GLI INVISIBILI – "Tomboy", di Céline Sciamma

La macchina da presa di Céline Sciamma si inoltra nei meandri dell’identità privata e pubblica di una ragazzina che si “immagina” maschio, ma non indaga mai voyeuristicamente le sue intime motivazioni sentimentali. Accetta e inquadra. E Tomboy diventa così una piccola grande riflessione sull'immagine che viene prima di ogni identità, sullo sguardo (s)centrato verso se stessi come primo costruttore di verità. Rassegna GLI INVISIBILI di Cineforum2 e Sentieri Selvaggi. mercoledì 21 dicembre, Cinema Eden di Arezzo (via Guadagnoli 2), h 21.15

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TomboyVisioni fluide, magnetiche, sempre in divenire…si ricomincia ancora dagli “elementi” nel cinema di Céline Sciamma. E all’acqua cuore pulsante del bellissimo esordio Naissance de Pieuvres si sostituisce l’aria in questo Tomboy, con la soggettiva aerea della piccola Laure colta nel momento fatidico del viaggio. Nuova casa, nuovi amici, nuove scoperte, ma la regista francese continua a lavorare sui corpi dei suoi giovani protagonisti: li insegue e li incastona nel loro fragile incedere emotivo; li avvicina e li rispetta nel loro delicato pudore adolescenziale; li avvolge e li denuda nel loro frastagliato percorso di crescita. Ecco che un tema così straordinariamente complesso come la ricerca della propria identità sessuale, viene letteralmente sciolto in quella spontaneità di movimento che solo i bambini sanno restituire: naturalmente Laure si presenta (a noi e) alla futura amica Louise come Mickaël. Come un ragazzo. Come un “maschietto” che entrerà nel gruppo e inizierà a farsi rispettare, a fare a botte per difendere la sorellina Jeanne o a baciare fugacemente Louise in attesa del tramonto dell’estate. Tutto diventa naturale: ci sono due ambienti e due ambiti sociali, la famiglia e il gruppo, Laure e Mickaël. Ma questi timidi universi in (dis)equilibrio non cozzeranno mai bruscamente, specchiandosi e (ri)conoscendosi per la prima volta davanti ai nostri occhi. La ricerca di un’identità passa sempre attraverso l’accettazione del proprio corpo e del proprio “essere” nel mondo, in una delle età più violente dell’esistenza: quella pre-adolescenza così tanto cinematografica e forse per questo tenuta spesso a margine dall’adulto cinema.

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Ora però dobbiamo parlare di un altro film. Un film nascosto nelle pieghe di questa storia narrata, ma visibilissimo sulla superficie delle istintive inquadrature di Céline Sciamma. Una piccola grande riflessione sul potere delle immagini in se, sul potere di chi le produce e quindi (perché no?) sul cinema tutto. L’ambiguo gioco di Laure dura il tempo diegetico di Tomboy: Laure crea l'immagine/Mickaël, diventa il personaggio che ha deciso di interpretare, asseconda se stessa  e il proprio corpo mascolino per essere più adeguata allo spettacolo della nascente vita in società. Ma la finzione della sua immagine riflette istantaneamente la verità straniante che solo noi spettatori – seduti in sala a "guardare" – possiamo cogliere. Ecco che la piccola Jeanne diviene una sorta di regista occulta di questo film nel film (alterego della stessa Sciamma?) che “racconta” agli altri bambini le gesta intrepide del fratello maggiore, di quanto sia coraggioso e protettivo. Asseconda anche lei l’inganno di Laure e “scrive la parte” di un fratello immaginario che diviene il leggerissimo tramite di tematiche sussurrate come l’omosessualità o la depressione infantile. È il cinema che nasce  (immagine-sentimento…)Tomboy negli occhi severi di un’adolescente o nella fantasia cristallina di una bimba: vertiginosa la sequenza delle due sorelline a tavola che parlano del fantomatico Mickaël come di un prezioso amichetto, prendendo in giro gli adulti/genitori posti politicamente fuori dal loro cinema.

Céline Sciamma, insomma, si inoltra con la sua macchina da presa nelle verità più nascoste sull’identità privata e pubblica di una “normalissima” ragazzina, ma non indaga mai voyeuristicamente le sue intime motivazioni. Accetta e inquadra. Arrivando in alcune scene a sfiorare quella sublime verità sentimentale che erompe costantemente dalle immagini/flusso di un autore come Olivier Assayas: tutti questi bambini che si inseguono e lottano nei campi, che giocano con l’acqua o con l’amore, sembrano veramente i futuri adolescenti protagonisti del capolavoro L’eau froide. E Tomboy diventa così un piccolo grande film sull’immagine che viene prima di ogni identità, sullo sguardo (s)centrato verso se stessi come primo costruttore di verità. Lo sguardo di Laure che allo specchio (si) vede Mickaël diventa lo sguardo di una giovane e coraggiosa cineasta che tenta ancora di cantare truffauttianamente l’infanzia come aerea stagione di esperienze, passioni, struggimenti e infiniti baci rubati… 

  

  

Titolo originale: id.

Regia: Céline Sciamma
Interpreti: Zoé Héran, Malonn Lévana, Jeanne Disson, Sophie Cattani, Mathieu Demy, Ryan Boubekri, Yohan Véro, Noah Véro, Cheyenne Lainé
Origine: Francia, 2011
Distribuzione: Teodora Film
Durata: 84'
  

 

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