FESTIVAL DI ROMA 2008 – David Cronenberg, vi mostro i miei cromosomi

Dal cinema alla tela: David Cronenberg presenta la sua mostra Chromosomes e racconta una nuova mutazione (quella dei fotogrammi dei suoi film), il rapporto con Viggo Mortensen e il futuro del suo cinema

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David Cronenberg arriva nella capitale per presentare la mostra Chromosomes, realizzata da Volumina in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia. Sessanta tele che riproducono altrettanti fotogrammi tratti dai suoi film, che il regista canadese ha selezionato insieme ai curatori Domenico De Gaetano e Luca Massimo Barbera. Chromosomes (visitabile fino al 16 novembre al palazzo delle Esposizioni, che contemporaneamente propone anche una rassegna dedicata al regista) è stata presentata in anteprima al Festival di Roma, dove Cronenberg ha raccontato la genesi del progetto: “Credo che nei fotogrammi ci sia una coesione misteriosa, il riconoscimento della vita umana in tutte le sue più complesse stranezze. Penso che ogni mia inquadratura sia una sorta di surreale evocazione di qualcosa che si libra tra realtà concreta e astratta immaginazione”. Un nuovo contesto per le scene da incubo di eXistenZ, La mosca, Videodrome, Spider, Il pasto nudo, che elaborandole come oggetti d’arte autonomi, ne libera il potenziale interpretativo: “Non è comune prendere il cinema come punto di partenza e trasformarlo in arte. In questo caso poi si tratta di arte che nasce come fotografia, per poi subire una ulteriore mutazione, diventando una forma estetica tra disegno e pittura”. Su Viggo Mortensen, presente al Festival con Appaloosa di Ed Harris e Good di Vicente Amorim, Cronenberg si illumina: “Lo adoro, non è solo un grande attore, ma è anche un ottimo collaboratore. Si preoccupa di ogni aspetto del film, e lo fa come un vero galantuomo, studiando e dando consigli ma sempre con grande umiltà, come è avvenuto ad esempio con Eastern promises. Vorrei che fosse in tutti i miei film! C’è una grande intesa tra noi”. Sul futuro della sua cinematografia, invece, il regista non si sbilancia. Proseguirà la tendenza

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che vede la sua visione della violenza, del corpo e della mutazione farsi sempre più astratta, quasi teorica, come nelle pellicole più recenti? “Non è chiaro neanche a me se si tratta di una vera e propria tendenza, quindi di una sorta di evoluzione che avrà un seguito, oppure se mi sono stancato di certe cose. Sicuramente nei miei ultimi film c’è una forma di rappresentazione diversa, che non ha più niente a che vedere con la fantascienza dei precedenti. Ma non credo sia una scelta aprioristica: non ho mai detto a me stesso ‘Ora devo fare un gangster movie’, cerco sempre di tenere la mente aperta e di seguire solo i progetti che rappresentano per me una vera sfida”.

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