LOCARNO 67 – "Il realismo al cinema non esiste!". Incontro con Giancarlo Giannini

giancarlo giannini

A Locarno stasera riceverà L’Excellence Award Moet et Chandon, un premio andato negli scorsi anni ad attori cult come John Malkovich, Michel Piccoli ed Isabelle Huppert.. Noi lo abbiamo raggiunto prima. E abbiamo parlato, con lui, di cinema, di pasta al pesto. Di Federico Fellini e di Al Pacino. Di Marlon Brando e di elettronica e di invenzioni

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giancarlo gianniniTravolti da un insolito Giannini, nell’azzurro lago di agosto. Il lago è quello di Locarno. Poco lontano, in Piazza Grande, stasera ci saranno migliaia di persone. Come sempre in questo festival che porta all’attenzione del pubblico film mai banali. A Locarno stasera Giannini riceverà L’Excellence award Moet et Chandon, un premio andato negli scorsi anni ad attori cult come John Malkovich, Michel Piccoli ed Isabelle Huppert.

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Noi lo abbiamo raggiunto prima. E abbiamo parlato, con lui, di cinema, di pasta al pesto. Di Federico Fellini e di Al Pacino. Di Marlon Brando e di elettronica. “Fare l’attore? In fondo è una forma particolare di perito elettronico”. Di Toscana, che lui ama moltissimo, e di Italia, che non è un paese per giovani. Soprattutto, non per giovani attori. “Che cosa consiglierei loro? Di non fare questo mestiere”. E infine, di Mariangela Melato.

 

 

Una carriera incredibile la sua. Una candidatura all'Oscar, un premio come miglior attore a Cannes, i David di Donatello, i Nastri d'argento. Qual'è per lei, oggi, la sfida?

 La sfida è riuscire a fare ancora cinema. Perché è cambiato tutto. A me piace il cinema del passato, sono innamorato del cinema di ricerca formale, con le inquadrature studiate. Oggi i film si girano anche con un telefonino, ma non è mai la stessa cosa.

 

 

Chi le piace fra i registi di adesso?

Tornatore è un regista che ha coraggio, coraggio di pensare le cose in grande. E Sorrentino può piacere o meno, ma è un autore nel vero senso della parola. Va dritto per la sua strada, cerca le sue immagini, le sue storie. Un artista.

 

 

giancarlo gianniniQual'è il guaio del cinema italiano?

Un malinteso concetto di realismo. Il realismo al cinema non esiste! Il Neorealismo nasce da un grande equivoco. Sono film bellissimi, meravigliosi. Ma Rossellini girò Roma città aperta nelle strade perché a Cinecittà non si poteva: e scelse la più grande attrice dell’epoca, Anna Magnani, e l’attore di maggior successo, Aldo Fabrizi, mica gente presa dalla strada. Il Neorealismo è un equivoco colossale.

 

 

Il cinema italiano è troppo "due stanze con cucina"?

Esiste anche quello, ma non ci può essere solo quello. Gli americani hanno capito che con il cinema si può raccontare tutto. Noi italiani abbiamo troppi pregiudizi. Io stesso ne ho. Ero in America, mi fecero leggere il copione di Terminator e pensai: che robaccia! Poi ho incontrato Al Pacino che mi ha detto: ma sei scemo? Questo film farà un sacco di soldi. Aveva ragione lui.

 

 

Qual'è dunque il nostro problema?

Ci pesa troppo la nostra cultura. Abbiamo paura di inventare.

 

 

Ma com’è incontrare Al Pacino?

Ah, è un tipo molto semplice. Si stupisce sempre un po’ che io – che sono un attore ‘con una faccia’, diciamo – lavori anche doppiando un attore come lui. In America si doppia molto poco.

 

 

Recentemente è venuta fuori una grande polemica relativa al doppiaggio

Gabriele Muccino dice condivisibili, ma nello stesso tempo non ha ragione. E’ vero, il doppiaggio è una cosa mostruosa, mette insieme il corpo di un attore e la voce di un altro. Ma è anche un servizio reso al pubblico che non ha padronanza con le lingue straniere. Anche in America hanno doppiato i miei film, Pasqualino settebellezze e Travolti da un insolito destino, e non ci trovo niente di scandaloso.

