EMMA STONE – La diva della porta accanto

Emma Stone
Nonostante la giovane età, Emma ha già dimostrato talento e versatilità. Creandosi una figura pubblica positiva. Un connubio ben calibrato fra bellezza, umiltà, riservatezza e senso dell'umorismo. La sua recitazione è camaleontica. Riesce a donare con la stessa naturalezza goffaggine e femminilità ai suoi personaggi. Dolce ma sarcastica e pungente

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Un giorno Judd Apatow potrà vantarsi, fra le altre cose, di aver lanciato Emma Stone.
Quando Apatow ha visto quei capelli rossi, ha capito che l'intuizione era azzeccata e ha preteso che rimanessero tali.
Oggi, a posteriori (e riacquisito il suo biondo naturale), sembra complicato pensare che non ce l'avrebbe fatta comunque. Perché, nonostante la giovane età, Emma ha già dimostrato talento e versatilità. Creandosi una figura pubblica positiva. Un connubio ben calibrato fra bellezza, umiltà, riservatezza e senso dell'umorismo.
È una diva della porta accanto.

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Emily Jean Stone nasce a Scottsdale (Arizona) il 6 novembre del 1988.
I suoi capelli biondi sono testimonianza delle sue lontane radici vichinghe. Suo nonno paterno era di origini svedesi. Quando sbarcò ad Ellis Island, mutò il cognome in Stone.
L'infanzia la passa in Arizona, dove intorno agli undici anni matura le prime esperienze artistiche. Membro del Valley of Youth Theatre partecipa a numerose rappresentazioni e sviluppa una spiccata indole comica.
Si sposta a Los Angeles nel 2004, con sua madre. I primi ingaggi arrivano in tv. Dove colleziona qualche apparizione in serie più o meno di successo (Medium, Malcolm in the middle, Lucky Louie, Drive).
È il 2007 l'anno della svolta. E torniamo ad Apatow.
Il prolifico produttore/regista le assegna una piccola parte nella sua teen-comedy Superbad. Oggetto dei desideri di Jonah Hill, si ritaglia spontaneamente il suo spazio. Grazie alla capacità di dare spessore e profondità ad un personaggio tutt'altro che primario. E a quei capelli rossi.
Iniziano a fioccare ingaggi e si definisce sempre di più la sua strada attoriale. O meglio, è subito chiaro come sia complicato racchiuderla in una parte.
È Zombieland, un horror a forte tinte comiche, il film che le regala la consacrazione quanto a notorietà.
Con Easy A ottiene il primo ruolo da protagonista. La rilettura de La lettera Scarlatta di Hawthorne è l'attestazione di una capacità (e di una fortuna) innata di sapersi buttare sul progetto giusto, spesso sperimentando e esplorando i generi. Le sue qualità sono sempre più evidenti. I tempi comici, il coraggio di rendersi ridicola. Qualche volta sopra le righe ma mai sguaiata.
Emma sembra però trovare il suo habitat naturale nei film corali.
Nella commedia Crazy, Stupid, Love la vediamo accanto, fra gli altri, a Ryan Gosling. Non un film da consegnare ai posteri. Ma l'intesa fra i due attori è innegabile. La sequenza Dirty Dancing memorabile.
La sua recitazione è camaleontica. Riesce a donare con la stessa naturalezza goffaggine e femminilità ai suoi personaggi. Molto è racchiuso nella sua straordinaria espressività, dolce ma sarcastica e pungente.
Quando parla sembra che la sua bocca segua leggi della fisica a sé stanti. E la sua voce. Così roca, così unica. (S)fortunato frutto di una colica quand'era bambina, che l'ha costretta ad urlare per i sei mesi di malattia. Compromettendo le corde vocali.

A cavallo fra 2011 e 2012 il mondo è ai suoi piedi. Il ruolo in The Help le apre le porte ad una platea più adulta e ricercata. Un'ennesima sfida, in una storia di lotta sociale ambientata negli anni sessanta sulle rive del Mississippi. Apparentemente soverchiata da un cast stellare tutto al femminile, Emma crea quell'elemento di equilibrio e ordine. Come a dettare i tempi in un coro composto da grandi solisti. Il film merita la nomination all'oscar.
E poi l'estate del 2012, che la consegna definitivamente al pubblico di massa. Marc Webb tappa l'unica vera falla della gestione Raimi delle avventure di Spiderman. Il complesso e toccante personaggio di Gwen Stacy. Primo grande amore di Peter Parker. Emma interpreta alla perfezione la parte. L'esigente popolo fumettistico la promuove a pieni voti.
La notorietà è raggiunta, ma continua a rifiutarsi di fare la diva. Assecondando la sua esuberanza, evitando di negarsi frizzanti variazioni sul tema (due volte conduttrice del Saturday Night Live, nel 2012 si concede un esilarante cammeo in iCarly e un'apparizione in 30 rock, oltre a prestare la voce per il videogioco Sleeping Dogs). 
E se il 2013 si apre con un mezzo passo falso (Gangster Squad), aggiunge alla collezione la parte di una femmes fatale. Ed è ancora una volta palese come le sue scelte seguano un criterio logico (grande cast e Ruben Fleischer già regista di Zombieland).
Mai ferma al passato, mai uguale a sé stessa, impossibile da paragonare.
E, quale che sia il motivo, risulta difficile non apprezzarla. Se non addirittura amarla (domandare a Jim Carrey).

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