FESTIVAL DI ROMA 2013 – Incontro con Elisa Amoruso, Beatrice e Marianna per 'Fuoristrada'

Fuoristrada
Applausi scroscianti e un pubblico emozionato ed entusiasta per Fuoristrada di Elisa Amoruso, presentato in Prospettive Doc Italia. Il film segue la vita di Pino, meccanico che ha scelto di diventare Beatrice. Insieme a lui, la regista segue anche Marianna, sua moglie, e il figlio Daniele

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FuoristradaApplausi scroscianti e un pubblico emozionato ed entusiasta per Fuoristrada di Elisa Amoruso, presentato in Prospettive Doc Italia. Il film segue la vita di Pino, meccanico che ha scelto di diventare Beatrice. Insieme a lui la regista segue anche Marianna, sua moglie, e il figlio Daniele. Entrambi hanno accettato senza problemi la sua identità e lo amano per ciò che è. Sono una famiglia che gronda amore e affetto. Presenti in sala, oltre alla regista, le due protagoniste, il loro figlio, i produttori e gran parte del cast tecnico.

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Come hai scoperto questa storia? Per caso o l'hai ricercata?

Sono stata aiutata dalla mia migliore amica del liceo che mi ha detto 'ti devo presentare il mio meccanico, sicuro che poi ci fai un film'. E allora ho conosciuto Beatrice.

Come ti ha convinto?

Beatrice: Ha parlato tanto, non la finiva più. Non lo auguro a nessuno. È durato due anni. È stata 'innervante'. Parlando con lei ho scoperto che il suo intento non era lucroso ma si trattava di portare la nostra storia ad altre persone che magari pensano che una storia così non può esserci e invece è così, la nostra storia esiste, è vera.


Quanto è stato faticoso farsi riprendere e raccontarsi nell'intimità?

Beatrice: Ci si deve trovare, con una così o racconti o racconti, le cose te le leva dalla bocca. Non ho improvvisato, era quello che realmente avevo, la mia vita in diretta.

Ti sei sentita persecutrice?

Elisa Amoruso: Si, le riprese sono durate due anni. Ogni tanto Marianna mi diceva 'ma è inverno e ancora stai qua? Anche in primavera c'eri!'. Marianna ha coniato la parola 'innervante' in riferimento a me.
Il fatto è che ogni volta si rimandavano le riprese. Il primo è stato Lorenzo Perpignani, ci aveva creduto, avevamo fatto domanda al ministero per ottenere fondi che non ci sono stati. Così la lavorazione è slittata, poi la società di produzione non ha avuto i mezzi sufficienti. In quel momento ho deciso di partire lo stesso, così è intervenuto Alfredo Covelli. Loro erano estenuate dal fatto che rimandavo sempre. L'esperienza protratta però mi ha permesso di raggiungere sempre più intimità, alla fine non avevano più timore, ci hanno accettato come parte della famiglia.
Beatrice: Per forza abbiamo accettato: tutti i messaggi suoi erano 'domani ci vediamo'!

Però siete contente, vi è piaciuto il film?

Beatrice: Si, è meraviglioso.
Marianna: Nel film siamo noi, è normale che è bello.


Come è stato vederti? Ti è mai sembrato di non essere te?

Beatrice: Solo per una parte ho immaginato che fosse un'altra persona, nel pezzo con mia figlia. Volevo che non ci fosse quella storia, che non fosse la mia ma purtroppo è la mia. Ma verrà al compleanno di mia mamma che compie cent'anni, questo mi consola.


Quanto ti sei autocensurata? Quanto hai eliminato dal racconto, non dal montaggio?

Elisa Amoruso: Il montaggio è stato complicato, avevamo 100 ore di materiale. A volte è stato difficile, c'erano scene che mi sarebbe piaciuto vedere, per esempio l'anniversario del matrimonio, i loro amici, per raccontare il loro contesto. Mi è dispiaciuto tagliare ma ho scelto di optare per una struttura rigorosa dal punto di vista drammaturgico. Ho cercato una narrazione a capitoli, prima scopri una cosa poi via via altre. Non volevo stancare. Ho preferito lasciare la scena a loro e non mettere cose mie per compiacermi.

Sei stata mai tentata di risceneggiare qualche cosa?

Elisa Amoruso: Si, nel mio trattamento c'era una scena di notte che avevo immaginato: un raduno rally nei boschi, ho immaginato che loro si perdessero per poi finire su una spiaggia all'alba. Abbiamo fatto i sopralluoghi, ma poi per motivi produttivi non l'abbiamo inserita nel piano, abbiamo scelto di raccontare sempre la realtà, senza sforzi di immaginazione e ricostruzioni.


La transessualità è un tema che hai già trattato con un ruolo a teatro, è una scelta o è un caso?

Elisa Amoruso: Tantissimi anni fa ho avuto un'esperienza come attrice, interpretavo una prostituta trans, avevo studiato. Sono creature che mi affascinano per questo mix di maschile e femminile. Ma la cosa che mi interessa di più è il percorso di identità. Mi interessa il percorso di formazione, che sia età o identità sessuale. Perchè così si racconta l'anima. Questa non era la storia di Pino che diventa transessuale, perchè questa è solo la base di partenza, data per scontata. Il centro del film è una storia d'amore, l'ho capito pian piano conoscendole.


Nella nostra società una storia così non è facile, può causare scontri e incomprensioni. Nel film l'hai raccontato solo con il colloquio con il preside. Perchè non hai parlato di più dei problemi?

Elisa Amoruso: Non era mia intenzione mettere a tema lo scontro tra questa famiglia e la società. Mi aveva stupito nel loro mondo (il rally, i clienti, la signora che vive di fronte ai loro negozi) l'integrazione assoluta. E anche Marianna, Daniele che hanno accettato tutto. È lo specchio non di uno scontro ma di accettazione. Se facevo così diventava più televisivo e giornalistico, io volevo emozionare perchè questo è il modo per superare i pregiudizi.


A Daniele, cosa hai provato guardando il film della tua famiglia?

Daniele: Al primo impatto non mi sembrava che eravamo noi. Le persone non vanno giudicate dall'aspetto ma dal cuore. Dal primo giorno che l'ho conosciuto in aeroporto, quando mi ha portato in Italia, l'ho chiamato papà. Quando mi prendono in giro non mi arrabbia il fatto in sè ma il fatto che parlano di una persona che non conosco. Se litigo con qualcuno me la prendo con lui non con la sua famiglia.

Tua madre come ha reagito alla vostra unione e al vostro stile di vita?

Beatrice: Lei è contenta perchè ha avuto la femmina che voleva.

Che distribuzione avrà?

Alfredo Covelli: Una distribuzione nazionale ancora non c'è, l'aspettiamo. È già stato un miracolo fare un film così, bocciato dal ministero. Però ci hanno dato l'interesse culturale e nazionale. È stato realizzato solo con mezzi privati. È stato difficile perchè un film costa ma unendo le forze ce l'abbiamo fatta. La troupe ha lavorato in partecipazione, prenderanno soldi se il film avrà incassi. Invece la distribuzione internazionale c'è ed è Fandango.

Quanto è costato il film?

Alfredo Covelli: Le spese vive di produzione ammontano a 23 mila euro. Il costo totale con le partecipazioni che verranno date è 46 mila euro.

 

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