BERLINALE 65 – Woman in Gold, di Simon Curtis (Berlinale Special)

woman in gold

Curtis confeziona la sua opera in una cornice impeccabile, elegante, ma allo stesso stempo estremamente realistica, e la impreziosice con la presenza di Helen Mirren, la Woman il Gold del cinema inglese, che ha ricalcatoil personaggio di Maria Altmann senza sbavature, ribadendo in ogni istante il valore emotivo più che economico dell'opera d'arte e l'importanza della della memoria delle proprie radici culturali.

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Adele Bloch-Bauer nel 1907 viene ritratta da Klimt con al collo il suo colier preferito in un’opera maestosa, che esalta la sua bellezza regale ponendo il suo viso diafano su uno sfondo interamente d’orato. The Lady in Gold diventa immediatamente una delle opere più apprezzate del maestro viennese ma prima ancora di trovare posto in una galleria d’arte diventa il fiore all’occhiello della casa degli Altmann, una famiglia di ebrei tedeschi cultori dell’arte e della musica. La loro unica figlia, Maria, è particolarmente legata ad Adele, la ammira con occhi incantati e spera di diventare come lei un giorno, ma la guerra e l'ascesa dei nazisti travolgono la sua vita e quella della sua famiglia prima che possa diventare una donna. Le SS si appropriano di tutti i loro beni, sequestrano le opere d'arte per collocarle nelle dimore dei generali, e costringono Maria a fuggire in America per evitare la reclusione. Il mondo dorato in cui è nata, i balli sfavillanti e il trionfo dell'arte diventano ben presto solo un bel ricordo.

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The Lady in Gold, che Adele aveva destinato a Maria nel suo testamento, è stata donata alla galleria del Belvedere ed è rimasta a Vienna, ma nel cuore della donna continua a rappresentare uno dei ricordi più belli della sua infanzia che gli è stato ingiustamente sottratto dalla guerra. La memoria della sua famiglia risiede in quel dipinto ed ora, con la saggezza e il coraggio dei suoi anni, è decisa a riportarlo a casa, facendo valere il suo diritto di proprietà sull'opera. Per portare a termine questa impresa al limite dell'impossibile, visto l'incredibile valore economico e culturale del quadro, Maria chiede aiuto al giovane avvocato Randy, come lei di origine austriaca e nipote del famoso compositore Schoenberg.

Per il suo adattamento cinematografico della storia di Maria Altmann, Simon Curtis gioca sul campo già battuto con un discreto successo da Clooney, che con Monuments Men ha attirato l'attenzione sulla spinosa questione delle migliaia di opere d'arte sottratte dai nazisti durante la guerra e mai più restituite ai legittimi proprietari, o ai discendenti rimasti in vita. Molti capolavori sono andati perduti, altri sono stati distrutti, ma The Lady in Gold è una delle opere fortunate che dopo aver trovato un posto di riguardo in una prestigiosa galleria d'arte ha ritrovato la strada di casa e si è ricongiunta con i suoi proprietari.

Curtis ha preso a cuore la storia di Maria Altmann e ha confezionato la sua opera in una cornice impeccabile, elegante, ma allo stesso stempo estremamente realistica, e l'ha impreziosita con la presenza di Helen Mirren, la Woman il Gold del cinema inglese, che ha ricalcato il personaggio della Altmann senza sbavature, ribadendo in ogni istante il valore emotivo più che economico dell'opera d'arte e l'importanza della della memoria delle proprie radici culturali.

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