“Uno splendido dramma giocoso”. Incontro con Carlo Verdone per Cenerentola

cenerentola di carlo verdone

È stato prestato a Roma Cenerentola, adattamento cinematografico della favola musicata da Gioachino Rossini, diretto da Carlo Verdone e ambientato a Torino. All’incontro sono intervenuti, oltre al regista, l’ideatore e produttore Andrea Andermann, e i direttori dell’animazione Annalisa Corsi e Maurizio Forestieri. Il film esce in circa 200 sale il 23 dicembre

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È stato prestato a Roma Cenerentola, adattamento cinematografico della favola musicata da Gioachino Rossini, diretto da Carlo Verdone e ambientato a Torino (tra la Reggia di Venaria, il Parco naturale La Mandria e Palazzo Reale). Il progetto, nato nel 2012 per la televisione, arriva ora sul grande schermo arricchito da materiale inedito e da parti interamente animate. All’incontro sono intervenuti, oltre al regista, l’ideatore e produttore Andrea Andermann, e i direttori dell’animazione Annalisa Corsi e Maurizio Forestieri. Il film esce in circa 200 sale il 23 dicembre.

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Quali sono state le difficoltà nel realizzare Cenerentola?
Andrea Andermann: Già fare un film non è facile. Aggiungere un cast lirico e una parte animata è stato ancora più complicato. Comunque non è la prima volta che sperimentiamo. Abbiamo cominciato nel ’92 con la Tosca a Roma e abbiamo continuato con La traviata a Parigi e il Rigoletto a Mantova. Con Cenerentola volevamo emozionare il più vasto pubblico possibile. Abbiamo quindi messo insieme la quasi favola di Rossini, recuperando gli elementi che non sono stati inseriti, il ballo e la scarpetta, sia a causa della censura papale sia per la natura razionale di Rossini stesso. Alla fine siamo riusciti a fare un buon lavoro di cesello grazie anche a Carlo, un vero interprete della commedia umana.

 

Com’è stato dirigere un’opera lirica?
Carlo Verdone: Come regista di cinema è stata una scommessa che volevo fare e al tempo stesso un impegno rischioso che ha comportato diversi mesi di lavoro a Torino. Ho sentito il bisogno di abbandonare la solita strada della commedia e riprendere un vecchio percorso intrapreso nel ’92 con Il barbiere di Siviglia. Qui però era diverso, bisognava fare un film. Grazie ai consigli di Andrea e all’aiuto del direttore d’orchestra Gianluigi Gelmetti mi sono sentito rassicurato. Ho preso in mano la mia telecamerina e ho cominciato a tracciare le varie geometrie dei movimenti dei personaggi. Pian piano ci siamo così trovati con uno storyboard. In un secondo momento sono arrivati i cantanti veri con l’orchestra. Durante la diretta pensavo che qualche errore grosso sarebbe uscito fuori, ma miracolosamente è andato tutto bene. Ci siamo divertiti molto, e per me è stata una boccata d’ossigeno. Sono trentasette anni che lavoro per il cinema ed è importante cambiare sentiero ogni tanto. Con Cenerentola spero di aver restituito lo spirito rossiniano e anche di aver messo qualcosa di piccolo di verdoniano. Ad esempio, quando riprendevo i cantanti ho cercato di non avvicinarmi troppo e inquadrarli a mezza figura. Ho cercato di fare il mio meglio con le espressioni, di dare anima ai personaggi. Quando si vedono in platea magari sono distanti e restano freddi al pubblico. Ho quindi usato campi, controcampi e carrelli senza abusarne, per mettere in scena uno spettacolo corretto e soprattutto popolare. Per questo abbiamo aggiunto i sottotitoli e l’animazione, che addolcisce il tutto rendendolo fiabesco, quasi disneyano.

 

Com’è avvenuta la scelta di Lena Belkina?

Carlo Verdone: Mi sono battuto per averla perché aveva la voce giusta e un grande primo piano. Ha un volto da sognatrice e leggermente furbetto, perché alla fine per me Cenerentola è una gran paracula. Il fatto poi che Lena muovesse poco la bocca quando cantava, mi consentiva di andare vicino con la macchina da presa. Inoltre è stata molto ricettiva nel seguire i miei consigli su come muoversi in scena. Per quanto riguarda le due sorelle le ho trovate splendide, ho dato loro qualche piccola gag e, in generale, ogni personaggio ha avuto un cenno di espressione.

Come avete lavorato all’animazione?
Annalisa Corsi: Il lavoro si è concentrato a ridosso della diretta. Grazie ad Andrea ho visitato i luoghi del film, quindi Torino con il Parco naturale La Mandria. Qui ho svolto molte ricerche per dare a Cenerentola un’immagine nuova. Spesso realizzo contributi per il cinema e mi capita di mescolare diversi linguaggi. In questo caso si trattava di una contaminazione ricca e importante, che riguardava anche la lirica. Con Maurizio Forestieri, invece, ho condiviso la regia.
Maurizio Forestieri: Per Cenerentola si può parlare di partitura visiva. Sulle illustrazioni di Annalisa abbiamo costruito uno storyboard che si legasse alle arie rossiniane, cercando di creare atmosfere fiabesche ma anche giocose. L’animazione spesso viene considerata un prodotto per bambini. Qui è stata pensata per un pubblico più vasto e con un linguaggio adulto.


Qual è il suo rapporto con la favola di Cenerentola?

Carlo Verdone: Nel mio libro, La casa sopra i portici, racconto che nella casa paterna c’era un corridoio dove veniva posto un teatrino del Settecento e uno dei cavalli di battaglia di mia madre era allestire insieme a un’amica spettacoli di burattini. E una delle favole più gettonate era Cenerentola. Questo è stato il mio primo incontro. Poi, durante il ginnasio, ebbi la fortuna di vedere l’opera lirica a Roma con i miei genitori.

 

Cenerentola l’ha aiutata per il suo prossimo film?
Carlo Verdone: Cenerentola non mi ha aiutato, al cinema guardo alla realtà e non al favolistico. Però mi ha permesso di distrarmi e ha fatto bene alla mia creatività. A tal punto che non so ancora che tipo di film andrò a fare. I tempi stringono e per ora ho tre opzioni: una storia corale, una molto stretta a due personaggi o una semi-corale.

 

Ha mai pensato di dirigere il Don Pasquale?
Verdone: Me l’hanno già suggerito. Dovrei studiarlo e rivederlo. La storia è molto intrigante. Ora ho gli impegni di cinema da portare avanti, però mi piace l’idea.

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