TORINO 30 – “What Richard did”, di Lenny Abrahamson (Torino XXX)

TORINO 30 – “What Richard did”, di Lenny Abrahamson
Il vincitore del 25° Torino Film Festival ritorna con un film nuovamente in bilico tra consapevolezza e incertezza stilistica. Nel raccontare una generazione di giovani in crisi Abrahamson non riesce ad andare a fondo nella propria scelta e spesso il tutto sa di “già visto”. Sguardi persi nel vuoto e rapporti squallidi per dei ragazzi troppo grandi rispetto al loro reale personaggio.

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TORINO 30 – “What Richard did”, di Lenny AbrahamsonLerry Abrahamson ritorna con un nuovo film che conferma i dubbi del precedente Garage, vincitore del 25° Torino Film Festival. L’Irlanda è di nuovo l’ambientazione scelta, ma questa volta la storia di concentra su Richard, diciottenne ragazzotto, ammirato da tutti e di buona famiglia. Il giovane passa le giornate a far festa cogli amici, ma si complica la vita “rubando” la ragazza ad un compagno della squadra di rugby. Quando, durante l’ennesima serata fuori, ubriaco, li vede di nuovo parlare assieme, si scontra col giovane uccidendolo accidentalmente. Per Richard è l’inizio di un viaggio verso il proprio inferno, i rimorsi e la voglia di dichiarare la propria colpevolezza distruggono il ragazzo che comincia a perdere tutte le certezze della sua vita da buon borghese.
Abrahamnson sceglie di descrivere la vita perfetta del suo protagonista attraverso momenti ed attimi, riuscendo – bisogna riconoscerlo – a creare un’ottima atmosfera e rendere la visione piacevole, ma non appena dovrebbe svoltare nel dramma, il regista sembra perdersi e il suo stile fatto di inquadrature fisse e piani ravvicinati non funziona più. Il ritratto di una generazione di ragazzi benestanti in crisi risulta troppo falsato e stereotipato, così come, a livello di sceneggiatura, manca un vero protagonista. Ogni personaggio attraversa il film come fuori parte, a volte i giovani fanno e si comportano come adulti navigati e disillusi; i genitori si comportano da fredde presenze per tornare presenti solo nella tirata finale sull’omertà e sulla morte di un diciottenne. Il regista si schiera evidentemente dalla parte di Richard e probabilmente non riesce a reggere questa presa di posizione fino in fondo giocando su rapporti sociali e sessuali squallidi e deprimenti e sguardi persi nel vuoto a guardare il mare. Questa suggerita incertezza viene poi rafforzata da un finale in bilico, senza risposte, inafferrabile come tutta la trama di What Richard did.

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