CANNES 66 – "As I Lay Dying", di James Franco (Un certain regard)


Adattando Faulkner (Mentre morivo, 59 capitoli per 15 personaggi), l'attore divide lo schermo in due, riversando la pluralità originaria del punto di vista in una straniante visuale multifocale. Il sentimento iniziale è una perdita di fuoco e di motivazione, eppure il disastrato carro funebre, avanzando sui binari di un rigore stilistico talvolta innecessario, inizia a puzzare di umanità feroceo

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Il gusto di James Franco per la complessità (genuina e velleitaria) è cosa nota, la trasposizione di materia letteraria ad alta densità d'intraducibile è un richiamo sirenesco per il suo talento istintivo eppure intellettuale, riversato in opere tanto grandi e ambiziose quanto contemplative e “rilegate”. Adattando Faulkner (Mentre morivo, 59 capitoli per 15 personaggi e una traccia narrativa inversamente proporzionale all’astrusità dello svolgimento), Franco divide lo schermo in due, riversando la pluralità originaria del punto di vista in una straniante visuale multifocale.

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Il sentimento iniziale è una perdita di fuoco e di motivazione, eppure il disastrato carro funebre, avanzando sui binari di un rigore stilistico talvolta innecessario, inizia a puzzare di umanità feroce: carne dilaniata rinfrescata da una mano di cemento, gesso rudimentale che dovrebbe tenere insieme un osso rotto ma corrode inevitabilmente la pelle che c’è attorno. La carovana trasporta il corpo di Addie Bundren dalla contea di Yoknapatawpha a Jefferson. L'ultimo desiderio della madre (di cinque figli, tra cui un reduce di guerra interpretato con sonnambolico trasporto dallo stesso Franco) e moglie (di un contadino sdentato e moralmente eccepibile) è un viaggio cadenzato e accidentato, durante il quale il corpo si decompone nella cassa di legno ricomponendo la storia minima della famiglia Bundren. Mentre gli astanti si coprono il naso con il fazzoletto, i passanti si scoprono in split screen spogliati delle funzioni primarie (quali deviazioni di percorso esistono nel giro di un angolo?), che pure restituiscono il senso di una reale perdizione, come porte semoventi sull'ampiezza dell'anima (che talvolta vira al nero, lasciando al buio metà dello schermo).

Franco circumnaviga lo struggimento, lo affida a una galleria di personaggi sfiancati dall’olezzo di morte e imputriditi dall’attaccamento a (ciò che resta del)la vita. As I Lay Dying percorre con passo emotivamente intermittente questo limbo campestre, abbandona le figure al loro destino binario e ricompone – letteralmente – il quadro sul paesaggio. Se gli esseri umani sono infatti inevitabilmente scissi dalla prospettiva, la terra e il cielo ritrovano l’unità nel confine invisibile che scinde le due parti.

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