"Tra calcio e mokumentary" – Incontro con Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni, registi de "Il mundial dimenticato"


Si è tenuta questa mattina, alla Casa del cinema di Roma, la presentazione del mockumentary italiano che sta facendo molto parlare di se soprattutto sul web: Il mundial dimenticato di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni. Storia del fantomatico mondiale di calcio del 1942, tenutosi secondo la leggenda in Patagonia…

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garzella e macelloniSi è tenuta questa mattina, alla Casa del cinema di Roma, la presentazione del mockumentary italiano che sta facendo molto parlare di se soprattutto sul web: Il mundial dimenticato di Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni. Storia del fantomatico mondiale di calcio del 1942, tenutosi secondo la leggenda in Patagonia, per sfuggire alla follia di un'Europa immersa nella guerra. E il calcio come spunto tragicomico per mille metafore diventa in questo periodo, dominato dallo scandalo calcioscommesse, un'ulteriore livello di interesse per questa intelligente operazione di documentazione del falso che diventa leggenda.  Una coproduzione italo-argentina, costata 800 mila euro e, con soddisfazione dei produttori, di imminente uscita in sala. Un film che è stato lanciato soprattutto sul web, attraverso una campagna virale che ha coinvolto volti notissimi del mondo del calcio come Gigi Buffon e Josè Altafini. Intervengono alla conferenza stampa i due registi e il produttore Daniele Mazzocca.

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Come è nato il progetto?

Macelloni: è stato il culmine di tanti anni di lavoro, un film partito nel 2005, dalla suggestione della lettura del racconto Pensare con i piedi di  Osvaldo Soriano. Poi io e Lorenzo abbiamo fatto un viaggio in Argentina, in Patagonia, e questo ci ha dato ulteriori spunti; e poi ancora il lavoro di scrittura che è stato molto lungo. I problemi produttivi sono stati una cosa a parte.

Materiali di repertorio e sequenze girate da voi, come si integrano?

Macelloni:  Per motivi di budget era ovvio che utilizzare tanti materiali di repertorio era comodo e vitale per noi, ma abbiamo lavorato parallelamente e in congruenza con i materiali che pian piano giravamo. Usando CromaKey e poi la grafica 3d in post produzione per rendere più credibile il tutto.

Garzella: Le location non erano tutte vicine, la Patagonia è molto grande. Il pilone dello stadio distrutto dall’alluvione, per esempio, è uno dei nostri effetti speciali. Ma l'importante è stato il lavoro sul materiale dell'Archivio General argentino e dell'istituto Luce in Italia. Manifestazioni, immagini rubate, vecchi stadi in festa, ecc…è stato un lungo lavoro di montaggio tra i 3 piani: archivio argentino, archivio italiano e materiali girati da noi.

Gli scandali calcistici degli ultimi giorni vi preoccupano o vi tranquillizzano per l'uscita in sala?

Garzella: Noi simo appassionati del lato ludico del calcio, siamo documentaristi che hanno lavorato a lungo nel mondo del calcio e quando abbiamo letto il racconto di Soriano ci sembrava straordinario evocare la leggenda con un mistero. E il (finto) documentario è un linguaggio che ci è sembrato ovvio da utilizzare. L’approccio di Soriano è molto vicino al nostro: favola senza certezze. In fondo anche nel nostro film ci sono diverse ombre sul mondo del calcio. Certo, in questi giorni sul Calcio ufficiale è caduta una grossa grandinata e ci dispiace. Ma non so sinceramente se questo può giovare o meno al nostro film.

Come il Documentario può ancora incidere sul cinema odierno? Come avete lavorato in questo caso?

Garzella: noi siamo documentaristi, ma in realtà qui abbiamo “messo in scena” un documentario. Il Mokumentary è un genere che crea grande divertimento ma a volte manca di emozione. E allora noi abbiamo voluto riprendere persone vere con emozioni vere che raccontano un passato inventato. Il linguaggio filmico parte dai documentari di History Channell e arriva all’accumulo di assurdità che chiamano in causa direttamente lo spettatore. Si, c'è molta tecnica ovviamente, ma le emozioni umane restano in primo piano


Si potrebbe avviare un processo di autentificazione delle vostre immagini visto che c'è molto archivio?

Macelloni: questa storia non è vera. Punto. Abbiamo raccontato una storia non vera con immagini vere. Il contesto e le tracce sono realissime , ma la storia no. Quindi il processo di autenticazione delle immagini sarebbe impossibile per noi.

Daniele Mazzocca: la visibilità ce la siamo cercata, a Venezia Giorgio Gosetti ci ha invitato alle Le giornate degli autori, una tappa importantantissima. Ma è curioso come il film in vari festival venga presentato a volte come fiction a volta come documentario. Anche lì c'è confusione. E questo ci diverte molto. In questo momento stiamo rappresentando l’Italia ad un festival di cinema a Shangai e dal mercato di Cannes sono arrivate ottime prospettive di vendita del film nel mondo. Speriamo si concretizzino.

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