Daniele Ciprì e la sua "buca". Incontro col regista e il cast

Questa mattina a Roma, al cinema Quattro Fontane, il regista ha presentato il suo ultimo film  girato due anni dopo E' stato il figlio. All'incontro sono stati anche presenti i protagonisti Sergio Castellitto, Rocco Papaleo e Valeria Bruni Tedeschi con gli sceneggiatori Alessandra Acciai e Massimo Gaudioso. Il film, distribuito da Lucky Red, uscirà in oltre 200 sale da giovedì 25 gennaio.

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Un avvocato burbero e imbroglione. Un uomo innocente uscito di galera dopo 27 anni. Un cane li fa incontrare. Il loro scontro iniziale si trasforma in uno scopo comune: perché non fare una causa milionaria allo stato.

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Questa mattina a Roma, al cinema Quattro Fontane, il regista ha presentato il suo ultimo film, La buca, girato due anni dopo E' stato il figlio. All'incontro sono stati anche presenti i protagonisti Sergio Castellitto, Rocco Papaleo e Valeria Bruni Tedeschi assieme agli sceneggiatori Alessandra Acciai e Massimo Gaudioso. Il film, distribuito da Lucky Red, uscirà in oltre 200 sale da giovedì 25 gennaio.

 

 

In La buca possono essere presenti frequenti citazioni cinematografiche?

Daniele Ciprì: Più che di citazione parlerei di evocazione. Quando racconto una storia, parto sempre da un'idea realistica. Poi però cerco di portarla in un'altro terreno ed è come se disegnassi, per esempio, una strada o una periferia. I caratteri che vedo nella vita di tutti i giorni (per esempio, le persone che prendono la metropolitana) cerco poi di trasportarli nel mio "io".

Valeria Bruni Tedeschi: Quando parli di metropolitana ricordo la frase di Zavattini che diceva: "Il cinema neorealista è morto quando i registi hanno smesso di prendere il tram".

 

 

C'è un uso frequente della musica, che ricorda anche Gershwin

Daniele Ciprì: Sicuramente Gershwin è uno degli autori musicali più amati e odiati. Ma la grande complicità c'è stata con Pino Donaggio tanto è vero che appena è arrivato sul set, ho chiamato mia madre per dirglielo. Poi, nella composizione delle musiche, abbiamo coinvolto anche Stefano Bollani.

Rocco Papaleo: Mi fa piacere che venga nominato Gershwin perché è stato il musicista più importante del secolo scorso e ha fatto da anello di congiunzione tra la musica classica e il jazz. La musica è sempre dentro la recitazione. C'è chi la conosce e ci si affida in modo consapevole. Chi invece la conosce meno, va a istinto. Io sono stato violentato dalla musica.

Sergio Castellitto: A me piace obbedire quando recito. La musica invece la seguo di più quando giro i film come regista. Con questo film Daniele ha saputo sporcarsi le mani con una commedia dove raccontiamo cose serissime con un tono grottesco.

Valeria Bruni Tedeschi: La mia musica è stata quella del ridere che mi dava il ritmo.

 

 

Nella scena dello studio fotografico ci poteva essere un riferimento alla sua opera precedente?

Daniele Ciprì: Mettendo un cervello, un lampo e il bianco e nero, il modello più ovvio non poteva che essere Mel Brooks e  il suo grandissimo Frankenstein junior. Non penso ci sia un riferimento al mio passato ma certamente ci sono dei punti in comune in tutta la mia opera che ritornano. Per esempio, questo si può vedere nel modo in cui faccio gesticolare gli attori. Il bianco e nero è pericoloso, tanto è vero che dico spesso: "Faccio i film in bianco e nero col colore". E poi spingo all'esasperazione il grottesco in un contesto astratto. I luoghi nel mio cinema non sono come nella realtà ma come si trasformano nella mia testa. Quando Wim Wenders è venuto a Palermo per i sopralluoghi di Palermo Shooting, non sapevo dove portarlo proprio per questo motivo. Personalmente mi sento estraneo al panorama italiano che comunque rispetto tantissimo.

 

 

Come è stato recitare insieme a Sergio Castellitto e Rocco Papaleo?

Valeria Bruni Tedeschi: Mi sono trovata in mezzo a due clown diversi, uno più cinico e l'altro più triste.

 

 

Come avete lavorato sui vostri personaggi?

Rocco Papaleo: Ciprì è un adorabile logorroico e quindi per il mio personaggio mi ha detto tante cose. L'idea che mi sono fatto di Armando è quella di un angelo che cade dalla prigione e che è senza rancore. A proposito di questo Valeria, durante i primi giorni di riprese, mi ha suggerito una frase di Mandela che riguardava proprio la mancanza di rancore nei confronti dell'ingiustizia.

Sergio Castellitto: Fare il cattivo è tra le cose più divertenti per un attore. Venivo da 35 episodi di In Treatment dove ero immobilizzato su una sedia e quindi avevo bisogno di scatenarmi fisicamente. Quindi l'obiettivo principale è stato quello di recitare velocemente, al limite dell'inciampo. Vi faccio ora vedere una maglietta dove c'è una scritta con la filosofia del mio personaggio: (mostra la maglietta) "Un buon avvocato conosce la legge, un grande avvocato conosce il giudice".

 

 

La scelta del cane?

Daniele Ciprì: Il cane l'ho scelto io come punto di collegamento tra i due protagonisti che non si conoscevano. E' presente ma non fa nulla per farsi notare.

 

 

Dove è stato girato La buca?

Daniele Ciprì: A Cinecittà e in periferia. Poi La buca l'abbiamo girato in pellicola. Il digitale ha distrutto il nostro immaginario. Il mio è come un film in vinile e cerco attori che riconoscono "il vecchio".

 

 

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