Je ne suis fille de personne – Incontro con Elisa Fuksas e Diane Fleri per NINA


Elisa Fuksas
presenta il suo Nina, stravaganza in Roma d'agosto con Diane Fleri che si aggira tra i vialoni deserti dell'EUR con cagnone al guinzaglio e incrocia Luca Marinelli più diversi inserti onirici: qualcuno lo ha definito Bianca 2.0 e a me non dispiace! Già vista in Festival internazionali (Barcellona, Londra, Tokyo) e italiani (Milano, Bari), questa "storia di una giovane donna incapace di sentire" approda in sala con una decina di copie dal 18 aprile

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L'unico modo che ho avuto per poter immaginare la mia EUR è stato fingere che nessuno avesse mai girato un film in quelle architetture. Elisa Fuksas presenta il suo Nina, stravaganza in Roma d'agosto con Diane Fleri che si aggira tra i vialoni deserti con cagnone al guinzaglio e incrocia Luca Marinelli più diversi inserti onirici: qualcuno lo ha definito Bianca 2.0 e a me non dispiace! Già visto in Festival internazionali (Barcellona, Londra, Tokyo) e italiani (Milano, Bari), approda in sala con una decina di copie dopo una proiezione per i detenuti del carcere di Bollate: uno di loro a fine film si è detto dispiaciuto per la mia sofferenza, che aveva visto sullo schermo, e questo mi ha molto toccata…

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Come hai lavorato per creare l'equilibrio tra l'aspetto visivo e la componente "scritta" del film?

Elisa Fuksas: Per me la componente visionaria del film è stata da subito fondamentale per restituire lo stato d'animo di incompiutezza che volevo si respirasse nelle immagini: questa è la storia di una giovane donna incapace di sentire. Io ho sempre sognato di fare la scrittrice ma ad un certo punto mi sono resa conto di quanto la scrittura sia frustrante, quando non riesci a restituire quell'immagine che hai così chiara in testa. Il cinema è un atto di egoismo e altruismo insieme: credi di poter essere la sola a visualizzarla nel modo corretto, e allo stesso tempo la vuoi condividere. 

Qual è stato l'apporto di Michele D'Attanasio, il direttore della fotografia, al progetto visivo del film, e ai suoi riferimenti chiaramente cinefili?

Elisa Fuksas: Ho avuto una grande fiducia da parte di tutti, i produttori in primis, che mi ha dato la possibilità di poter osare un esordio che fosse innanzitutto un racconto visivo. E quando ho scelto il mio collaboratore alla fotografia, volevo qualcuno giovane, con cui poter parlare, e che mi mettesse nella posizione di poter girare il mio film da sola. Per quanto riguarda i riferimenti che possono subito venire in mente, Antonioni, Fellini…l'unica citazione esplicità è a David Lynch.

Per Diane Fleri si tratta di un ruolo inedito all'interno della sua filmografia nel panorama italiano…

Diane Fleri: ho cercato subito di capire il personaggio, e mi sono resa conto che in Nina ci sono diverse cose di cui la mia stessa vita mi stava parlando nel periodo in cui abbiamo girato: le difficoltà nell'affrontare una scelta, nel mettersi in discussione. Nina sembra una turista nella sua stessa città. Sensazioni che mi hanno subito legata a Elisa, una personalità originale che ha bisogno di esprimersi. Siamo diventate quasi migliori amiche senza mai parlarci, capendoci a mezze frasi, prima ancora di conoscerci davvero.

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