"Ingrid Bergman: volto da star, cuore di donna"

Ingrid Bergman: una star sempre pronta ad accettare sfide difficili, ad infrangere schemi e luoghi comuni, una donna sospesa tra amore e ideale, passione e coraggio, romanticismo e dovere.
A novant'anni dalla sua nascita, un profilo della grande attrice svedese, scomparsa nel 1982.

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Ci sono date che possono racchiudere il destino di una persona. Il 29 agosto, ad esempio: un giorno come un altro, ma che per Ingrid Bergman rappresenta l'inizio e la fine di un percorso umano straordinario, quello di una magnifica donna e di una grandissima attrice, che ha sempre cercato di fuggire, in qualche modo, dal comodo ruolo della star, inseguendo con sincerità e passione scelte difficili, sia nella vita che nella carriera. 29 agosto si diceva…Già, Ingrid Bergman nasce a Stoccolma il 29 agosto del 1915 e, dopo aver frequentato la Scuola d'arte drammatica del Teatro Reale di Stoccolma, debutta al cinema nel 1935. Ma è soprattutto con Intermezzo (1936) di Gustaf Molander che il suo volto splendido e intenso si rivelano al mondo. Il produttore Selznick la vuole Hollywood per un remake del film, girato tre anni dopo da Gregory Ratoff. Ecco una nuova star, una nuova eroina da melodrammi, da storie romantiche e passionali: il ruolo da cucirle addosso già è pronto. Ma attenzione, la Bergman non ha il fascino algido e distante della Garbo né la sensualità, la carica erotica della Dietrich. Pur essendo bellissima, possiede qualcosa in più: un talento fuori dal comune e la voglia di mettersi in gioco aldilà del luogo comune e del clichè. Già Il dottor Jekyll e Mr. Hide (1941) di Victor Fleming rappresenta la prima uscita dagli schemi, la prima rottura delle regole: la Bergman vuole fortemente il ruolo della prostituta, contravvenendo alla sua immagine di donna pudica e romantica. Gli anni '40 sono quelli della definitiva consacrazione: Per chi suona la campana (1943) di Sam Wood, al fianco di Gary Cooper, il primo Oscar per Angoscia (1944) di Cukor. Ma a consegnarla al mito è soprattutto Casablanca (1942) di Michael Curtiz, al fianco di Humphrey Bogart. L'immagine di Ilse che entra di notte nel bar mentre Rick è ubriaco fradicio è ormai immaginario collettivo. La donna come sogno e ossessione, desiderio e paura: Ilse è la Bergman e la Bergman è Ilse, una donna tesa tra amore e ideale, passione e coraggio, romanticismo e dovere. Negli anni successivi, un'altra sfida attende la Bergman, che dismette i panni dell'eroina romantica per affrontare le trame inquietanti dei film di Alfred Hitchcock, I due girano insieme tre film, Io ti salverò (1945), lo straordinario Notorius – L'amante perduta (1946) e Il peccato di Lady Considine (1949).

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Ma il '49 è l'anno decisivo, quello dell'incontro con un regista unico, che ha la statura morale del maestro e il coraggio, proprio dei grandi, di seguire il suo isolato percorso: Roberto Rossellini . "Se ha bisogno di un'attrice svedese che parli inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, che si fa capire in francese e che in italiano sa dire "ti amo", sono pronta a venire per recitare con lei". E' con queste parole quasi profetiche, che la Bergman, dopo aver visto Roma città aperta, si offre per lavorare con il grande regista italiano. Ne nascerà un sodalizio artistico e umano unico. La Bergman lascia il marito per Rossellini, ma Il mainstream non sopporta questa estrema infrazione alle regole: passeranno sette anni prima che l'attrice possa tornare a girare in America. Ma intanto, la nuova coppia consegna alla storia una serie di capolavori eccezionali, perpetrando tutta una serie di "tradimenti", l'una al sistema divistico di Hollywood, l'altro nei confronti del neorealismo. Bergman offre le migliori interpretazioni della sua carriera nei panni della profuga lituana di Stromboli terra di Dio (1949), delle tormentate donne borghesi di Europa '51(1952) e Viaggio in Italia (1953). Seguono altri due film con Rosselini: Giovanna d'Arco al rogo (1954) e La paura (1956), poi il sodalizio si rompe. Dopo per l'attrice verranno la collaborazione con Jean Renoir (Eliana e gli uomini, 1956), altri due Oscar, uno per Anastasia (1956) di Anatole Litvak, l'altro, come miglior attrice non protagonista, per Assassinio sull'Orient Express (1974) di Sidney Lumet. Nel 1978, finalmente, l'incontro con il suo grande connazionale, Ingmar Bergman in Sinfonia d'autunno. Ma negli occhi avremo sempre il dialogo finale tra Ilse e Rick, il bacio di Notorius, Karin che invoca Dio alle pendici del vulcano… La Bergman muore a Londra il 29 agosto del 1982, per un tumore al seno. Già…il 29 agosto.

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