"Un'altra giovinezza", di Francis Ford Coppola

A 10 anni da L’uomo della pioggia, l’autore statunitense ritorna con uno straordinario film in cui il suo cinema rinasce dalle proprie ceneri portandosi dietro tutte le proprie ossessioni: la grandiosità e la decadenza kolossal, il sogno, l’illusione, il tempo. Dal racconto dello studioso di religioni Mircea Eliade, Coppola si porta dietro i modelli noir di Preminger, Dieterle e soprattutto Lang con una pellicola ancora troppo moderna, ancora troppo avanti, quindi fuori-tempo

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Un  sogno lungo una vita. Forse sarà esagerato parlare di un nuovo esordio da parte di Francis Ford Coppola visto che Un’altra giovinezza rappresenta il suo ritorno dietro la macchina da presa a 10 anni di distanza da L’uomo della pioggia. Si tratta comunque di una grandiosa rinascita, cioè di un cinema che rinasce dalle proprie ceneri portandosi dietro tutte le proprie ossessioni: la grandiosità e la decadenza kolossal, il sogno, l’illusione, il tempo. Tratto dal racconto dello studioso di religioni Mircea Eliade – adattato per lo schermo dallo stesso Coppola – Un’altra giovinezza vede protagonista Dominic Matei (Tim Roth), un’anziano professore di linguistica (Tim Roth) che un giorno viene colpito da un fulmine. Non solo riesce miracolosamente a sopravvivere ma addirittura scopre di essere ringiovanito. La sua evoluzione fisica corrisponde con quella intellettuale e il fenomeno attira l’attenzione degli scienziati nazisti. Dominic è così costretto alla fuga e nel corso del suo esilio si ricongiunge con l’incarnazione di Laura (Alexandra Maria Lara), il suo amore perduto in giovinezza che ìsi è rimaterializzata sotto la figura di Veronica. Quando si accorge che i suoi studi stanno diventando una minaccia per la vita della donna amata, l’uomo deve scegliere tra il lavoro e il suo grande amore. Quello di Un’altra giovinezza è l’esempio di uno sguardo senza confini, che ritorna nei luoghi di Dracula con cui condivide la stessa smisurata passionalità nel mettere in scena un amore senza tempo che contagia con un’imponenza visiva e sentimentale come solo il suo cinema sa fare. Anche la figura di Dominic (un grande Tim Roth) viene trasportata in un viaggio temporale come i protagonisti di Peggy Sue si è sposata e Jack, con una potenza illusionistica dove il corpo si reincarna e ha la possibilità di vivere una nuova esistenza o un’esistenza parallela. Chiaramente il film contiene all’interno quasi una struttura da noir, dove la fuga del protagonista dai nazisti possiede anche quell’intensità delle trame poliziesche. Ma in Un’altra giovinezza sembrano ritornare dei fantasmi dal passato come quello del cinema di Preminger (nella continua sospensione tra realtà e sogno), di Dieterle (nella sublime evanescenza di ogni fisicità) e soprattutto di Lang. L’inizio del film si apre infatti con l’immagine delle lancette dell’orologio, segno di quell’ossessione temporale che ha caratterizzato frequentemente l’opera del grande cineasta tedesco. Inoltre, come in Lang, è ricorrente la presenza degli specchi che creano altre identità, dove le figure – soprattutto l’apparizione di Veronica – appaiono come l’improvvisa animazione di un dipinto, proprio come la figura di Joan Bennett che compare improvvisamente davanti ad Edward G. Robinson in La donna del ritratto. C’è una purezza visionaria assoluta in Un’altra giovinezza e si ha l’impressione che il film sia interamente come Coppola l’ha voluto fare. Forse è stata una fortuna che ci sia stata la possibilità di vederlo grazie a questa coproduzione tra Stati Uniti (con l’American Zoetrope)/Germania/Italia/Francia. Come Un sogno lungo un giorno si tratta di un film decisamente troppo avanti nel tempo. Rispetto a quell’altro film, gli si augura davvero una sorte commerciale diversa.

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Titolo originale: Youth Without Youth

Regia: Francis Ford Coppola

Interpreti: Tim Roth, Alexandra MariaLara, Bruno Ganz, André Hennicke, Marcel Iures, Adrian Pintea

Distribuzione: BIM

Durata: 124’

Origine: Usa, 2007

 

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