LOCARNO 67 – Carlo Chatrian: "Il cinema è plurale"
Il Direttore Artistico del Festival di Locarno racconta in esclusiva a Sentieri Selvaggi l'imminente edizione: dalla retrospettiva Titanus agli omaggi a Léaud e Agnès Varda, fino alla nuova sezione di ricerca, Signs of life, Locarno 67 punta l'attenzione sull'esperienza del cinema moderno e il suo riverbero nel panorama contemporaneo, nel segno di una costante libertà formale
Il Direttore Artistico Carlo Chatrian racconta in esclusiva a Sentieri Selvaggi l'imminente edizione del Festival di Locarno: dalla retrospettiva Titanus agli omaggi a Jean-Pierre Léaud e Agnès Varda, fino alla nuova sezione di ricerca, Signs of life, Locarno 67 punta l'attenzione sull'esperienza del cinema moderno e il suo riverbero nel panorama contemporaneo, nel segno di una costante libertà formale
Dopo l’esperienza dello scorso anno cosa avete deciso di mantenere dell’impronta data nella prima edizione e cosa avete ritenuto opportuno modificare?
Poi è evidente che la linea di un festival è data dal suo programma e dai film selezionati. Da questo punto di vista quest’anno il programma è caratterizzato da una forte attenzione a quello che per comodità si definisce cinema moderno, grazie a ospiti, testimoni e omaggi, ma anche presenza di registi più giovani che direttamente si ricollegano a quell‘esperienza di libertà formale.
Nel Concorso compaiono nomi di cineasti consolidati ma sempre sperimentali, in costante divenire, e giovani che hanno alle spalle solo un paio di film: che tipo di fil rouge avete cercato per dare coesione alla sezione?
Mi fa piacere che vi soffermate su questa competizione che nn avendo grandi nomi cui appoggiarsi è spesso lasciata in secondo piano, quando invece esprime con forza il desiderio del cinema di rinnovarsi. Quest’anno al suo fianco le abbiamo aggiunto una costola, per così ancora più estrema, si chiama Signs of Life – dal primo film di Herzog.
Entrambe sono sono pensate come dei laboratori dove si progetta il cinema del futuro. Saggi, finzioni in prima persona, documentari dal chiaro valore politico e nuove forme narrative concorrono a definire un quadro del cinema che sarà. Fortunatamente non c’è una direzione predominante nel percorso di ricerca dei giovani, almeno questo è quanto cerchiamo di sottolineare con la nostra selezione: il cinema è plurale.
Torniamo a Jean-Pierre Léaud ed Agnès Varda. Puoi raccontarci la scelta di questi omaggi e come loro hanno accolto la notizia dei Pardi?
Così abbiamo percorso la sua lunga filmografia e io ho scoperto che avevo qualche lacuna! Penso che anche nella selezione di Locarno a fianco di film imperdibili (
Cléo, Sans toit in loi…) ci sarà modo di scoprire angoli nascosti di questa instancabile sperimentatrice.Oltre al valore intrinseco della proposta, oltre alla grande qualità tecnica che la maggior parte dei film Titanus avevano e hanno, c’è il piacere di affrontare un tuffo nel passato.
Se nel fondo diversi film sono ancora di grande attualità, i modi di esprimersi, il vestire, il muoversi raccontano di una società diversa, distante dalla nostra, probabilmente per sempre trascorsa. E qualcosa però di quel porsi rispetto alla macchina da presa, che era percepita come un oggetto prezioso e non un oggetto di consumo che si tira fuori come si farebbe con un pacchetto di cicche, dovrebbe restare ancora oggi come un monito.