SANS AMOUR – L'insofferenza


L'insofferenza è una brutta cosa, gentile Michael, mi permetto di scriverglieLo perché anche a me ogni tanto succede di lasciarmi andare a un sentimento simile. Però l'insofferenza non si giustifica al cinema. Soprattutto, non giustifica i suoi film, che dell'insofferenza sembrano da sempre essere una specie di arma carica

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Egregio Signor Haneke,

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non si uccide così un piccione: nemmeno si tenta, di ammazzare un animale in quel modo, come Lei fa fare al suo attore protagonista. Nella mia vita ne ho fatte fuori parecchie di bestie, e in maniere differenti: fosse successo tutto ai giorni nostri avrei sicuramente il mio programma sul satellite, come quel tipo che caccia i mostri del fiume a mani nude o quello che gira il mondo a mangiare gli insetti. Pivelli. Invece mi tocca avere la faccia oscurata su Google Street View, quando io il volto non l'ho mai nascosto a nessuno in questa vita, e mica solo quello. E non parlo di celarlo sotto il cuscino, che è un po' il vizio del Suo cinema, il cui vero volto è appunto quello che non vediamo, soffocato, ucciso dal cuscino che gli viene premuto sopra. Di cosa ha paura, Michael? A me lo può anche confessare, ne ho viste parecchie ma ancora certe mattine seduto sulla porta di casa suono l'armonica che mi ha regalato un amico minatore, secoli fa. L'amore mette una paura fottuta, è vero, e su questo posso darLe ragione, possiamo risolvere il passato – fauci in agguato, congiunture nel Tempo – la base – diventar vecchi in un posto asciutto – buche & caverne, e tutto il resto: ma se non si perdesse nemmeno una piuma a tentare di spalancare le ali allora avrebbe davvero senso soltanto dimenarsi a morte nello straccio in cui Lei stringe l'intruso volatile. E posso garantirle che non è così (e insieme a me possono farlo quantomeno, in tempi recenti, Ann Hui, David FrankelStéphane Brizé – temo che Lei non veda molti film, in caso contrario Le consiglio le loro ultime opere). Come simbolo d'amour, preferisco le galline belles toujours di De Oliveira e della sua ombra, per continuare a parlare di pennuti.
Perché vede, Michael, true love waits in haunted attics. L'amore aspetta, a volte sofferente, ma mai insofferente.

L'insofferenza è una brutta cosa, gentile Michael, mi permetto di scriverglieLo perché anche a me ogni tanto succede di lasciarmi andare a un sentimento simile. Però l'insofferenza non giustifica il cinema, e non si giustifica al cinema. Soprattutto, non giustifica i suoi film, che dell'insofferenza sembrano da sempre essere una specie di arma carica, di strumento appuntito. Il cinema di Haneke usato come scientifico e raggelato studio ontologico d'attacco. Che noia. Sono venuto qui per disgustarmi, sono qui per vomitare. Ma Lei ha torto su tutto, signor Haneke, se potesse vedere la mia faccia non camuffata da Google Street View lo capirebbe in un attimo, un attimo solo.
Nei momenti bui di notte mi rigiro sul cuscino e magari in qualche istante penso che è vero quello che Lei mostra con i suoi film, è vero che facciamo così tanto schifo, che l'aridità è il tratto distintivo della razza umana, e che la fine del mondo è una benedizione. Ma è solo un attimo, poi sento una specie di sottilissimo alito di vento accarezzarmi la guancia sinistra per un secondo, e un po' sorrido, nel buio dove so che non può vedermi nessuno sorridere.
E non ho mai nascosto la testa sotto il cuscino. Né ho pensato che il senso fosse tutto lì, là sotto, senza aria, senza spazio: ai miei nipoti ho insegnato infatti a tenere la testa alta, dove si respira meglio.

I miei saluti,
Antonio

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    15 commenti

    • Michele Centini

      Haneke è regista rigoroso, spinoso, urticante, certamente fastidioso, autore di giochi al massacro molto controllati e freddi (Funny Games e Caché su tutti), incredibili passi falsi scambiati per sontuosi capolavori (La Pianiste). Ma con Das Weisse Band anch'io mi sono dovuto inchinare al suo genio. Per una volta Haneke ha dato prova di riuscire a inventare un mondo e un modo di girare, di inquadrare, di far vivere e morire l'immagine in un b/n d'incredibile candore. Das Weisse Band è un'opera d'arte ed è degno frutto della mentalità di un regista ostico e crudele che in un questo film è riuscito a far emergere tutta la forza espressiva della sua estetica. Das Weisse Band si offre come il potente studio di un'epoca. Con un cast superlativo. Devo vedere Amour. Vedremo se la Palma sarà meritata, ma la critica ha già emesso la sua sentenza, che è finora di amore incondizionato nei confronti di questo regista.

