Incontro con Benh Zeitlin

benh zeitlin

Il giovane cineasta, classe 1982, presenta  Beasts of The Southern Wild (in Italia Re della terra selvaggia), che ha ottenuto molti premi in diversi Festival nel mondo (tra cui la Camera d'Or a Cannes e il miglior film al Sundance) e che ora è candidato a quattro Oscar (film, regia, attrice protagonista, sceneggiatura). In sala dal 7 febbraio

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Affollato incontro per il film rivelazione dell'anno: Beasts of The Southern Wild (in Italia Re della terra selvaggia), che ha ottenuto una miriade di premi in diversi Festival nel mondo (tra cui la Camera d'Or a Cannes e il miglior film al Sundance) e che ora è cadidato a ben quattro Oscar (film, regia, attrice protagonista, sceneggiatura). Presente il giovanissimo regista, classe 1982, Benh Zeitlin che si è soffermato a lungo a parlare del suo film.

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Domanda secca: ti aspettavi tutto questo?

No. Ovviamente no. Questo film è un’opera prima non solo per me, ma anche per moltissimi attori e componenti della troupe. Come sapete negli Stati Uniti è fondamentale avere almeno un nome di grido o nel cast o nella troupe per avere successo, qui invece siamo tutti sconosciuti. Questo è un film indipendente, fatto con meno di due milioni di dollari, girato con uno stile quasi da guerriglia filmica. Grande merito va al Sundance che ha dato grossa rilevanza al film e poi a Cannes, tutto quello che è successo dopo è stata una grossa sorpresa in primis per noi.

Nel tuo film ci sono chiaramente due mondi opposti, una civiltà codificata e una cultura altra. Il mondo che rappresenti quanto è vicino all’ordine naturale pre-civilizzato?

Sicuramente le differenze tra questi due mondi sono tantissime, la comunità che filmo è un una comunità intimamente libera, sono persone con grande coraggio che vivono con una serie di valori che sono solo loro. Dovete pensare che chi vive in certe zone del sud Lousiana ha perso "tutto" almeno 10 volte nella vita. Chi vive e continua a vivere là ha una fortissima motivazione di sopravvivere. Questo film non voleva essere certo un documentario, né tantomeno una ricostruzione fattuale e scintifica dei fenomieni naturali, volevo solocatturare lo spirito del luogo e delle persone che lo abitano. Ho anche esagerato, spinto sul versante operistico, forse reso un po' tutto plateale, ma io faccio cinema in fondo. Il cuore del film è invece totalmente basato su verità.

Come hai trovato questa straordinaria interprete bambina?

Il cast è stato lungo, molto diverso dai cast normali, le persone che mi hanno aiutato erano le stesse che si sono occupate in quella regione della campagna di Obama nel 2008. Dopo 4000 provini e quasi nove mesi di lavoro, quando lei ci apparve per la prima volta fu come se il cielo si aprisse e la luce ci avvolgesse, era avvenuto il miracolo. Questa bambina di 5 anni aveva un talento incredibile, secondo me ha un futuro già segnato, sarà una grandissima attrice. Sul set era proprio oltre, come un’attrice affermata, addirittura mi correggeva se io le davo qualche indicazione che secondo lei non era adatta per un personaggio di soli 6 anni.

Le aspettative per gli Oscar?

Solo di far parte di questa straordinaria famiglia di incredibili talenti cinematografici, niente di più. Quando ho saputo delle candidature ho avuto anche un momento di panico, che altro può succedere con questo film? Sono emozionato, felice, soprattutto perché il film sarà per questo visto da molte persone in più in tutto il mondo. Per le candidature, che dire? Sono accostato a miei miti di gioventù, solo il fatto di incontrarli e di stare insieme a loro, mi fa un piacere immenso. Io voglio solo continuare a fare film.

Il tuo è un film sul rapporto uomo-natura, sulla forza distruttiva della natura e sull'uomo che resiste?

Il rapporto tra uomo e natura va in entrambi i sensi però, la natura dà cibo e vita a queste persone, ma la natura può anche portar via la vita e gli affetti. Si deve imparare a convivere con l’imprevisto, io ho voluto raccontare come si può entrare in comunione con la natura, in fondo per me Hushpuppy diventa un buon “animale” che vive al meglio il suo pianeta. Rispettare e essere rispettato dalla natura, un equilibrio difficile.

Ti sei in parte ispirato anche al cinema di Malick?

Ovviamente amo molto i film di Malick, ma non mi sono ispirato direttamente a qualche suo film. Un altro regista che mi viene in mente ora è Herzog per il suo rapporto intimo con la natura, ma ripeto non ho voluto guardare direttamente a nessun regista. Ho piuttosto fatto molte domanede alla comunità di quelle zone, io non capivo il perché non se ne andassero da quelle condizioni difficili, e loro mi hanno semplicemente risposto: “noi siamo esseri della palude, non possiamo essere sradicati da qua, è come una pianta che sta nel suo habitat naturale”. La piece teatrale da cui il film è tratto era intessuta di mitologia e surrealtà, io invece mi son mantenuto su un canone più realistico, volevo solo dare una sensazione di apocalisse e fine del mondo che la Lousiana sperimenta molto spesso. Volevo inserirmi nell’immaginario di una bambina, Hushpuppy, che non avendo tecnologia a disposizione è fortissimamente intessuto da immagini naturali.

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