Un fumettista tra i bambini: Zep e il suo Titeuf


Il mondo rappresentato in Titeuf è quello della realtà quotidiana, privo di qualsiasi connotazione fantastica. Un fumetto irriverente e politicamente scorretto, in grado di affrontare tematiche sensibili come l’omosessualità, l’AIDS, i rapporti sessuali e gi handicap fisici

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Tredici albi in venti anni, milioni di copie vendute nella sola Francia, una serie televisiva arrivata a circa 200 episodi e, adesso, anche un lungometraggio di animazione: sono questi i numeri del fenomeno Titeuf, il ragazzino dal ciuffo biondo che ha decretato la fortuna del suo autore, lo svizzero  Philippe Chappuis (in arte Zep, in omaggio ai Led Zeppelin). Un trionfo arrivato dopo una lunga gavetta e una sfortunata serie di progetti di scarso successo, che rischiarono di allontanare definitivamente Zep dal mondo del fumetto; ma la tenacia del produttore Jean-Claude Camano, unita a un occasionale quanto  fortuito sguardo del disegnatore al proprio taccuino di schizzi e appunti, raffigurante un bambino con la testa a forma di uovo (tête d’oeuf, quindi Titeuf), convinsero il giovanissimo e promettente autore svizzero a tornare sui propri passi, realizzando così il primo albo di uno dei personaggi più popolari e amati in Francia. Nulla di paragonabile al successo di mostri sacri come Tintin e Asterix, è vero, ma ciò non toglie che il piccolo e irriverente protagonista di queste vignette così satiriche e pungenti sia riuscito ad entrare profondamente all’interno dell’immaginario collettivo transalpino, al punto che alcune sue invenzioni linguistiche (Tcho!, inteso come Ciao!) sono definitivamente divenute parte del lessico comune. Cosa distingue Titeuf da un fumetto qualsiasi? Lo sguardo, innanzitutto. Zep guarda esplicitamente al mondo dei piccoli (il suo studio si affacciava proprio sul cortile di una scuola elementare), e riflette sul modo in cui essi guardano e giudicano i ragionamenti e i problemi degli adulti.

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E’ un fumetto irriverente e politicamente scorretto, in grado di affrontare tematiche sensibili come l’omosessualità, l’AIDS, i rapporti sessuali e gi handicap fisici; non è certamente l’ideale di lettura immaginato dai genitori per i propri figli, ma dopo alcune iniziali perplessità da parte di alcuni prestigiosi studiosi di letteratura infantile, Titeuf è stato accettato e benvoluto dall’intera opinione pubblica: non è un caso infatti che il suo autore, nel 2003, abbia addirittura realizzato La guide du zizi sexuelle, un corso di educazione sessuale per adolescenti dai 9 ai 13 anni, vendendo qualcosa come ottocentomila copie. Il mondo rappresentato in Titeuf è quello della realtà quotidiana, privo di qualsiasi connotazione fantastica: la scuola, il lavoro, gli amori, filtrati dalla lente deformata degli occhi di un bambino che non riesce a comprendere il funzionamento del mondo dei grandi. Il tutto attraverso uno stile caricaturale e semplicissimo, figlio certamente della scuola della Linea Chiara, ma allo stesso tempo dichiaratamente debitore della popolare Mafalda, il famosissimo personaggio creato dall’argentino Quino (Joaquín Lavado). Oltre a dedicarsi alle nuove pubblicazioni di Titeuf, oggi Zep prosegue la sua carriera di sceneggiatore o disegnatore per conto di terzi, e nel 2005 è stato presidente del Festival International de la Bande Dessinée d'Angoulême, la più grande manifestazione europea dedicata al mondo del fumetto, nella quale ogni anno viene premiato un autore vivente che dovrà poi rivestire il ruolo di presidente nell’edizione successiva.

 

Titeuf è stato pubblicato per la prima volta in Italia nel 1999, in sei albetti della Panini Comics oggi difficilmente reperibili. Nel 2005 è stato pubblicato un volume antologico nella prestigiosa collana Serie Oro – I classici del fumetto di Repubblica, per poi essere ristampato dalla stessa Panini nell'edizione 100& Cult Comics: Titeuf.

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