VENEZIA 64 – "Far North", di Asif Kapadia (Venezia Notte)

far northA bordo della loro barchetta in cerca di un attracco lontano dagli Uomini in mezzo ad un oceano di icebergs di cristallina trasparenza e nevi candide ed incontaminate, Salva ed Anja, ultime superstiti di un’antica tribù, sembrano dei minuscoli puntini in movimento smarriti nell’immofar northbile bellezza dell’open range, della sconfinata terra di confine.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

far northVisioni bianche, purissime e mozzafiato di una Natura incontaminata, immacolata nel suo paesaggio-senza-fine da limite del pianeta: icebergs di cristallina trasparenza, oceano ghiacciato su cui l’occhio scivola, pattina e si perde, nevi candide ed incontaminate – Asif Kapadia (The Warrior; The Return) sembra far smarrire la sua mdp aerea in questo frozen landscape allo scopo di dimostrare l’immane tragedia a cui va incontro irrimediabilmente la Natura nell’istante in cui l’Uomo in un modo o nell’altro inizia a lasciare le tracce spaventose della distruzione che è insita al suo passaggio: una lunga scia di sangue che sporca le nevi, dopo che l’Uomo ha ammazzato una renna con un colpo di fucile, e ne ha fatto strisciare la carcassa trasportandola; i rumori inconcepibili (colpi di fucile, urla, suoni di distruzione) della lotta e della violenza con cui gli esseri umani si rapportano tra di loro, che rompono il silenzio meraviglioso e irreale del lontano nord. A bordo della loro barchetta in cerca di un attracco in mezzo ai ghiacci, Salva ed Anja, madre e figlia adottiva, ultime superstiti di un’antica tribù di allevatori di renne sterminata dagli ‘stranieri’, sembrano dei minuscoli puntini in movimento in mezzo all’immobile bellezza dell’open range, della sconfinata terra di confine. Sono in fuga dal mondo, alla ricerca di un posto disabitato in cui vivere lontane dagli Uomini, responsabili di dolori atroci, morte e violenze inenarrabili. L’arrivo dell’elemento intruso, il misterioso fuggiasco Loki (Sean Bean, il Boromir de Il Signore degli Anelli) che si insinua nella vita a due di Salva e Anja, farà incrinare pesantemente l’equilibrio della loro relazione, sino ad un finale imprevedibile e sanguinario che è sicuramente la parte meno interessante del film, risolta tra l’altro in maniera abbastanza frettolosa, dopo che per la precedente ora di durata Kapadia s’era mosso placido prendendosi tutto il tempo che gli serviva (la lavorazione del film è durata quasi cinque anni, passati a –40° nelle zone più inospitali della Russia) cercando Herzog (la Natura prima del Cinema come già Cinema) sin dai titoli di testa, e lambendo magari il Pollack di Jeremiah Johnson in qualche sequenza maggiormente evocativa. Per la malese Michelle Yeoh (007 – Il Domani non muore mai; Memorie di una geisha), una impegnativa prova attoriale nei panni della combattiva Saiva, in un ruolo che paradossalmente la riporta alle atmosfere fantascientifiche del suo film più recente, Sunshine di Danny Boyle, in cui la sua astronauta Corazon andava alla deriva verso il sole in pianeti di ghiaccio e brina sul volto, dalle temperature proibitivamente sotto lo zero.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array