    • Das Weisse Band è uno dei film più sopravvalutati degli ultimi anni, uno studio d'epoca completamente fasullo da un punto di vista storico. Il genio abita altrove, con buona pace dei critici che lo esaltano

    • Michele Centini

      Io invece da parte mia mi stupisco ogni qualvolta un film di Bellocchio viene esaltato. I film di Bellocchio davvero li capiamo solo noi italiani. I suoi film parrocchiali parlano ad un pubblico da sagrestia. Forse è colpa del cast di attori italiani uno peggio dell'altro.
      Das Weisse Band crea quella distanza estetica che è necessaria a mettere in prospettiva la Storia. Ammetto di aver detestato abbastanza Haneke in passato e mi viene in mente anche l'orrore totale di una cosa come Le temps dou loup, ma su Das Weisse Band non c'è critico o spettatore che tenga: di capolavoro si tratta.

    • Non ho capito che c'entra Bellocchio in questo discorso. La tesi di Haneke secondo cui il nazismo è frutto di una cultura repressiva è semplicemente ridicola. Il suo 'magistrale' bianco e nero, per quanto tecnicamente ineccepibile, è molto di maniera, più di tanti altri film di registi definiti manieristi con fare spregiativo. Ed è un film assolutamente arido, di una distanza glaciale. Non soddisfa la mente e non soddisfa il cuore: quanto basta per farmi dire che non è affatto un capolavoro, anche se fossi in splendida solitudine

    • Aggiungo: sono in perfetta sintonia con Bret Easton Ellis che su Twitter ha massacrato haneke: 'Michael Haneke is that weird rarity: one of the world's greatest filmmakers who has never made a great film'

    • Credo che le "anime belle" dovrebbero astenersi dalla visione dei film di Haneke, il cinema è cosa per stomaci forti, si astengano verginelle, ingenui,moralisti e tuttologi, grazie.

    • ingenua e convinta che la morale al cinema sia più importante dell'estetica, accolgo il suggerimento del drogato, e invito tutte le "anime belle" come me ad astenersi dalla visione dei film di Haneke. Troveremo di meglio da fare

    • Ich spreche kein Italienisch

    • Verginello Ingenuo Moralista Tuttologo

      Hai ragione che stomaco forte ci vuole per vedere uccelli seviziati e killer che strizzano l'occhio allo spettatore brrr…

      Torno a vedermi Audiard, Lanthimos e Sion Sono, lascio ai drogati gli austeri pipponi austriaci

    • Der Ungeduldige

      Sono talmente insofferente che, quando leggo certe cose, qualcosa dentro di me mi spingerebbe a praticare l'eutanasia anche su gente sana.

    • @Der Ungeduldige a cosa ti riferisci in particolare?

    • Der Ungeduldige

      @verginella: da convinto sostenitore della visione di Haneke (dentro e fuori il cinema), tanto vituperata dal recensore Sozzo che perso felice nella Disney-campagna con la sua Ape Piaggio non riesce a valutare appieno il mondo che lo circonda, trovo indecente la letterina che mi e' toccato leggere poco sopra.A sentenze come "l'insofferenza non giustifica il cinema", "lei ha torto su tutto" ed altre facezie, non posso far altro che rispondere continuando le citazioni del sommo ed ottimista poeta rurale: "sono venuto qui per disgustarmi, sono qui per vomitare". E davvero mi capita spesso, da queste parti…

    • Se sei contento tu di vivere pensando che tutto sia da odiare, che dirti? Continua così…

    • ma attenti a non rispondere all'odio con altro odio!

    • Der Ungeduldige

      Caro Walt, non so da dove tragga le tue conclusioni, comunque libero di farlo. Dico solo che mi fate paura proprio voi, ottimistoni a tutti i costi con copertina patinata, che poi siete i primi a sodomizzare il prossimo non appena se ne presenti la conveniente occasione. Un po' meno di falso buonismo ed un po' piu' di serieta' non farebbe male a nessuno. Ma qui mi fermo perche' si esce fuori tema. E comunque baci a tutti…