Massimo Troisi: le parole come bolle di sapone

massimo troisi

Sono passati vent’anni da quando Massimo Troisi se n’è andato. Aveva appena quarantun anni, una malattia al cuore che si portava dietro da sempre. Sguardo dolente, da Eduardo De Filippo tanti anni dopo. Uno che aveva la grande abilità dei mimi.  Lo ricordano Marco Messeri (che racconta di uno scontro con Nanni Moretti), Gianmarco Tognazzi, Giovanni Veronesi e il produttore Mauro Berardi

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massimo troisiIl volto emaciato, come sporco di fuliggine, che ha in  Il postino. Tutto zigomi, occhi scavati e malinconia. Sguardo dolente, da Eduardo De Filippo tanti anni dopo. La calzamaglia nera che ha nelle prime apparizioni tv, in Non stop. Quando tutti capirono d’esser di fronte a un fuoriclasse. Uno che aveva la grande abilità dei mimi, e che sapeva trattare le parole come un giocoliere fa con i birilli.

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Massimo Troisi. Tra questi due estremi, ci sono stati film epocali. Da Ricomincio da tre alla lettera al Savonarola di Non ci resta che piangere, che ha fatto ridere fino alle lacrime generazioni di spettatori. E quella cosa che credeva fosse amore, invece era un calesse. In quanti lo abbiamo creduto.

Sono passati vent’anni da quando Massimo Troisi se n’è andato. Aveva appena quarantun anni, una malattia al cuore che si portava dietro da sempre. Aveva rimandato l’intervento, urgente, per poter girare il film. Terminò, stremato, le riprese de Il postino. E poche ore dopo l’ultimo ciak, morì nel sonno.

massimo troisiSono anche passati trent’anni da quel film cult, Non ci resta che piangere. Napoli ricorda Troisi con una proiezione gratuita del film, al Metropolitan, stasera alle 20.30.

Ma chi era Massimo Troisi? “Ci siamo conosciuti negli anni ’70, poi è successa una cosa strana e bella: siamo diventati amici”, ricorda Marco Messeri, che ha recitato con lui in tre film. “Avevamo delle cose in comune: diffidavamo delle mode, ci annoiavano i furbi, i tromboni. Ci piacevano le melanzane alla parmigiana, ci piaceva il vino, ma niente superalcolici, le droghe ci facevano orrore”.

Come tutti gli italiani, Massimo amava il calcio. “Una sera a Capocotta, con Nanni Moretti e Massimo, guardavamo in tv i Mondiali dell’82”, dice Messeri. “Nanni sosteneva che bisognava tifare Brasile. Massimo lo mandò a quel paese. Nanni sbatté la porta e se ne andò. Fu lo strappo di Capocotta! Un giorno Nanni Moretti mi disse: che peccato, che per una sciocchezza non ci siamo più frequentati”.

Incredibile come il calcio leghi i ricordi anche di altri amici. Gian Marco Tognazzi ricorda le sere in cui Troisi veniva a casa di suo padre Ugo. E le partite a pallone: “Eravamo nella stessa squadra di attori: Massimo era un magnifico regista. Aveva un’intelligenza calcistica superiore. E ricordo quando ci sfottevamo, io tifoso del Milan e lui del Napoli, con Maradona e Van Basten a contendersi lo scudetto del 1988…”.

massimo troisiUn attore che usava le parole come bolle di sapone, ma anche un grande mimo. Una maschera indimenticabile. “Aveva il talento cristallino dei grandi mimi: paradossalmente, lui che era un funambolo della parola, aveva la capacità – con le sue smorfie – di farti capire esattamente come la pensasse su tutto. Era meglio di Marcel Marceau”, dice Giovanni Veronesi, che lo ha frequentato in lunghe serate insieme a Francesco Nuti e a Roberto Benigni. “Era armonico, plastico. Non sarebbe stato penalizzato dal ritorno del cinema muto”. E in fondo, nel suo ultimo film, “Il postino”, era come se Troisi fosse tornato all’essenzialità, alla dolente espressività degli attori del Muto.  

E’ commosso Mauro Berardi, che produsse “Ricomincio da tre” e tutti i film successivi. “Lo incoraggiai io a fare anche il regista: non sapeva nulla di tecnica. Ma era un meraviglioso, fantastico, sopraffino direttore di attori. Massimo era una persona non facile, rigorosa, appartata. Se tornasse adesso, per una sera, che cosa farei? Me lo bacerei tutto, e basta”.  

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