in nomine Satan. Incontro con Emanuele Cerman e il cast

Incontro stampa romano per in nomine Satan, opera prima di Emanuele Cerman che ripercorre una delle pagine più scioccanti di cronaca nera degli ultimi tempi: il caso delle Bestie di Satana. Nato dal sodalizio professionale con Stefano Calvagna, il film è una produzione indipendente che ha incontrato non poche difficoltà produttive. In sala dal 24 aprile

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Incontro stampa romano per in nomine Satan, opera prima di Emanuele Cerman che ripercorre una delle pagine più scioccanti di cronaca nera degli ultimi tempi: il caso delle Bestie di Satana. Nato dal sodalizio professionale con Stefano Calvagna, il film è una produzione indipendente che ha incontrato non poche difficoltà produttive: A causa del budget ristretto ho girato in soli dieci giorni consecutivi una sceneggiatura di oltre centodieci pagine, ha dichiarato il regista. All'incontro erano presenti anche Mattia Mor, Federico Palmieri, Tiziano Mariani, Francesca Viscardi, Maria Tona, Fabio Farronato, Gianmarco Bellumori e Virginia Dorothy Gherardini. In sala dal 24 aprile.

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Com’è nata l’idea del film?

Emanuele Cerman: Questo film l’avrebbe dovuto girare Stefano, che aveva in mente un progetto televisivo sulle Bestie di Satana. Poi, a causa di un problema personale, ha chiesto a me di farlo. Il mio timore maggiore era di non riuscire a fondere la finzione narrativa con il dolore reale delle famiglie delle vittime. Spesso nella nostra cinematografia viene a mancare il coraggio di raccontare il lato oscuro del paese e soprattutto manca l’attenzione necessaria a produrre film del genere. Essendo uno dei fondatori di Indicinema Italia ritengo che le opere, prime e seconde, vadano tutelate a livello economico e se c’è qualcosa che ci rende inferiori è proprio una regolamentazione in tal senso.

Stefano Calvagna: Ho conosciuto Emanuele grazie a Cronaca di un assurdo normale, di cui lui ha scritto la sceneggiatura. Il progetto iniziale sulle Bestie di Satana doveva svilupparsi in due puntate televisive. Avevo preparato quindi uno script processuale molto lungo e descrittivo lasciando poi a Emanuele la completa libertà nell’adattamento e nella scelta del cast.

Mattia Mor: Dopo aver letto il progetto, ho deciso di finanziare il film. Nonostante il budget piuttosto basso – il film è costato circa 40mila euro – ci abbiamo messo passione e impegno. Esistono tanti progetti come questo ma pochi riescono ad arrivare in sala o in televisione. Ci vorrebbe una spinta da parte della classe dirigente e dell’opinione pubblica per valorizzare la cultura.

Come si è svolto il lavoro drammaturgico e di scrittura?
Emanuele Cerman: Ho accettato di girare in condizioni estreme, ma con la richiesta di riscrivere l’intera sceneggiatura. Partendo quindi dall’indagine della polizia ho inserito parti oniriche avvalendomi dei miei studi antroposofici: si tratta di scene che esulano dalla realtà e che consentono di analizzare le cose da un’angolazione differente e per certi versi sottile. Volevo, insomma, aggiungere una chiave simbolica per esprimere il mio punto di vista su una vicenda trascurata e su alcuni dettagli che non tornano, come la buca profonda quasi due metri e le tracce di sangue che non sono state rinvenute sui ragazzi accusati. Il mio obiettivo era anche denunciare il silenzio della società su un fenomeno di assoluta attualità come il satanismo, che stando a un recente articolo pubblicato sul Fatto quotidiano, conta solo in Italia 8000 sette con 600mila adepti.

 


Com’è stato interpretare il tuo personaggio?

Maria Tona: Il mio personaggio, interpreto la moglie di Roberto, fa molto riflettere perché crea il dubbio. È buona o cattiva? Il male è in quei volti che a volte sembrano tutt’altro. Con Francesca Viscardi abbiamo lavorato per creare un’interpretazione che avesse un fluido reale.

Francesca Viscardi
: Innanzitutto vorrei fare i complimenti a Emanuele che ha girato il film in dieci giorni. La difficoltà principale del mio personaggio era la rassegnazione della donna che interpreto. Era la prima volta che affrontavo un ruolo di una persona ancora viva che ha abbandonato le ricerche della figlia perché minacciata di morte.


Gianmarco Bellumori
: Ho lavorato alla ricerca del mio masochismo. In scena ho la possibilità di suicidarmi. Ho bisogno di appartenere al gruppo e per questo mi avvicino a loro. Inizialmente è un gioco, poi compio azioni che mi vengono imposte.

Come ti sei documentato sulla vicenda?
Emanuele Cerman: Ho seguito il caso dal punto di vista mediatico, mentre Stefano ha fatto delle ricerche sugli atti processuali. Sulle Bestie di Satana ci sono libri, speciali televisivi, e il blog dell’avvocato Paolo Franceschetti. Da questa base mi sono creato, grazie anche alle mie competenze di programmazione neuro linguistica, una mia idea sul caso. Mi piace lavorare su una serie di intuizioni, sono convinto che il pensiero sia un’attività esterna e sta a noi cogliere le percezioni che arrivano da fuori. Registicamente, poi, ho voluto creare un prodotto ibrido, a metà tra cinema e televisione, mescolando il piano della finzione con quello più realistico e documentaristico.

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