The Mexican

Lungo continue linee di confine e separazione. Il confine tra gli Stati Uniti e il Messico. La separazione tra i corpi di Brad Pitt e Julia Roberts che restano divisi per gran parte del film. Corpi che procedono lungo percorsi paralleli, che si sfiorano o si scontrano violentemente urlandosi istericamente addosso. In definitiva The Mexican è un film sull’assenza, popolato di stradine anonime (in cui Verbinski riesce quasi nell’impresa di omologare visivamente gli esterni statunitensi con quelli messicani), di “star (che recitano per la prima volta insieme) che sembrano volersi rubare continuamente la scena ma alla fine riescono soltanto nell’intento di negare i loro personaggi. Alla fine il metallo prevale sulla carne. Il metallo delle pallottola, di una pistola (chiamata proprio “The Mexican”) che attiva una ronde caotica ma mai attraente, con personaggi che appaiono e scompaiono dalla scena (in cui l’unica presenza degna di essere ricordata è solo quella di un grande James Gandolfini), con un passato/favola che irrompe violentemente con quelle tonalità pastello degne di un film di Arau. Certamente a Verbinski, già autore dell’interessante Un topolino sotto sfratto, questo progetto non è mai appartenuto. Lo script di The Mexican infatti era già passato per le mani di Kevin Reynolds e David Fincher. Opera quindi priva di “paternità”, black comedy con derivazioni western irrisolta e a tratti irritante che non produce sullo sguardo quell’effetto tanto spacciato di “straniamento” dei protagonisti nei confronti dei luoghi. E’ presente dentro The Mexican una furia ossessiva che appare soltanto come simulazione di quella di Peckinpah, una geometricità della violenza che imita Tarantino, una nudità del set che copia Sergio Leone (debiti verso il cinema del regista italiano è anche la costante presenza del leitmotive musicale). Cinema dunque che ruba spudoratamente da altri, che esibisce i frammenti/reperti di un altri sguardi spacciandoli come segni di uno stile che omaggia soltanto i cineasti a cui Verbinski fa continuamente riferimento. Ma alla fine il binomio violenza/strada è solo degno del Danny Boyle di Una vita esagerata: c’è la stessa indifferenza, la stessa meccanicità nello sconfinare nel grottesco, lo stesso anonimato nell’esterno, segno di un film già nato male e finito peggio.
Titolo originale: The Mexican
Regia: Gore Verbinski
Sceneggiatura: J. H. Wyman
Fotografia: Dariusz Wolski
Montaggio: Craig Wood
Musica: Alan Silvestri
Scenografia: Cecilia Montiel
Costumi: Colleen Atwood
Interpreti: Brad Pitt (Jerry), Julia Roberts (Samantha), James Gandolfini (Leroy), J. K. Simmons (Ted), Bob Balaban (Nayman), Michael Cerveris (Frank), Richard Coca (ladro di auto), David Krumholtz (Beck), Castulo Guerra (Joe), Mayra Serbulo (Emanuelle), Gene Hackman (Margoles), Sherman Augustus
Produzione: John Baldecchi, Lawrence BenderDreamWorks SKG/Newmarket Capital Group/Pistolero Productions L.L.C.
Distribuzione: U.I.P.
Durata: 123’
Origine: Usa, 2001

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