"Le avventure di Zarafa – Giraffa giramondo". Incontro con Rémi Bezançon, Jean-Christophe Lie e Vinicio Capossela

Jean-Christophe Lie e Rémi Bezançon

Alla Casa del Cinema di Roma si è svolta la conferenza stampa del film d'animazione francese che in patria ha riscosso grandissimo successo di pubblico e di critica. Presenti i due registi e Vinicio Capossela. Il film uscirà in circa 100 copie il 4 aprile prossimo.

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Jean-Christophe Lie e Rémi BezançonNella cornice della Casa del Cinema di Roma, con tanto di bambini ancora presi dalla visione del film, si è svolta la conferenza stampa di Le avventure di Zarafa – Giraffa giramondo, film d'animazione francese che in patria ha riscosso grandissimo successo di pubblico e di critica. Presenti i due registi, Rémi Bezançon, alla sua prima esperienza con l'animazione, e Jean-Christophe Lie, che invece da tempo fa l'animatore. Insieme a loro, Vinicio Capossela che, oltre a doppiare il personaggio del vecchio saggio, ha composto la canzone che scorre sui titoli di coda, Zarafa Giraffa, di cui è stato mostrato il videoclip in anteprima. Il film uscirà in circa 100 copie su tutto il territorio il 4 aprile prossimo.

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Voi due siete due registi che sono stati entrambi candidati ai César, ma che avete seguito percorsi diversi. Come vi siete incontrati per questo progetto?

RB: L'incontro con Jean-Christophe è avvenuto molto dopo la stesura della sceneggiatura. Sapevo che questo sarebbe dovuto essere un film d'animazione, ma da solo non ce l'avrei mai fatta. I produttori mi hanno allora presentato Jean-Christophe, di cui avevo visto il corto L'homme à la Gordini che mi era piaciuto moltissimo.

JCL: Sono anni che collaboro con la casa di produzione "Prima linea" e loro mi hanno fatto leggere la sceneggiatura, che ho amato sin da subito.


Tu, invece, Vinicio, come sei entrato a far parte del progetto?

VC: Conosco bene Luca Bernini di Nexo, che distribuisce il film in Italia. Lui mi ha proposto di comporre il brano e da lì è nata la collaborazione. Poi ho sempre provato un certo fascino per gli animali, le storie di fantasia e il mondo geografico che viene mostrato nel film, quell'immaginario che rimanda anche a Verne. E poi c'era la giraffa, un vero miracolo di natura che unisce eleganza e sproporzione.

La storia che raccontate nel film è tratta da un evento avvenuto davvero nell'Ottocento. Quali licenze vi siete presi rispetto alla Storia?

RB: Sì, il film si ispira ad una storia vera che è poco conosciuta anche in Francia. Il pascià d'Egitto aveva inviato questa giraffa a Carlo X. Noi ci siamo inventati Maki, il bambino che compie il viaggio con la giraffa e abbiamo reso il viaggio stesso più avventuroso con la tratta in mongolfiera. Il viaggio vero, invece, era avvenuto per nave ed era meno appassionante. La giraffa ha poi vissuto per anni al Jardin des Plantes di Parigi e quando è morta l'hanno imbalsamata e ancora oggi si trova al Museo di storia naturale di La Rochelle.

Una delle giraffe famose al cinema è quella di Madagascar, un personaggio alquanto neurotico. Vi siete ispirati a lei per Zarafa?

RB: No, Madagascar non l'ho visto.

JCL: Io l'ho visto, ma non abbiamo pensato a lei, piuttosto ci sono rapporti con i vecchi film d'animazione della Disney. RB: Sì, c'è molto dai vecchi film Disney e da Miyazaki. È stata una scelta voluta.

Vinicio Capossela

Capossela, come è stato dare voce al corpo o, se vogliamo, corpo alla voce?

VC: Prima di rispondere, volevo aggiungere che la storia della giraffa è stato all'epoca l'evento più memorabile che ha portato meraviglia in tutta la Francia nel suo percorso a terra verso Parigi. Da qui è nata una vera e propria “giraffomania” che mi ha divertito. Per quanto riguarda la voce, è stata un'esperienza di scoperta nei confronti dei grandi maestri del doppiaggio qui a Roma. Ho lavorato con Rodolfo Bianchi che dalla cabina mi dirigeva. È stato interessante confrontarsi con una figura del genere. Tutta l'attenzione per la pronuncia invece mi ha un po' innervosito, ma è comunque affascinante scoprire in quanti modi si possa dire una frase. Ho anche visto la versione originale del film che è molto bella ed è stato un modello da seguire. Credo anche che quando si ha una voce molto riconoscibile, non si debba anteporre la voce al personaggio, ma far risaltare il personaggio. Spero di esserci riuscito.

RB: Ho visto stamattina un pezzo della versione italiana e devo fare i miei complimenti ai doppiatori. Hanno fatto un lavoro eccezionale. È davvero bellissima.

JCL: Anche io mi unisco ai complimenti. Meravigliosa.

RB: Per me poi il suono rappresenta il 50% del successo di un film, quindi faccio sempre molta attenzione al lavoro degli attori da questo punto di vista.


Nel film si mostra il pascià che manda questi doni alla Francia, ma poi la Francia non fa nulla…

RB: Si tratta di verità storica perché il re non ha dato alcun aiuto all'Egitto. Volevo criticare questo aspetto e il saccheggio che la Francia, ma anche la Gran Bretagna o l'Italia, hanno fatto nei confronti dell'Africa. Per esempio, le capitali europee sono piene di obelischi. Si tratta di veri e propri furti, un'assurdità. Il film è anche molto attuale visto che l'anno scorso la Cina ha inviato all'ex-presidente Sarkozy dei panda che soffrono allo zoo. La storia si ripete. Magari tra cento anni faranno un film sui panda e Sarkozy…

JCL: La cosa che più mi ha colpito è stato questo zoo dove gli animali venivano rinchiusi.

RB: Il Jardin des Plantes è uno degli zoo peggiori al mondo, le gabbie sono piccolissime. Infatti, la direzione dello zoo non è stata molto contenta quando il film è uscito, ma noi ce ne siamo fregati, ecco.

I film di animazione degli ultimi tempi sembrano rivolgersi a un pubblico più trasversale mentre qua si nota una volontà molto più didattica quindi è un film solo per bambini o si rivolge a tutti?

RB: Il film è di certo adatto ai bambini, ma non ci siamo voluti abbassare al loro livello, piuttosto li abbiamo voluti trattare alla pari parlando di temi importanti.

L'animazione tende sempre più alla commedia, in particolare negli USA, invece qua ci sono uccisioni, morti, elementi del genere avventura e soprattutto la morte della madre di Zarafa che è davvero shoccante all'inizio del film. Come avete approcciato un concetto così complesso?

JCL: Il tema è difficile da affrontare rispetto a un pubblico così giovane. Ma questa esperienza mi ha insegnato molto e Rémi mi ha insegnato a destreggiarmi con toni diversi. Poi credo anche che i bambini siano curiosi e, a volte, sono loro stessi ad aver bisogno di avere paura. Spero solo che non abbiamo esagerato.

RB: Ho scritto questo film come i miei precedenti e ho sempre preferito adottare un tono tragicomico. In effetti, all'inizio doveva morire anche Hassan, ma l'abbiamo tolta e abbiamo inserito questa scena in cui Hassan si riprende e va a vivere con Bouboulina. Dal momento che è una cosa raccontata da Maki anziano, si ha quasi l'impressione che sia una cosa inventata da lui per i bambini che ascoltano. Anche perché lui non lo avrebbe potuto sapere. Ma i bambini forse non faranno questo collegamento e crederanno che Hassan sia ancora vivo.

VC: Ma per Bouboulina vi siete ispirati a Zorba?

RB: Bouboulina era una piratessa che è esistita davvero. C'è un film greco del '56 che ne perla.

JCL: La morte di Hassan ci piaceva molto sulla carta, ma una volta disegnata, ci siamo accorti che era troppo forte. Questo per far capire la potenza della immagini. Per quanto riguarda Bouboulina, c'è anche da dire che il sirtaki è una ballo inventato per Zorba e quindi è molto recente.

RB:
Un anacronismo assoluto, sì.

Le avventure di Zarafa - Giraffa giramondoCapossela, che rapporto ha con il cinema in quanto spettatore, soprattutto di film d'animazione. E poi, lei che ha vinto il Premio Amnesty Italia nel 2009, che ne pensa della politica nei confronti degli immigrati in Italia?

VC: A me è sempre piaciuto Il libro della giungla, dove c'era anche Sordi che doppiava un personaggio. Sono sempre stato attratto dal fantastico, dall'animazione. È una qualcosa di magico, che rimanda agli spettacoli delle lanterne e alle grotte dei primitivi. Gli uomini disegnavano e si affrancavano con il disegno. Guardavano in alto, come indica la parola antropos. Per quanto riguarda la seconda domanda, sono felice che sia stata eletta una Presidente della Camera che è sempre stata attenta a questo problema. È un qualcosa che ho affrontato anche nella mia collaborazione con Segre. Io cerco di fare qualcosa nel mio piccolo, ma bisognerebbe cambiare la coscienza collettiva. Con la crisi economica purtroppo ci si sposta sempre a destra e si hanno fenomeni come quello di Alba dorata in Grecia, un movimento di ispirazione neo-nazista davvero preoccupante. Dimostra come nella difficoltà passi un messaggio populista e gli immigrati vengano percepiti come una minaccia.

Come nasce iconograficamente il film? Si ha l'impressione che Hassan sia una figura un po' cristologica. Per chi vi siete ispirati a lui nei tratti? Pratt? Corto Maltese?

JCL: Graficamente sarebbe per me difficile individuare una fonte di ispirazione, anche tra le persone con cui ho collaborato come Chomet. Sono tante le fonti. Forse per il look ci siamo ispirati a persone reali.

RB: Credo che Omar Sharif e Lawrence d'Arabia siano state la fonte di ispirazione principale.

Vi trovate in un momento particolare per cui molti registi, come anche Leconte, passano all'animazione. Il mondo del live action e dell'animazione si avvicina. Secondo voi, quando è accaduto? Con la vittoria di Miyazaki all'Oscar? La partecipazione di Shrek a Cannes?

RB: La frontiera tra questi due mondi è sempre più labile anche grazie alle nuove tecnologie come il 3D. Registi come Spielberg e Jackson sono passati all'animazione con Tintin mentre Bird è passato al live action con Mission: Impossible 4. Credo che l'immagine digitale sia utile e abbia facilitato il passaggio. Per me, alla base c'è sempre la voglia di raccontare e qua mai avrei potuto ricorrere a degli attori. Era necessaria un certo tipo di animazione, simile a un libro per bambini da sfogliare. Il 3D non mi piace, volevo evitare che il film fosse troppo rapido. Anche perché il viaggio ha bisogno di tempi e ritmi diversi.


I dialoghi del film sono infatti molto rarefatti. C'è una certa calma, è come se tutto avvenisse attraverso le immagini…

RB: Sì, il film è una storia che viene raccontata e volevo sottolineare l'importanza della narrazione orale. Le immagini sono quelle che restano nei bambini che a loro volta racconteranno la storia in futuro.

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