LOCARNO 66 – "Il mio humour islandese a Hollywood". Incontro con Baltasar Kormakur

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Baltasar Kormakur ha aperto la 66a edizione della sezione Piazza Grande con 2 Guns. Un ritorno sontuoso, alla guida di una produzione hollywoodiana con le star Denzel Washington Mark Whalberg, nel festival che nel 2001 lancio' la sua carriera con 101 Reykjavik.
Poliziesco rocambolesco che incrocia i generi forti del buddy e del road movie con citazioni cinefile, da Leone agli epigoni Tarantino e Rodriguez, e uno humour nero che il regista individua come suo marchio di fabbrica. 

L'intervista integrale

 

Riprese: Sergio Proto

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    LOCARNO 66 – "Il mio humour islandese a Hollywood". Incontro con Baltasar Kormakur

     incontro con baltasar kormakur

    Baltasar Kormakur ha aperto la 66a edizione della sezione Piazza Grande con Two Guns. Un ritorno sontuoso, alla guida di una produzione hollywoodiana con le star Denzel Washington Mark Whalberg, nel festival che nel 2001 lanciò la sua carriera con 101 Reykjavik. Ci ha parlato di 2 Guns e del suo rapporto con l'industria hollywoodiana
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    incontro con baltasar kormakur Baltasar Kormakur ha aperto la 66a edizione della sezione Piazza Grande con 2 Guns. Un ritorno sontuoso, alla guida di una produzione hollywoodiana con le star Denzel Washington e Mark Whalberg, nel festival che nel 2001 lancio' la sua carriera con 101 Reykjavik.
    Poliziesco rocambolesco che incrocia i generi forti del buddy e del road movie con citazioni cinefile, da Leone agli epigoni Tarantino e Rodriguez, e uno humour nero che il regista individua come suo marchio di fabbrica. 

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    Perché hai scelto questo progetto che ha alla sua base a un fumetto?

    Ho considerato il progetto come una buona opportunità per giocare con un certo humour nero che mi appartiene e ho considerato il film come una buona opportunità per emergere, visto che non capita spesso di potere fare un film di questa portata. Così sono riuscito a convincere Mark (Whalberg, ndr) ad interpretare questo ruolo che per certi versi rappresentava un cliché. Volevo giocare col fuoco, volevo qualcosa di un po’ più “pericoloso” rispetto ai soliti film e usare uno humour più forte.

     

     

    2 Guns ha lo spirito di un buddy-movie…

    Mi piace usare certi schemi come quelli dei “buddy movies” e guardare ai vecchi modelli, nello stesso tempo però voglio poterli rinnovare. Cioè usare lo schema di base dei buddy movies, con i due personaggi che sono amici e complici, e riuscire a portare dei piccoli cambiamenti tutt’attorno che si riflettano anche sullo stile.

    Una delle idee è stata quella di giocare con l’idea di America, poterla criticare dall’interno di Hollywood pur non portando avanti una critica “politica” o l’intento di fare un film “politico”. Parlo di corruzione all’interno della CIA ma non in modo strettamente realistico, è un modo di parlare di ciò che accade all’interno di alcune istituzioni in maniera diversa.

     

     

    La tua visione di cineasta europeo come si coniuga nel tuo cinema?

    Credo di non riuscire ad evitare di avere una visione diversa dai registi americani. Nel momento stesso in cui cerco di non essere diverso, lo divento. Alcuni registi, come Milos Forman, sono riusciti a fare film all’interno del sistema hollywoodiano rimanendo comunque diversi. Credo sia dovuto al fatto che arriviamo da mondi differenti. Più porti dal tuo vissuto più il film sarà ricco, ma allo stesso tempo sono cosciente che in un film da sessanta milioni di dollari non potrò fare la piccola opera indipendente Islandese . Ad esempio mi è stata offerta la regia di Fast & Furious 6, un film da 140 milioni di dollari, ma ho rifiutato perché sapevo che non sarei stato in grado di girarlo.

     

     

    Il tuo film sembra omaggiare diversi stili e generi di cinema presente e passato, quali sono state le opere che lo hanno influenzato maggiormente?

     

    Penso innanzitutto a Sergio Leone in C’era una volta il west, ma in generale ho preso ispirazione da tutta una serie di vecchi western. Quello che volevo era ricreare uno scenario simile a quei tempi, quando gli eroi potevano avere un carattere anche crudele o più contorto, come ad esempio in The French Connection.

    In Islanda sembrano esserci particolari condizioni che attualmente favoriscono lo sviluppo delle arti…

    Credo che in Islanda le condizioni favorevoli allo sviluppo artistico derivino dal fatto che non esistono classi, tutti nascono nella stessa classe sociale. Ed è il motivo per cui da noi nessuno direbbe mai al figlio di un carpentiere: “Tu non puoi fare il musicista". Il sistema scolastico dà la stessa educazione a tutti.

    Nella mia generazione Bjork è stata una di quelle che ha ottenuto fama internazionale molto velocemente e per noi, che vivevamo già con una presidente donna, in quel momento tutto ci sembrava raggiungibile. 

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