 

 

E' stato un cammino lungo, anche quello di doppiatore?

Si figuri che ho iniziato dicendo ‘rabarbaro’ per un anno. Si ‘rabarbaro’, in doppiaggio, per simulare il brusio della folla nei film. Ero un rumore di fondo.

 

 

Che cosa conta, secondo lei, per recitare?       

La musica. Il ritmo. La musica è il linguaggio di Dio. E ogni attore è come se recitando facesse musica: con il suo andante, allegro, allegretto, largo….

 

 

giancarlo giannini e mariangela melato in travolti da un insolito destinoQual'è il suo "tempo"?

L’attore deve riuscire a mescolarli tutti.

 

 

Un attore che per lei è stato un punto di riferimento c'è?

Gassman, Mastroianni, Manfredi. E quello che forse è stato il più grande di tutti: Gian Maria Volonté.

 

 

Lei è anche un grande appassionato di elettronica. Che cosa trova in comune nelle due cose?

Il fatto che dentro c’è il gioco. Nel lavoro dell’attore, così come nel lavorare con gli elettroni. Gli elettroni non li vedi, devi lavorare di fantasia. L’attore è una forma particolare di perito elettronico.

 

 

Ha brevettato delle invenzioni?        

A decine. Una giacca musicale che hanno utilizzato nel film Toys con Robin Williams. Brevetto 486364, rilasciato nel 1989. E un guanto che suona. Ogni gesto della mano produce un suono diverso.

 

 

Che cosa si aspetta dal cinema, adesso?

Non molto. Federico Fellini mi diceva, molti anni fa: ‘Giancarlino, il cinema è  morto. Andremo al cinema come si va al museo’. Aveva ragione. Il futuro è nei videogames. Quelli sì che hanno un mercato enorme. Un videogame incassa più di ogni 007.

 

 

Che cosa le manca, nel cinema di oggi?

Una volta ci mettevano tre ore a preparare un primo piano. Oggi in tre ore cercano di fare tutto il film, mettono tre telecamere, girano tutto un po’ storto perché sembra più vero, e via”.

 

        

Che cosa direbbe a un giovane attore?

Gli direi: ‘non fare questo mestiere’. Lo dico spesso, al Centro sperimentale: voi starete qui per tre anni, e alla fine nessuno vi aiuterà. Se avete un minimo dubbio sul vostro mestiere, andate via. Non è come in America che hanno bisogno di attori bravi, e scoprono talenti. Cari attori, nessuno vi telefonerà.

 

 

Due dei suoi figli fanno musica, a londra e a Berlino

Sì. L’Italia non è un paese per giovani. Serve solo avere una gran fortuna e amicizie: ma a volte neanche quelle bastano.

 

 

giancarlo giannini e laura antonelli in L'innocenteDove passerà la sua estate?

In Toscana, tra le colline, in un posto per niente turistico. Mi sono portato quattro copioni da leggere. Perché, alla fine, il cinema mi piace ancora. E poi mi piace cucinare. Sono un cultore della pasta al pesto, della pasta con i pomodorini freschi, del parmigiano.

 

 

Uno dei suoi film più famosi e divertenti, Travolti da un insolito destino, è segnato dall'interpretazione di Mariangela Melato        

Mariangela era una grandissima amica, e una collega straordinaria. Ho vissuto con lei i momenti più belli della mia carriera, e alcuni dei momenti più belli della mia vita. Era un’attrice grandissima che non si è mai data arie da diva. Una donna con una enorme capacità di entrare in sintonia con gli altri. E molto ironica, spiritosa, con una grande capacità di giocare. Una regina.

 

        

Il suo prossimo lavoro?

Uscirà a settembre, per Bompiani, una specie di autobiografia. Pensieri anarchici, pensieri in libertà. E insieme a un pianista, Giovanni Bellucci, portiamo a teatro alcune letture di Shakespeare insieme a musiche che musicisti hanno composto per accompagnare le pièces di Shakespeare.

 

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