Parto col folle, di Todd Phillips

Dopo il trionfo di Una notte da leoni, Todd Phillips conferma il suo talento con questa scatenata commedia on the road con gags che non risparmiano niente e nessuno

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Dopo il trionfo di Una notte da leoni, il nome di Todd Phillips è diventato una delle firme più richieste di Hollywood. Parto col folle dimostra il suo talento in modo esemplare: questa volta, il regista ha persino rinunciato al prezioso aiuto di una formidabile coppia di sceneggiatori come Jon Lucas e Scott Moore (i due sono al lavoro per The Change-Up, con Ryan Reynolds e Olivia Wilde). Apparentemente, il terreno su cui gioca il suo ultimo film è rimasto lo stesso del precedente: Parto col folle è un altro film on the road, con i protagonisti che devono affrontare un improvvisato coast to coast da Atlanta e Los Angeles. E’ invece certo che la scelta del profondo sud degli Stati Uniti sia stata influenzata da Alan R. Cohen e da Alan Freedland, i due autori usciti da una serie animata come King of the Hill, basata sulle avventure domestiche di un redneck: un’ambientazione che permette di inserire un cameo decisamente politically uncorrect di Danny McBride, nelle vesti di un cattivissimo reduce dell’Iraq finito sulla sedia a rotelle.

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La tavola apparecchiata da Todd Phillips è subito invitante: già prima che il film entri nel vivo, è subito evidente come l’abbinamento tra Robert Downey Jr. e Zach Galifianakis sia tanto male assortito da funzionare in modo automatico. Il meccanismo consolidato della strana coppia viene esasperato dal corpo incontrollabile dell’attore comico, che da il meglio di se proprio quando viene lasciato libero di esprimersi in tutta la sua capacità distruttiva, che si abbatte soprattutto sull’impeccabile presenza di scenica di Robert Downey Jr..  L’affettata professionalità del divo funziona come un amplificatore perfetto per la sua goffaggine e viene sottoposta ad ogni tipo di crudeltà. Nell’inesauribile ricambio generazionale della commedia americana, Zach Galifianakis incarna le doti più apprezzabili di Ben Stiller (la sua inesorabile tendenza a produrre catastrofi) e l’approccio alla parte di Steve Carell (il clichè chapliniano dell’ingenuo imbranato).

L’intreccio di Parto col folle deve molto a Un biglietto in due di John Hughes: non solo per la situazione di partenza, ma anche per l’evoluzione del rapporto tra i personaggi, che da fortunosi ed indigesti compagni di viaggio si ritrovano ad avere qualcosa in comune. Se è giusto continuare con le analogie, allora non è azzardato accostare Zach Galifianakis al compianto ricordo di John Candy: dietro la loro eccessiva e ingombrante vitalità, entrambi conservano il ricordo di una perdita (lì era quella della moglie, qui è quella del padre). Tuttavia, la malinconia di John Hughes viene superata da un gusto per la gag che non si risparmia di dissacrare persino le spoglie del caro estinto, le cui ceneri finiscono addirittura nella macchina del caffè… Il corpo di Zach Galifianakis si produce in ogni tipo di disavventura di cui non paga mai le conseguenze, a differenza del suo forzato amico, che lungo il viaggio perde letteralmente i simboli del suo essere neo-yuppie, dalla sua carta di credito all’uso di alcune parti del corpo. La sua mole inconfondibile è capace di diventare una comica vivente, quando il sadismo di Jamie Foxx lo fa rimbalzare più volte sul pianale del suo pick-up… Todd Phillips ostenta delle caratteristiche costanti, che ne dimostrano la personalità di autore: la messa in scena da di nuovo ampio risalto al panorama che accompagna il viaggio, come nelle splendide sequenze del Grand Canyon, e ancora una volta sono gli ostacoli verso il simbolico ritorno a casa (in Una notte da leoni era il matrimonio, qui è la nascita di un figlio) a determinare l’apprendistato verso la maturità.

 
Titolo originale: Due Date
Regia: Todd Phillips
Interpreti: Robert Downey jr., Zach Galifianakis, Michelle Monaghan, Juliette Lewis, Jamie Foxx
Distribuzione: Warner Bros
Durata: 100′
Origine: USA, 2011

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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