LIBRI DI CINEMA – "Nocturno dossier: Preparate i fazzoletti, guida al lacrima movie"

Anche stavolta il Nocturno-dossier salta all'occhio per completezza e qualità. Un excursus in cui è possibile trovare di tutto e di più su un cinema “strappalacrime” già superficie televisiva scritta

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Cosa si intende per lacrima movie? Semplice. Non quei film che in generale fanno del patetico il loro elemento principale, spesso tendenti alla commozione sotto più versanti. Ma quelle pellicole, particolarmente ricorrenti negli anni '70 e metà '80 ma non solo, che da un punto di vista drammaturgico relegano alla "morte" – per incidente o per malattia – lo snodo attorno al quale stravolgere il percorso degli eventi e scatenare emozioni. Il ricatto regna sovrano, ovviamente, ma 'Nocturno' ha le sue ragioni nel proporre, oggi, un dossier su questo tipo di cinema. Stabilire i confini su ciò che è ricattatorio e ciò che non lo è, visto anche il giudizio critico altalenante con cui vengono giudicati molti autori contemporanei – Inarritu, Von Trier e, pensando soprattutto a Million Dollar Baby, la coppia Eastwood-Haggis – diventa esercizio audace e persino urgente per affilare parametri e ricordare un cinema che forse ha lasciato più tracce di quanto possa sembrare in superficie.

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Inutile dire che anche stavolta il Nocturno-dossier salta all'occhio per completezza e qualità. Innumerevoli sono i titoli analizzati, molto dei quali introvabili, tutti con il loro taglio critico e ricchezza di informazioni su autori e tematiche. Si va dal celeberrimo Love Story (id., 70), probabilmente il primo film del genere a diventare fenomeno sociale, successo commerciale su scala mondiale e quindi, di conseguenza, ad aver sdoganato il genere diventandone prototipo, al "nostro" Incompreso ('66) di Luigi Comencini, dal semidimenticato L'albero di Natale di Terence Young con William Holden al "terribile" The Champ-Il campione ('79) di Franco Zeffirelli con Jon Voight. E poi altri titoli ora straordinari ora deludenti: Anonimo veneziano di Enrico Maria Salerno, La prima notte di quiete di Zurlini, Batte il tamburo lentamente (Bang the Drum Slowly '73) e Un attimo, una vita (Bobby Deerfield '77) di Pollack con Al Pacino. Insomma un excursus in cui è possibile trovare di tutto e di più, con una attenzione accuratissima verso un cinema italiano che a torto o a ragione era già molto "televisivo".

Il numero 55 di Nocturno ha certamente il suo punto di forza nel dossier. Ma non solo. Il mensile di cinema cult in questo numero si occupa di Renny Harlin e del suo ultimo horror The Covenant, con un pezzo dedicato al film e un'intervista al regista. La parte del leone la fa probabilmente l'articolo su Grindhouse, l'attesissimo double feature firmato da Rodriguez e Tarantino. Qui attraverso la lettura delle sceneggiature originali dei due episodi, si cerca di rintracciare, in attesa di vedere il film su grande schermo tra qualche mese, possibili differenze o linee comuni tra il lavoro di Rodriguez e quello di Tarantino. Interessante anche lo spazio dedicato a due nuovi episodi della serie "Masters of Horror": The V Words di Dickerson e Valerie on the Stairs di Mick Garris. Sempre per quanto riguarda l'horror vengono affrontati l'ultimo Hannibal Lecter e il francese Them, film che in patria ha avuto un notevole successo commerciale vincitore del Ravenna Nightmare 2006.


Chicca da non perdere è il pezzo sull'uscita in dvd del classico del cinema di vendetta Lady Snowblood, cult nipponico degli anni '70, da cui Tarantino ha attinto a più riprese per Kill Bill. E poi c' è Paul Verhoeven. Regista molto amato da noi di "Sentieri selvaggi", a cui 'Nocturno' dedica ampio spazio con un'intervista, una recensione al suo ultimo film presentato a Venezia Black Book, e un profilo sulla sua filmografia "olandese", eccessiva, illuminante, da riscoprire quanto prima per apprezzare un autore molto sottovalutato.

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