CANNES 66 – "Salvo", di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia (Semaine de la Critique)

Sara Serraiocco in Salvo

Buona partenza per l'Italia alla Semaine in questa esplorazione tra noir e mélo con la fotografia di Daniele Ciprì. Qualche forzatura in qualche dialogo e in alcune deformazioni dei caratteri (il personaggio di Luigi Lo Cascio) mentre particolarmente riuscita è la descrizione del rapporto tra il protagonista e la ragazza, oltre a un momento di azione pura che mostra come i due cineasti sono sulla strada giusta. Grand Prix 2013 e il Prix Révélation alla 52° Semaine de la Critique al Festival di Cannes

 

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Sara Serraiocco in SalvoUna canzone dei Modà che diventa un suono ossessivo. Più degli spari, delle urla nella stanza buia o dei silenzi assordanti. Tra noir e mélo, sulla di The Killer di John Woo a Palermo. Anche qui un sicario della mafia e una ragazza non vedente. Lui uccide suo fratello, un rivale, poi la prende in ostaggio. Decide però di difenderla da chi la vuole far fuori.

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L'opera prima di Antonio Piazza e Fabio Grassadonia prende di petto il cinema di genere, con dettagli ravvicinatissimi (quello degli occhi del protagonista interpretato dall'attore palestinese Saleh Bakri), scatti improvvisi di violenza, caratteri forti (Salvo per quasi tutta l'inizio del film è praticamente in silenzio). E l'ambiente, con la fotografia di Daniele Ciprì, diventa spazio sordido e insieme quasi surreale, dove si avverte un'attenzione estremamente precisa agli elementi sonori (il ticchettio della sveglia, il rumore delle auto).

Talvolta si avverte qualche forzatura, come nel dialogo tra il boss e Salvo o nella deformazione di qualche personaggio come quello di Luigi Lo Cascio che porta quasi dalle parti dell'ultimo film di Ciprì regista, E' stato il figlio. Mentre invece risulta particolarmente felice tutta la descrizione del rapporto tra il protagonista e la ragazza, sin da quando lui la vede di spalle mentre conta i soldi e nella complicità che si viene a instaurare, prima attraverso le percezioni soggettive di lei, poi nell'equilibrato avvicinamento tra loro.

L'azione pura, come in John Woo, è condensata in pochi momenti ma esplosivi. Uno di questi è il cambio alla guida durante il posto di blocco. Pura sintesi di un cinema che, per buona parte della sua durata, sa guardare all'essenziale. E tra i protagonisti, la rivelazione è Sara Serraiocco. Il modo in cui s'incanta davanti alla canzone dei Modà, crea come delle improvvise sospensioni. Come il passaggio da un atto all'altro di una tragedia classica.

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