Addio a Nagisa Oshima

Il maestro giapponese aveva 80 anni

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Nagisa OshimaUno dei registi giapponese più conosciuti, Nagisa Oshima, è scomparso oggi a Fujisawa a causa di un'infezione polmonare. Avrebbe compiuto 81 anni il prossimo 31 marzo. Attivo fin dalla metà degli anni '50 dopo la laurea in diritto e scienze politiche alla Kyoto University, è entrato alla Shochiku dove è stato assistente anche di Masaki Kobayashi.

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Dirige il suo primo film nel 1959 con Il quartiere dell'amore e della speranza (1959) e si mette in mostra l'anno successivo l'anno successivo con Racconto crudele della giovinezza (1960), considerato il manifesto del nuovo cinema giapponese, seguito da Il cimitero del sole e Notte e nebbia in Giappone che venne sequestrato per i toni con cui guarda all'atteggiamento della sinistra dopo il trattato nippo-americano. Decide così di fondare una sua casa di produzione, la Sozoha, assieme alla moglie e attrice Koyama Akiko nel 1965 e tre anni più tardi firma L'impiccagione (1968), opera dalle venature grottesche ispirata a Bertold Brecht.

Dopo il corale La cerimonia (1971), tra ricerca figurativa e salti temporali all'indietro che è anche riflessione storica sul Giappone, a livello internazionale si fa conoscere con Ecco l'impero dei sensi (1975), coproduzione con la Francia e una delle tappe fondamentali del cinema erotico. Presentato a Cannes alla Quinzaine, venne replicato 12 volte. In Italia invece è stato massacrato dalla censura. Con il successivo L'impero della passione (1978) vince sempre sulla Croisette il premio per la miglior regia.

Ha poi diretto David Bowie e Ryuichi Sakamoto (autore anche della colonna sonora) in Furyo, (1983) ambientato in un campo di prigionia giapponese e Max amore mio (1986) dove Charlotte Rampling perde la testa per uno scimpanzé. Dopo un periodo di forzata inattività, torna dietro la macchina da presa con Tabu. Gohatto (2000), ancora riflessione tra potere erotico mescolato però a pulsioni erotiche, presentato in concorso a Cannes nel 2000, che vede tra i protagonisti anche Takeshi Kitano.

Nel 2009 è stato al centro della retrospettiva che gli ha dedicato il Torino Film Festival.

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