OSCAR 2011 – Inside Job è il miglior documentario

Strangers no more vince nella sezione documentari brevi

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charles ferguson"What a great year for docs!", ha gridato dal palco Karen Goodman nel ricevere il premio per il miglior documentario breve con Strangers no more. E non possiamo che darle ragione: questo 2010 che si conclude – come ogni anno cinematografico che si rispetti – con i premi dell'Academy, ha dato tanto a questa forma cinematografica, in termini di opere innovative ed importanti, ed ha confermato l'impegno costante e devoto di un numero sempre più cospicuo di autori che guardano al documentario come ad una fondamentale alternativa narrativa alla "disinformazione" di massa. Lo ha ricordato anche Oprah Winfrey nell'introdurre i documentari nominati agli Oscar 2011: se l'Academy premia ogni anno quelle opere che ci fanno sognare e che ci permettono di evadere dalla nostra realtà quotidiana, nella sezione documentari avviene l'esatto contrario, si premiano coloro che sbattono in faccia tutte quelle realtà che rifiutiamo di guardare con i nostri occhi. E quindi, anche se completamente diversi, Inside Job e Strangers No More, che vincono rispettivamente nella sezione documentario e documentario breve, sono legati da una missione comune. A chi ha deciso di premiarli, va dato sicuramente il merito di aver voluto favorire la serietà e l'accuratezza di un'inchiesta giornalistica che ha deciso di non dimenticare le oscure e paradossali falle del sistema economico statunitense (Inside Job) e la lotta quotidiana di coloro che la pace la costruiscono lontani dai riflettori della politica internazionale (Strangers No More). Charles Ferguson, ancora prima di ringraziare per la statuetta ricevuta con Inside Job, ha preferito ricordare come nessuno dei responsabili della recente crisi finanziaria sia mai finito in carcere. Ed è dunque anche la sua voce coraggiosa ad essere premiata. Lontano dal glamour e dal nazional-popolare coniugato all'americana, sa benissimo che non sarà un Oscar a cambiare il mondo; ma buona parte del suo lavoro è stato portato a termine e adesso può almeno sperare che con quella statuetta il suo film attraversi l'Atlantico e faccia aprire gli occhi anche al vecchio continente.

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(news a cura della Rubrica Documentario)

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