CANNES 66 – "Ain't Them Bodies Saints", di David Lowery (Semaine de la critique)

rooney mara e casey affleck in Ain't Them Bodies Saints

Il Mito è presente e scarnificato, i protagonisti agiscono come spettri silenziosi. Ed è questa èforse la parte più interessante, grazie anche alle apparizioni improvvise di un ottimo Casey, mentre Rooney Mara è sempre al limite tra la bravura e la maniera. Ma c’è qualcosa che trattiene il film, che non lo rende autonomo. Qui c’è ancora troppo Malick

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

rooney mara e casey affleck in Ain't Them Bodies SaintsRooney Mara e Casey Affleck i nuovi 'Bonnye & Clyde'. Le suggestioni sono quella di un certo cinema della New Hollywood quando riaffrontava il mito, da Arthur Penn di Gangster Story a Robert Altman di I compari. Anche se poi il modello di riferimento, proprio nel filmare le proprie figure su uno sfondo che sembra vuoto e in grado di farli precipitare in ogni momento e soprattutto nelle consistenti fratture temporali  è Terrence Malick di La rabbia giovane.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Bob e Ruth si amano alla follia. Dopo una rapina andata male sono costretti però a separarsi. Lei è incinta. Ed è per questo che da quando è in carcere, lui cerca più volte di evadere per raggiungere la ragazza che ama e la sua bambina, che intanto è cresciuta.

È un’operazione di decostruzione che nostalgica. Dove le scene di pura azione sono ridottissime (la sparatoria iniziale e la resa dei conti nell’ombra). David Lowery, al secondo lungometraggio dopo St. Nick del 2009, sceglie un’ambientazione spesso notturna, lasciando soprattutto la protagonista (Rooney Mara sempre al limite tra la bravura e la maniera) come sotto l’ipnosi del tempo. Ci sono i segni del Mito (i giornali) ma anche la distanza, forse sottolineata eccessivamente dalla presenza delle lettere. E, paradossalmente, Ain’t Them Bodies Saints è rallentato pur con la frequenza di movimenti di macchina a mano, che segue i personaggi da dietro.

Lowery scarnifica la storia, fa agire i protagonisti come spettri e lo stesso accade per la figura del poliziotto che corteggia silenziosamente Ruth. E questo è forse la parte più interessante, grazie anche alle apparizioni improvise di un ottimo Casey Affleck i cui lampi improvvisi in faccia richiamano quelli di Vincent Gallo in Essential Killing di Skolimowski. Ma c’è qualcosa che trattiene il film, che non lo rende autonomo. Si elimina fortunatamente il pessimo The Killer Inside Me di Winterbottom. Ma qui c’è ancora troppo Malick

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative