BERLINALE 63 – "An Episode in the Life of a Iron Picker", di Danis Tanovic (Concorso)

an episode in the life of an iron picker

Quanto questa stretta complicità con il cast non professionista sia autentica o meno è tutto da valutare. Il regista bosniaco si concentra sulla sua storia da raccontare, mischiando le carte da prestigiatore. Non più documentario, non più finzione. Ma è solo un brutto imbroglio. Anche peggiore delle pretese autoriali tra L'enfer e Triage.

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an episode in the life of an iron pickerAncora le macerie. Non di una guerra visibile – filo rosso che ha attraversato spesso la filmografia del regista bosniaco da No Man's Land a Triage, da Cirkus Columbia fino al recente corto Prtljag – ma dei suoi residui. Dal metallo delle macchine alla mancanza di elettricità, ci sono ancora le trecce dei segni bellici nel paesaggio che Tanovic filma, con colori saturi, macchina a spalla, quasi come un reporter sul posto. Qui il luogo potrebbe essere come molti di quelli di guerra. Abbandonato, innevato, quasi ciò che resta dopo il conflitto. E non c'è più una frattura ma quasi un'inevitabile continuità tra il prima e il dopo. "Stavo meglio durante la guerra" dice a un certo punto il protagonista Nazif. Lui si arrangia come può alla giornata recuperando il ferro da vecchie auto e rivendendole a un rottamatore. La moglie Senada si occipa della casa e delle due figlie più piccole. Un giorno la donna ha un dolore all'addome. Perde il figlio di cui era incinta e deve essere operata d'urgenza. Non ha però né l'assicurazione sanitaria né i soldi necessari per essere curata.

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Lo stato di indigenza della famiglia rom è il punto di partenza per una condizione collettiva dove lo status economico è spesso sottolineato e visto come i soldi che il marito da alla moglie dopo che è tornato a casa. Tanovic sta vicinissimo quasi addosso ai suoi personaggi. Quanto questa stretta complicità sia autentica o meno è tutto da valutare. Certo il cast non professionista ha rivissuto sullo schermo un episodio della propria vita. Ma l'impeto non risulta spontaneo neanche nella descrizione della quotidianità della famiglia (tv accesa, preparazione dei piatti). E questo documentarismo in cui non si sente la profondità di oltre quello che viene inquadrato, scivola poi nell'altalenante andare avanti e indietro verso la finzione, già presente in gesti come il malori che a questo punto diventano solo simulazioni del vissuto.

Tanovic si concentra sulla sua storia da raccontare. Mischiando le carte da prestigiatore. In realtà quello di An Episode in the Life of a Iron Picker è solo un brutto imbroglio. Anche peggiore delle pretese autoriali di chi si sente già arrivato tra L'enfer e Triage.

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