“Colpi di fulmine”, di Neri Parenti

colpi di fulmine
Neri Parenti sembra voler farci capire, tra l'altro assolutamente a ragione, che la commedia italiana è sempre stata un cinepanettone in nuce, quantomeno dal pernacchio di Eduardo ne L'oro di Napoli in poi. Una rivalsa sogghignante del regista il quale, vincitore, afferma così che tutta la storia del cinema italiano, è un cinepanettone

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Per salvare il Natale Filmauro, Parenti fa un'operazione bislacca, e più che mostrarci una via per la commedia italiana post-cinepanettone, sembra imbastire una sorta di salto all'indietro che ci riporta invece al cinema comico italiano pre-Vacanze di Natale: ad uno sguardo neanche troppo attento, questo Colpi di fulmine infatti si rivela come un continuo riferimento e omaggio a tutta una tradizione italiana “classica” per il cinema popolare brillante, che in una serie di rimandi a modelli della filmografia leggera anni '50 e '60 (un'operazione a tratti quasi vanziniana) pare voler recuperare un'atmosfera precedente alla volgarità esibita e all'assoluta assenza di pudore delle pellicole natalizie degli ultimi 30 anni.

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Già l'episodio con Christian De Sica finto prete, davvero una situazione classica del nostro cinema grottesco da Renato Pozzetto in giù, non può che ricordarci il padre Vittorio che si travestiva da uomo di Chiesa ne I due marescialli di Sergio Corbucci (1961); ma è nel frammento con Lillo & Greg, in cui la sempre formidabile Anna Foglietta pesciarola mostra chiaramente d'avere a modello l'Anna Magnani di Campo de' Fiori (Mario Bonnard, 1943), che assistiamo alla dichiarazione più esplicita di un lascito di eredità del cinepanettone, però al contrario – come se Neri Parenti volesse farci capire, tra l'altro assolutamente a ragione, che la commedia italiana è sempre stata un cinepanettone in nuce, quantomeno dal pernacchio di Eduardo ne L'oro di Napoli in poi, e di film in film, di anno in anno ad ogni tappa maggiormente esplicitato, sino ai figli di Steno, e al figlio di Vittorio.

Pensato dichiaratamente per avvicinare al “prodotto” gli amanti di una comicità meno scurrile, e che sicuramente verrà lodato da chi solitamente storce la bocca davanti ai film di Parenti (mentre invece il frammento con Christian De Sica ci mostra ancora una volta il mattatore in un assolo di insuperabile istintualità verso la macchina da presa e la scena, il copione, l'inquadratura stessa), l'episodio con Lillo & Greg, l'uno nobiliare ambasciatore d'Italia in Vaticano, l'altro suo autista privato (anche qui una situazione cara a tanto nostro cinema, quella dell'amicizia tra l'aristocratico e il suo servitore, da Luigi Magni a Sordi via il Montesano vetturino del Papa in Qua la mano di Festa Campanile, 1980, tra l'altro in coppia con Celentano prete ballerino), mette davvero in scena l'adeguamento finanche della comicità nonsense del duo alla schiacciante grossolanità dei dialoghi da cinepanettone.

Nell'educazione alla coattaggine senza freni o inibizioni del posatissimo ambasciatore sta la preparazione inequivocabile verso il cinepanettone che verrà, un processo irreversibile quanto trionfante, che si prende anche il gusto di portare all'estremo il gioco con i cardinali alla Habemus Papam (il cinepanettone del pubblico radical?) mettendoli tutti a fare tai chi in giardino con gesto dell'ombrello incorporato; una rivalsa sogghignante di Parenti il quale, vincitore, afferma così che tutto il cinema italiano, anzi tutta la storia del cinema italiano Rugantino compreso, è un cinepanettone.
Più che un canto funebre annunciato per la serie, una celebrazione nascosta, e magnificamente dispettosa.

Regia: Neri Parenti
Interpreti: Christian De Sica, Luisa Ranieri, Arisa, Greg, Lillo, Anna Foglietta
Origine: Italia, 2012
Distribuzione: Filmauro
Durata: 95'

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