VENEZIA 71 – She's Funny That Way, di Peter Bogdanovich (Fuori Concorso)

Torna alla regia dopo più di un decennio Peter Bogdanovich, portando avanti un discorso lungo un’intera carriera. Ed eccoli ri-animarsi i fantasmi di Hawks e Cukor, MacCarey e Lubitsch. She's Funny That Way è la semplice dimostrazione di come il cinema possa ancora configurare "il nostro piccolo posto nel mondo", etereo e appassionato come un’infinita ronde ophulsiana da cui proprio non vorremmo mai scendere. Bentornato Peter.

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Nessuno può dire qual è il tuo posto. O il mio, o quello di chiunque altro. Ovunque ti sentirai felice, quello è il tuo posto!”, diceva Charles Boyer alla giovanissima Jennifer Jones nella sublime scena di Cluny Brown di Ernst Lubitsch che è stata la scintilla per concepire questo She's Funny That Way. Inutile dire che per Peter Bogdanovich il posto dove sentirsi felici è il cinema stesso, i suoi colori e i suoi umori, le sue star e la sua memoria, i suoi fantasmi e le sue ombre…come se non fossimo mai usciti dal vecchio movie theatre di Sam the Lion, persi nel deserto di Anarene. Torna alla regia dopo più di un decennio il vecchio Peter, ma in fondo porta avanti un discorso coerentissimo lungo un’intera carriera (Saint jack, ....e tutti risero, Ma papà ti manda sola?, Rumori fuori scena, Vecchia America) attraverso generi e formule codificate, su cui riflettere e riflettersi.

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E allora: una giovane e affermata attrice (Isabella, interpretata dalla solare Imogen Poots) racconta il suo passato da prostituta sognatrice che incontra il suo destino per caso, come in ogni screwball comedy che si rispetti. L'angelo benefattore è qui un'impacciato regista di Broadway (Owen Wilson) che vuole aiutarla a coronare i suoi sogni e poi non vederla mai più. Il giorno dopo, però, lei si presenta al provino della commedia che sta dirigendo e da qui scatta il classico meccanismo perfetto di esilaranti equivoci: un terremoto emotivo che travolge le due star della commedia (Kathryn Hahn e Rhys Ifans), il timido sceneggiatore e la sua nevrotica compagna psicologa (Jennifer Aniston), e molti altri personaggi che popolano questo microcosmo fuori dallo spazio e dal tempo. I fantasmi del cinema classico appaiono e svaniscono dietro Isabella, la animano e la colorano, la muovono e ce la fanno sentire come familiare. Perchè Isabella è il Cinema che illumina ogni sguardo: musa-e-prostituta, irresistibile oggetto-del-desiderio, deus-ex-machina involontaria su cui proiettare amori e sentimenti (in questo non dissimile dalla venere in pelliccia polankiana).

Ed eccoli ri-animarsi i fantasmi di Hawks e Cukor, Leo MacCarey e Preston Sturges, Blake Edwards e Woody Allen, per finire con Ernst Lubitsch. Ovviamente Lubitsch. Ma tutto questo imponente immaginario referenziale non diventa mai mausoleo pietrificato da contemplare da lontano, bensì percorso lastricato di sorrissi declinati rigorosamente al presente perchè “si è sempre alla ricerca dell’happy end”. E il regista Owen Wilson non può che subire il fascino travolgente di questa musa bionda: come non ricordare i leggendari trascorrsi di Peter con Cybill Shepherd (che qui interpreta la madre di isabella…) sul set galeotto de L’ultimo spettacolo? L’hotel dove la scombiccherata troupe alloggia, allora, diventa un corpo vivo che pulsa immagini, leggende, riti e miti della Hollywood classica, senza la minima pedanteria accademica e opponendo invece una filosofica e sacrosanta leggerezza. Print the legend è ancora la stella polare, come il maestro Ford ha insegnato tanto tempo fa al discepolo Bogdanovich che lo intervistava con riverenza. No. Non è ancora il tempo dell’ultimo spettacolo. Perchè per fortuna sono sopravvissuti fragili rumori di scena e piccole lune di carta, che raccontino di una vecchia america esistita solo sul grande schermo dei nostri sogni. She's Funny That Way è la semplice dimostrazione di come il cinema possa ancora configurare "il nostro piccolo posto nel mondo", etereo e appassionato, fanciullo e colorato, come un’infinita ronde ophulsiana da cui proprio non vorremmo mai scendere. Bentornato Peter.

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