VENEZIA 70 – “Armstrong Lie”, di Alex Gibney (Fuori Concorso – Proiezioni Speciali)

armstrong lie
Il premio Oscar nel 2008 con Taxi to the Dark Side e di Enron del 2005, (s)vela lo sbarco sulla luna in bici di Lance Armstrong, perché proprio di questo si tratta: di un texano, non esattamente di Huston, che stracciava tutti, fino a toccare il sole… Alex Gibney compie un prodigioso lavoro di montaggio: passato e presente, combinando immagini di repertorio, interviste recenti ai protagonisti della vicenda e soprattutto immagini “rubate” sulle vette

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armostrong lieIl regista premio Oscar nel 2008 con Taxi to the Dark Side e di Enron del 2005, (s)vela lo sbarco sulla luna in bici di Lance Armstrong, perché proprio di questo si tratta: di un texano, non esattamente di Huston, che stracciava tutti, anzi in alcune edizioni del Tour de France l’ammiraglia gli pregava di contenersi, talmente era ampio il divario con gli avversari. Sette volte sulla luna, lasciando le tracce dei tubolari sulle vette da conquistare, sprigionando anche 7 watt al chilo. Ma nel 2009 Armstrong è volato troppo in alto, sfiorando il sole… Nel 2009 ad Alex Gibney è stato commissionato un film sul ritorno di Lance Armstrong al ciclismo, dopo aver dominato dal 1999 al 2005. Il progetto è stato accantonato quando è scoppiato lo scandalo sul doping ed è stato ripreso dopo la confessione di Armstrong. The Armstrong Lie ritorna sulla vicenda nel 2013 osservando dall’interno, in un’affascinante prospettiva, uno degli episodi più straordinari della storia dello sport. Come dice Lance Armstrong stesso: “Non ho vissuto molte menzogne, ma ne ho vissuta una molto grossa”. Da eroe nazionale, scampato ad un tumore ai testicoli, Armstrong simboleggiava il sogno americano, scalpitante in sandali impolverati o poggiato ai paracarri di tornanti, sperando che spuntasse quel naso lungo da americano in gita.

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armstrong lieNel 2008 Alex Gibney ha iniziato a lavorare a un film su un ritorno. Lance Armstrong, un uomo scampato alla morte, per sette volte vincitore del Tour de France e figura ispiratrice che aveva raccolto più di trecento milioni di dollari per aiutare i malati di cancro, aveva deciso di tornare al ciclismo. Pur essendo stato perseguitato dalle accuse di doping, si sarebbe nuovamente cimentato in quello sport, alla non più tenera età di 38 anni, per dimostrare a tutti che avrebbe gareggiato pulito e avrebbe comunque sbaragliato gli altri concorrenti. Aveva quasi finito quel film. Poi, nel 2011, le prime accuse da parte di ex compagni di squadra e nel 2013 Armostrong ha concesso l’intervista a Oprah. Il nuovo film non aveva a che fare con la bici, ma con l’inganno. L’inganno di Armstrong. L’inganno che risale al 1999, quando Armstrong entra in contatto con il dottore italiano Michele Ferrari, uno dei massimi esperti mondiali di preparazione atletica, attraverso allenamenti mirati, diete accurate e aiuti illegali. Ferrari, dopo che Armstrong riuscì a sconfiggere il cancro, aveva fatto cambiare l’impostazione di corsa. Considerando il calo fisiologico della muscolatura, il medico propose di abbassare il rapporto della marce per rendere la pedalata più leggera e aumentare la frequenza. In tal modo il lavoro si spostava maggiormente sul cuore e i polmoni, alleggerendo il carico sulle gambe e la schiena. La scelta fu azzeccata, Armstrong cominciò a vincere a mani basse, anche se a Ferrari interessava scoprire quanto il suo fisico potesse spingersi. Iniziarono le iniezioni di EPO, che servivano ad alleviare il dolore, aumentando il trasporto di ossigeno ai muscoli. Più tardi, cominciarono anche le trasfusioni di sangue, capaci di aumentare invece i globuli rossi, fondamentali nelle tappe di montagna.

 

armstrong lieTutto studiato alla perfezione, pianificato nei minimi dettagli, che in fondo però ha reso vani gli sforzi. Armstrong si difende ormai solo lasciando intendere che tutti nel ciclismo si dopano e quindi tutti partono alla pari, almeno da questo punto di vista. Ma resta il tradimento… perché ha deciso di ritornare nel 2009, nonostante le accuse? Alex Gibney compie un prodigioso lavoro di montaggio: passato e presente, combinando immagini di repertorio, interviste recenti ai protagonisti della vicenda e soprattutto immagini rubate dalle tappe, con telecamere montate sulle bici, telecamere a bordo strada, riprese in movimento. Un film che cambia in corsa, prima dello stradone finale, prima che Armstrong possa superare il traguardo e nascondersi definitivamente dietro le sue vittorie, i suoi successi, la sua smania di dominare l’altro con ogni mezzo.

Una bici non si ama, si lubrifica, si modifica una bici, si declama… una bici la si ama come l'ultima delle fantasie, c'è uno scatto che ti chiama come il fischio che hanno le frenesie… (Paolo Conte) 

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