CANNES 66 – Incontro con Guillaume Canet per "Blood Ties"

guillaume canet e clive owen sul set di Blood Ties

Il regista con Clive Owen e Marion Cotillard, fuori Concorso con questo noir, remake del film del 2008 di Jacques Maillot, ambientato a New York nel 1974. Li' Canet era protagonista come attore accanto a  François Cluzet. Ricco di elementi del polar francese e centrato sul rapporto tra due fratelli, François e Gabriel, l'uno ispettore di polizia, l'altro criminale, appena uscito di prigione dopo aver scontato 10 anni

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guillaume canet e clive owen sul set di Blood TiesIl regista, con Clive Owen e Marion Cotillard hanno presentato Fuori Concorso, Blood Ties. Ambientato a New York nel 1974, si tratta di un noir, remake del film del 2008 di Jacques Maillot, in cui Canet era protagonista come attore accanto a  François Cluzet. Ricco di elementi del polar francese e centrato sul rapporto tra due fratelli, François e Gabriel, l'uno ispettore di polizia, l'altro criminale, appena uscito di prigione dopo aver scontato 10 anni

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Guillaume Canet ci puo’ raccontare la genesi del film?
Dopo l’uscita di Ne le dis à personne, ho ricevuto delle offerte per realizzare un film in lingua inglese. All’inizio non me la sentivo di lavorare sotto la pressione degli Studios. Quindi ho voluto trovare una strada che mi permettesse di lavorare con un approccio personale. Ho ripensato al bellissimo film di Jacques Maillot, in ero anche attore, e ho voluto seguire la strada del remake, per un cinema che mi aveva fatto sempre sognare.
 
 
E a proposito della collaborazione alla sceneggiatura di James Gray?
James ha organizzato un pranzo con me per parlarmi dopo aver visto Ne le dis à personne. Poi l’ho ricevuto quando lui e’ stato membro di giuria a Cannes. Gli ho chiesto che volevo un collaboratore che mi aiutasse a riadattare questa storia e lui non ha esitato ad accettare.
 
 
Quali difficolta’ há incontrato nel girare negli Stati Uniti?
Non potendo lavorare com tutta la mia squadra abituale, ho cercato di guadagnarmi subito la fiducia dei tecnici americani. Negli USA tutto e’ differente: la macchina devi sempre piazzarla sotto autorizzazione e non puoi dirigere i figuranti. Tutto questo e’ compensato  pero’ da una grande complicita’ che si instaura tra gli attori.
 
 
Cosa voleva trovare a New York?
Volevo ritrovare la citta’ degli anni ’70. Mi sono molto documentato e ho voluto ricostruire una citta’ che non fosse quella di oggi. All’epoca c’erano rifiuti ovunque. Mi attirava questa atmosfera. Per quanto riguarda la luce, i costumi e la scenografia, ho voluto che tutto assumesse un aspetto un po’ sbiadito.
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