Un giorno devi andare in conferenza stampa

un giorno devi andare
C'è un certo orgoglio da parte dei realizzatori di Un giorno devi andare nel presentare alla stampa romana il nuovo film di Giorgio Diritti, che ha fatto parlare di sé all'ultima edizione del Sundance. Raccontano questa esperienza al Quattro Fontane di Roma il regista, i produttori, gli sceneggiatori e le attrici Jasmine Trinca e Pia Engleberth

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C'è un certo orgoglio da parte di Lionello Cerri, tra i produttori con la sua Lumière & Co. di Un giorno devi andare, nel presentare alla stampa romana il nuovo film di Giorgio Diritti, che ha fatto parlare di sé all'ultima edizione del Sundance, dove è stato ben apprezzato dal pubblico, ben recensito e anche pare ben venduto: "non è stata un'avventura facile produrre questo film, che nelle intenzioni doveva già avere un respiro internazionale, un film d'autore e di pensiero. Ad un certo punto il villaggio di palafitte dove giravamo sembrava dovesse essere demolito e ci siamo chiesti se continuare o meno, portare lì tutti i materiali e le macchine non è stata una passeggiata, e la troupe dormiva in barche da 15 cabine che risalivano il Rio Negro…".

E' un bel ruolo fisico e impegnativo per un'attrice, come si è preparata Jasmine Trinca a questa performance?

Jasmine Trinca: non mi sono spaventata, appena ho letto il copione ho pensato che questo film, così coraggioso nel suo essere diverso dalle commedie per il grande pubblico che si fanno oggi in Italia, era in realtà anche il ritratto di un carattere femminile del tutto opposto alle donne-immagine che piacciono al cinema italiano. Una specie di rieducazione del pensiero. E perciò siamo partiti per l'Amazzonia senza la presunzione del cinema, ma anzi cercando proprio il "documento": a quel punto il fattore umano è stato determinante.

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Pia Engleberth: una donna sente tutto con il corpo, gli uomini sono più focalizzati sulla mente. Augusta nel film cerca proprio una maniera per uscire dalla gabbia della mente in cui si è autorinchiusa.

Il cinema di Diritti è pieno di donne in ruoli importanti…

Giorgio Diritti: a differenza degli uomini, che spesso sono divorati dall'orgoglio e dall'affermazione personale, le donne sono esseri portati per natura a mostrarsi accoglienti, rappresentando il tempio della vita. Il mio senso della comunità, che scorre sotterraneo a tutti i miei film, ha di sicuro una sua sensibilità femminile: per me la comunità è un concetto talmente forte che faccio sempre in modo che si crei anche sul set, con la troupe, gli attori, la gente del luogo.

Com'è nata Augusta in sceneggiatura?

Fredo Valla, co-autore dello script: intorno al 2000 io e Giorgio siamo andati  in Amazzonia per la prima volta, per un progetto completamente diverso da questo – la madre di Diritti era appena morta e quello è stato per lui un viaggio dalla grande importanza: lì incontrammo questo missionario, Padre Augusto, che col tempo piano piano è diventato Augusta, nel film. Per me Un giorno devi andare è un racconto sulla vita sin dalla scena d'apertura, con l'ecografia del feto che si sovrappone al cielo stellato e a quella grande luna: una ricerca perenne di un senso, che può anche coincidere con dio, e ne ho avuto la conferma passando nuovamente un mese con un gesuita su di una palafitta in Amazzonia durante la lavorazione del film. 

Insomma il vostro lavoro sembra un'ode alla riscoperta del valore della semplicità, come potrebbe indicare il personaggio del pescatore che ritorna nella prima e nell'ultima parte dell'opera…

Giorgio Diritti: volevo fare un film di viaggio, con la sceneggiatura pronta a modificarsi nel corso delle riprese, e delle situazioni con cui entravamo in contatto. La mia idea era che lo spettatore scoprisse le cose insieme ad Augusta, e facesse il suo stesso percorso emozionale: sentirsi di nuovo pronti ad essere felici in un mondo dominato dal consumismo e dalla visione economica dell'esistenza. Si tratta di un viaggio che chiunque può affrontare non per forza arrivando sino in Brasile, ma anche a Fregene, in montagna, oppure facendo una passeggiata dentro Roma e incrociando un bambino che ti corre incontro sorridendoti. 

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