STARDUST MEMORIES – Pierre Clémenti – Creatura naturale ricaduta nel caos

Primo appuntamento con una nuova rubrica di Sentieri Selvaggi, "Stardust Memories", dedicata alla riscoperta di volti e storie di personaggi da riscoprire, che hanno conosciuto la notorietà e poi sino stati dimenticati, oppure che hanno attraversato il cinema come meteore. Si comincia con Pierre Clémenti

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“C’è un cortometraggio che aveva girato a Parigi, nel maggio ‘68, La révolution, con mia madre Margareth che sventola una bandiera rossa…”. E poi c’è Il marinaio superstite del Potemkine che intona Bandiera Rossa, su di una nave con la polena che è un gigantesco volto di Marx. L’oggetto del ricordo di Balthazar Clémenti è legato a suo padre, l’attore Pierre Clémenti che fu appunto marinaio superstite della Corazzata Potëmkin nel primo film di Dusan Makavejev Sweet Movie del 1974. Una creatura naturale ricaduta nel caos. Un attore che vedeva il cinema come “un viaggio che ha nel fondo la vita e la morte”.

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Lui, Pierre André Clémenti, che lasciava i suoi compensi ai vagabondi. Nasce a Parigi il 28 settembre del 1942 da Rose, donna di origine corsa e madre sventurata, costretta ad affidare suo figlio ad una casa di correzione. All’epoca Pierre aveva 13 anni. E a quell’età riuscì a trovare consolazione nel teatro e nella poesia, cauterizzando le sue "ferite interiori". Lasciato al mondo, vi sopravvive di piccoli lavori utili per pagare i corsi d'arte drammatica di Charles Dullin, presso il Vieux Colombier. A sedici anni arriva il debutto radiofonico con l’emittente ORTF per la quale scrive e interpreta drammi. Poi gli incontri che segnano il suo percorso artistico: Samuel Beckett, Eugène Ionesco, Edgar Varèse, Roger Blin. I giorni e le notti di amore a Saint Gérmain des Prés. Un corpo fragile e pulsante, occhi e capelli scuri, pelle bianca e livida come la luna.

Si avvicina al cinema nei primi anni ’60 con il film Chien de pique di Yves Allégret, lo stesso regista che con Godot fece esordire Alain Delon sul grande schermo. Niente sembra accadere per caso nella sua vita. E’ infatti lo stesso Alain Delon ad introdurre Clémenti a Luchino Visconti che lo sceglie per il ruolo di Francesco Paolo di Salina ne Il Gattopardo. Un secondo debutto che lo rese celebre in tutto il mondo.

 

Sullo sfondo di una Parigi in agitazione, torna dall’Italia e vive il teatro musicale del regista e drammaturgo Marc’O. Tra il ’64 e il ’66 partecipa ad altri quattro film, tra cui Bella di giorno di Luis Buñuel, Leone d’Oro a Venezia nel 1967. Nei panni del losco Marcel, Clémenti tormenta le passioni masochiste di Severine (Catherine Deneuve), valicando quel confine intimo e temporale (dalle 14:00-17:00) che separa la doppia natura di frigida mogliettina borghese e amante lasciva e tormentata.

Clémenti mostra la sua capacità di abitare la pelle dei personaggi, interpretando la realtà attraverso il cinema. Il manage artistico con Marc’O prosegue con Les Idoles, trasposizione dell’omonima piece teatrale di anti-idoli in lotta contro la macchia dello spettacolo. Tra il ’68 e il ’71, il fermento politico e culturale lo porta a muoversi nuovamente tra l’Italia e la Francia dove collaborerà con Bernardo Bertolucci in Partner e Il Conformista, con Buñuel ne La via Lattea, fino alle partecipazione con Liliana Cavani per I Cannibali e con Pier Paolo Pasolini, per il quale torna ad interpretare in Porcile un cannibale immerso nel silenzio e nella desolazione di una società che sta crollando, il deserto sociale che “mangia carne umana e trema di gioia”.

Oltre alla collaborazione con il padre del Cinéma Nôvo Glauber Rocha in Cutting heads, Pierre Clémenti diventa musa di Philippe Garrel, regista proveniente dalle avanguardie artistiche del ’68 parigino, per il quale interpreta due film a cavallo degli anni ’70: Le lit de la vierge e La cicatrice intérieure, metafora di un mondo dove il dramma intimo dell’animo umano diviene grido collettivo che passa dalla voce strozzata della cantante Nico. Il cinema che cerca ed accoglie Clémenti agisce fuori dai meccanismi di commercializzazione massiccia. Il suo è un cinema che lotta contro l’impoverimento collettivo e attraverso i suoi personaggi esprime quella fame di cambiamento "nell’estremo attimo della vita, dove non è più concesso fare penitenza" ma solo scegliere se vivere o sprofondare nella melma con i santi di questa terra.

 

Poi il grande dramma. Pierre, abbandonato dal padre sconosciuto, ritrova il dolore di quel vuoto quando, nell’estate del 1971, viene arrestato a Roma per detenzione di droga e portato nelle prigioni di Rebibbia e di Regina Coeli, di fronte agli occhi pieni di lacrime del piccolo Balthazar. Quegli stessi occhi che hanno visto infilare la cocaina sotto il letto dai poliziotti, quella mattina del 24 luglio 1971. Il “demone operario” che non sciopera mai torna a fagli visita, e diviene cittadino accusato di ogni sospetto perché icona della controcultura, capace di parlare al popolo anche solo attraverso il corpo. Di quei lunghi 18 mesi di prigionia, dai quali rimarrà segnato per sempre, ne scrive un diario pubblicato con il titolo Quelques messages personnels, nel quale si legge il seguente messaggio indirizzato a Philippe Garrel: "Conduco una vita da monaco senza messa. Lo spirito Santo viene spesso a farmi visita, aiutandomi ad accettare l’ingiustizia umana come la croce che tutti devono portare. Tra queste mura la visione perfetta della verità non può mentire. Chi crederà quel che io so, che le più belle esperienze umane si fanno in solitudine? Ho sete di lavoro, di avventura, di amore. Ho sete di voi, amici. Ho sete di sincerità e di verità – ed è in questo che vi amo". Pierre ricorda con l’amico quella ferita divenuta cicatrice che si riapre nella violenza e nella repressione del sistema carcerario italiano di stampo fascista. Dove a regolare tutto, al di qua e al di là delle sbarre è la paura. Il suo arresto nel mondo fa scalpore, e alla liberazione Pierre deve fuggire dall’Italia per non potervi fare più ritorno. La vittima designata, come recita il titolo del film di Maurizio Lucidi nel quale Clémenti recita accanto a Tomas Milian, torna in patria, a casa sua, torna al cinema vestito di un nuovo abito. Recita in altri cinquanta film, tra cui Quartet di Jemes Ivory e l’ultimo nel 1998 Ideus Kinky – Un treno per Marrakech, di Gilles MacKinnon, accanto ad una giovane Kate Winslet. Pierre non abbandonerà mai la sua personale visione del mondo riproposta in "celluloide d’autore" attraverso i cortometraggi sperimentali che realizza dal 1968 al 1988. Un mangiatore di cinema e vita stroncato dal cancro a 57 anni. Un artista che è riuscito con e per il cinema ad andare al di là della solitudine. Al di là della morte.

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