti idioti ma ne porta dietro l'ingombrante dipendenza, c'è l'eredità della commedia all'italiana nella sua forma più invasiva e deteriore: e uno dei suoi passaggi più inquietanti del genere, come I mostri di Dino Risi, qui invece diventa un modello

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fabrizio biggio e francesco mandelli in la solita commedia. infernoNon è la solita commedia. Ma non è neanche la nuova commedia. Sono tanti micro-canovacci da Commedia dell'arte, uno spaccato della degenerazione dell'Italia di oggi attraverso lo sguardo alieno di Dante Alighieri proiettato nel futuro. Ecco allora i gironi, i nuovi peccati, il vissuto quotidiano ampliato e deformato.

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In questo suo  viaggio per Milano, il poeta toscano viene accompagnato da Virgilio, un trentenne precario che tutte le mattine deve affrontare il suo personale 'Inferno'. Nell'arco di una giornata, si passa dal bar superaffollato, alla corsa alla cassa al supermercato, dalla squadra di calcetto appassionata di tragedie. alla pubblicità invasiva. E poi dipendenza dal telefonino, beghe condominiali e la movida. E la nuova poesia non è quella dei classici della letteratura ma di Vasco Rossi. E, personalmente, ci auguriamo che possa diventarlo davvero.

Non è la solita commedia. Ma non è neanche la nuova commedia. E' il metodo Biggio-Mandelli che si vorrebbe staccare da I soliti idioti, ma in realtà ne porta dietro tutta l'ingombrante dipendenza:
maschere, metamorfosi, scenette che si aprono e chiudono. Loro certamente hanno talento e nel singolo sketch reggono bene. Il problema è proprio inserirli nella struttura di un film. Che alla fine mostra di avere un respiro corto anche nel singolo episodio, dove si avverte spesso un'eccessiva lungaggine, anche dopo che la scena aveva  già mostrato tutto quello che aveva da dire.

Non è la solita commedia. Ma non è neanche la nuova commedia. Osservazione e deformazione.
Dove le tracce horror e fantasy sono quelle più riuscite, dalla pubblicità che si anima ai lavavetri che sembrano usciti da un film di Romero. Ma sono troppo fugaci. In realtà c'è qui dentro l'eredità della commedia all'italiana più invasiva, e il modello anche dichiarato, I mostri di Dino Risi (citato anche dalla presenza di Gianmarco Tognazzi che vuole in qualche modo ricordare il padre Ugo), ci pare invece uno dei suoi passaggi più inquietanti, una delle anime più deteriori del genere. Dove il grottesco diventa l'unica forma di manipolazione dei caratteri. E l'episodio la forma temporale più sicura in cui aprire e chiudere le storie o semplicemente i tic dei personaggi.francesco mandelli in la solita commedia inferno

E poi la rappresentazione della bruttezza non è poi così dissimile da quella in La grande bellezza di Sorrentino.
Con la stessa deformazione di corpi, suoni, e ambienti. E perché no, anche un po' di quella puzza sotto il naso di sentirsi migliore degli altri. Anche delle solite commedie. Ma questa però non indica la nuova strada. Anzi, aprire e chiudere le storie, insistere sui tic dei personaggi è una strada sicura. A tratti divertente. A tratti ripetitiva. Come nel caso della dipendenza dai telefonini e da WhatsApp. Lì forse ci si aspettava una maggiore inventiva. E invece è solo una rappresentazione prevedibile. Anche Dante, nel suo viaggio verso il futuro meritava di più. E dovrà mettere in campo tutte le sue forze per scrivere qualcosa che vada oltre la solita commedia.


Regia: Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Martino Ferro

Interpreti: Fabrizio Biggio, Francesco Mandelli, Tea Falco, Marco Foschi, Gian Marco Tognazzi, Daniela Virgilio

Distribuzione: Warner Bros.

Durata: 95'

Oigine: Italia 2015

 

 

 

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