TORINO 30 – "Imogene", di Shari Springer Berman e Robert Pulcini – (Festa Mobile)

Imogene di Shari Springer Berman e Robert Pulcini
Godibile variazione sul tema delle famiglie disfunzionali, il film della coppia Berman-Pulcini unisce al puntuale e cattivo ritratto d’ambiente di una certa élite newyorkese una forte simpatia per l’eccessivo e il bizzarro, vero trait d’union della sezione Festa Mobile
. Ma nonostante la confezione accurata e il potenziale di una figura esplosiva come quella di Kristen Wiig, Imogene non va oltre il 'carino', con un finale edulcorato che redime ogni elemento scomodo

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Imogene di Shari Springer Berman e Robert PulciniThere’s no place like home. Non c’è posto come casa. La battuta simbolo del Mago di Oz di Victor Fleming è la più grossa balla mai inventata secondo la Imogene di Kristen Wiig, la ragazza terribile del Saturday Night Live che dopo aver scardinato l’istituzione matrimoniale in Le amiche della sposa, sotto la guida del producer Judd Apatow, si dedica ora alla demolizione di quella familiare nella commedia firmata dalla coppia di American Splendor e The Nanny’s Diaries, Shari Springer Berman e Robert Pulcini.

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Dopo l’abbandono del fidanzato, a cui reagisce inscenando un finto suicidio che la fa finire in ospedale, Imogene è costretta a tornare a casa, affidata per almeno 72 ore alle cure della madre, una trascinante Annette Bening che doppia il ruolo di genitrice hippie di Ruby Sparks con questa ex go go dancer dipendente dal gioco.
Lì ritrova il fratello Ralph, circondato dai suoi inseparabili granchi, un nuovo patrigno sedicente agente Cia, Matt Dillon, sulla scia politicamente scorretta dell’investigatore di Tutti pazzi per Mary, e un inquilino che ha preso possesso della sua vecchia camera, l’astro nascente di Glee Darren Criss.

 

Imogene Darren CrissImogene, che sin dal titolo rivela la sua totale adesione al personaggio della Wiig, qui nelle vesti di una nevrotica trentenne aspirante autrice teatrale, gioca sull’opposizione di due universi opposti, tra l’aria blasé dei circoli culturali dell’upper east side e la chiassosa pacchianeria del New Jersey, dominata da Atlantic City come capitale del cattivo gusto tra mercatini in riva al mare, casino e spettacoli di sosia di divi pop anni Novanta da Britney ai Backstreet Boys.

 

Ennesima ma godibile variazione sul tema delle famiglie disfunzionali, uno dei punti di forza della commedia indie americana, il film della coppia Berman-Pulcini unisce al puntuale ritratto d’ambiente di una certa élite newyorkese, affrontato con divertita cattiveria – che era poi il dato più rilevante dell’altrimenti scialbo Il diario di una tata – una forte simpatia per l’eccessivo e il bizzarro, vero trait d’union della sezione Festa Mobile.

 

Nella sua lotta per risalire la corrente e riappropriarsi del suo successo sociale, la Imogene di Kristen Wiig, qui meno vulcanica che altrove, finisce per imparare che davvero non c’è posto come casa, in un universo che allo scintillio di Sex and the City ha ormai preferito la cafoneria divertita di Jersey Shore.

Eppure nonostante la confezione accurata e il potenziale di una figura esplosiva come quella della Wiig e della coppia Bening-Dillon, che offre del resto i momenti migliori, Imogene non va oltre il ‘carino’, col suo finale edulcorato che redime ogni elemento scomodo.

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