24/1/2002 – Assolti Ciprì e Maresco
Per il tribunale di Roma “Totò che visse due volte” non offese la religione di stato
Franco Maresco e Daniele Ciprì, registi di “Totò che visse due volte”, non offesero la religione dello Stato mediante vilipendio perché le croci, le statue e le edicole votive utilizzate in alcune scene non erano "realmente ed effettivamente oggetto di culto o consacrate, ovvero destinate all'esercizio del culto" (requisito essenziale perché si configuri il reato previsto dall'articolo 404 del codice penale), ma "fabbricate appositamente durante la produzione, ovvero noleggiate al momento presso negozi specializzati". E' questa la motivazione con la quale il giudice del tribunale di Roma, Vittorio Pazienza, li ha assolti "perché il fatto non sussiste”.