FESTIVAL DI ROMA 2013 – "Rayon, il ruolo della vita", Incontro con Jared Leto per Dallas Buyers Club

jared leto al festival di roma

Un ritorno sul grande schermo, a sei anni da Mr. Nobody perché "se ami una cosa non significa che tu voglia farla di continuo". Per Jared Leto recitare è una passione condivisa con quella musicale, portata avanti con i Thirty Seconds To Mars. Dovesse scegliere fra le due salirebbe sul palco. "Ma nel cinema – dice – quando un film funziona può cambiarti la vita".

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jared letoDa buona rock star, Jared Leto arriva all'incontro la stampa affabile e seducente, pronto a scherzare con i giornalisti, il suo pubblico per l'occasione. Spetta a lui, in assenza del regista Jean-Marc Vallée, rappresentare Dallas Buyers Club, presentato oggi in Concorso.

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Il film è ispirato alla vera storia di Ron Woodroof (Matthew McConaughey) malato di Aids alla metà degli anni Ottanta che, sottraendosi alle cure ufficiali approvate dall'FDA, fonda un'associazione basata su una medicina alternativa, il Dallas Buyers Club, osteggiata dalle autorità. Leto è il transgender Rayon, cofondatore della società.
Un ruolo che, dopo le esperienze di Requiem for a dream e Mr. Nobody, conferma e porta alla perfezione l'attrazione di Leto per personaggi outsider. Ma che, stavolta, potrebbe condurlo persino all'Oscar…

 

Dallas Buyers Club è soprattutto un film di grandi interpretazioni. Considerata anche la grande trasformazione fisica per il ruolo puntate agli Oscar?

 

Per il film ho perso circa 15 kg ma non è certo una questione di peso. Non conta l'aspetto esteriore ma la percezione della performance. Ho amato molto questo ruolo che non vive di cliché o stereotipi sull'argomento. Ho capito che Rayon voleva vivere la sua vita da donna e anche se appaiono più volte nella sua stanza foto di Marc Bolan (musicista e fondatore dei T Rex, ndr) non è per legare la sua immagine al look del glam rock.

Spesso i transgender al cinema sono stati ridicolizzati o trattati in modo piatto, bidimensionale. Qui ho trovato che ci fosse qualcosa in più da esplorare. Mi sono preparato molto, parlando con veri transgender e ascoltando le loro storie. Sono state delle lezioni di vita ma la cosa più interessante è stata l'esplorazione della parte femminile dentro di me.

 

Non la vediamo spesso al cinema, sono passati ben sei anni da Mr. Nobody di Jaco Van Dormael. Come mai? Cosa l'ha spinta invece ad accettare questa parte?

Mi interessa la qualità più che la quantità. Se ami una cosa questo non significa farla di continuo. Erano sei anni che non leggevo nemmeno una sceneggiatura, quella di Dallas Buyers Club girava a Hollywood da almeno quindici anni ma non si trovava chi vi investisse. Quando l'ho letta ha avuto su di me un impatto emotivo incredibile. Un ruolo del genere è l'occasione di una vita. È stato anche un personaggio che mi ha aiutato ad apprendere qualcosa in più sul lottare per le cose a cui tieni, sulla perseveranza e sulla generosità.

 

dallas buyers club jared letoQual è, invece, il personaggio che più vorrebbe interpretare ora?

Forse non c'è ancora un personaggio che mi attiri, ma è così che funziona. Nel cinema non puoi pianificare nulla, non sapevo di voler essere Rayon prima di trovarmelo davanti su una sceneggiatura. Se mi avessero detto dieci anni fa che avrei recitato sui tacchi, truccato e vestito da donna non ci avrei mai creduto. Ma il fatto è che non sai mai quello che ti attende. 

 

Nel film si parla dell'Aids e c'è una critica veemente contro il sistema sanitario americano. Lei cosa ne pensa?

A quell'epoca, nel 1985, anno in cui è ambientato il film, si moriva quotidianamente per questo virus. Questo film ci ricorda la verità di quel periodo, di quella situazione. L'omofobia, palpabile, la solitudine, la messa al bando dei malati da parte della società. Sull'assistenza sanitaria penso che tutti ne meritino non soltanto una "adeguata", ma "eccellente".
Rientra fra quei diritti come un tetto sulla testa e l'acqua. Ho sperimentato l'assistenza sanitaria italiana mentre ero in tour con la mia band e avevo una brutta tosse che mi trascinavo da mesi. Alla fine mi sono fatto curare qui e ho pagato solo un ticket da 7 euro. È così che dovrebbe essere.

 

jared leto nel ruolo di rayon in dallas buyers clubLa sua carriera musicale negli anni ha prevalso su quella cinematografica. Se dovesse scegliere tra le due cosa preferirebbe?

Per l'esperienza che può darmi, la musica, perché ti porta in giro per il mondo e ti fa sempre stare a contatto con la gente. Stare sul palco davanti a una folla di persone è una sensazione molto più viscerale. Ma quando un film funziona, può cambiarti la vita.

 

E a un'incursione nella regia, dopo il documentario Artifact realizzato sotto lo pseudonimo di Bartholomew Cubbins, ha mai pensato?

Io ho iniziato a interessarmi al cinema proprio pensando di diventare regista. Poi al terzo anno della scuola di cinema ho mollato per lavorare come attore, pensando che mi avrebbe aiutato a entrare nel settore. Nel frattempo ho continuato a lavorare alla mia musica che è diventata la carriera principale. Ma l'aspirazione originaria era senz'altro la regia.

 

Si sente più a suo agio nel cinema mainstream o in quello indipendente?

 

Sicuramente nel cinema indipendente. Requiem for a dream e Dallas Buyers Club sono simili per certi versi: entrambi raccontano sognatori intrappolati da circostanze ineluttabili. Del cinema indipendente amo la sperimentazione e la passione, ha qualcosa che ti tocca nel profondo. Magari hai un sogno, qualcosa che ti preme raccontare, ma non ne hai i mezzi, un po' come accadeva a questo film, passato nelle mani di tanti prima di riuscire a vedere lo schermo. Per questo essere qui a Roma, oggi, significa festeggiare l'arte, la creatività e il coraggio di correre dei rischi.

 

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