"Tratto da una storia finta". Incontro con Maccio Capatonda e il cast di Italiano medio

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Dal suo debutto sul piccolo schermo con i “finti” trailer apparsi sui mai dire lunedì sono passati ormai dieci anni. Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda ha presentato il suo film questa mattina al cinema Adriano di Roma insieme agli attori Luigi Luciano (Herbert Ballerina) e Enrico Venti (Ivo Avido) anche produttore esecutivo. In sala il 29 gennaio in 400 copie.

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E' del 2005 la sua prima apparizione televisiva, un finto trailer di un film horror chiamato La febbra. Da allora ne sono successe di cose e Marcello Macchia, in arte Maccio Capatonda, non è certo stato con le mani in mano. Sì perché tra spot pubblicitari, programmi televisivi e radiofonici, la sempre più costante presenza sul web, la figura di Maccio Capatonda ha generato un interesse sempre crescente, diventando un vero e proprio punto di riferimento per la comicità non sense italiana. Ora, con Italiano Medio, a chiusura del cerchio, approda al cinema e questa mattina al cinema Adriano di Roma ha presentato il film insieme agli attori Luigi Luciano (Herbert Ballerina) e Enrico Venti (Ivo Avido) anche produttore esecutivo. Il film uscirà il 29 gennaio in 400 copie.

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Come racconta Macchia/Capatonda (dove il personaggio è indistinguibile dall'attore) l'idea del film nasce da un corto realizzato nel 2010: quella dell'Italiano medio è una storia attuale e largamente espandibile e questo "mi ha permesso di poter creare una storia dal forte taglio personale. Un'osservazione, più che una critica, non c'è nessuna reale condanna nè dell'italiano menefreghista nè di quello attivo nel sociale a livelli esasperati. Ho semplicemente dato il mio punto di vista su un paese alla deriva." La sfida più grande dunque è stata quella di creare una storia coerente con se stessa capace di riempire omogeneamente i 90 minuti e passa canonici di un lungometraggio. Non quindi una semplice collezione di sketch messi in sequenza l'uno con l'altro, ma un blocco unico capace di rivendicare la sua autonomia. E questo ha comportato un approccio totalmente diverso alle riprese dove Maccio, circondato da i suoi collaboratori di sempre, ha dovuto acquisire un nuovo linguaggio espressivo, sempre fatto di immagini ma radicalmente diverso.
Uno dei primi momenti del set infatti, ricorda il produttore Marco Belardi, è stato l'impaccio del primo ciak, dove gli attori non erano abituati ai tempi di ripresa necessari per i monologhi. Solo la grande coesione tra il regista e tutta la troupe ha permesso di superare questi ostacoli iniziali.

 

Rapporto di fiducia che si è configurato in un metodo di lavorazione non convenzionale che, seppur come precisa Ivo Avido nulla è stato lasciato al caso ed è stato fatto di tutto per confezionare un prodotto di altaqualità, ha portato ad un grande numero di improvvisazioni sul set. Primo tra tutti il metodo Foroni, approccio “rivoluzionario” alla recitazione utilizzato da Herbert Ballerina: “se un attore si prepara studiando il copione, ha già perso in partenza. Per questo io mi presentavo sul set non sapendo nulla, e spesso non ci capivo niente”

 

E quest'aria di familiarità si respira anche sul prodotto finito. Per la sua prima esplorazione cinematografica, Capatonda non solo ha cercato di riportare tutta la sua esperienza pregressa acquisita in questi anni e l'universo di personaggi vero e proprio marchio di fabbrica della sua comicità, ma anche e soprattutto l'amore per il cinema che ha formato il suo gusto. “Il film è pieno di citazioni, molte delle quali probabilmente inconsapevoli. Ho omaggiato sicuramente il Robert Zemeckis di Ritorno al futuro, film fondamentale nella mia formazione. Ma a parte qualche maestro di riferimento, per la comicità mi sono ispirato più al cinema italiano che a quello d'oltreoceano (anche se il non-sense di cartoni come i Simpson o i Griffin è molto vicino alle mie corde): ho cercato insomma di riportare al cinema dei personaggi di stampo verdoniano. Ma è stato anche molto interessante gettare in questo enorme calderone persone che non sono per nulla degli attori, e questo si percepisce tremendamente: si sono creati così personaggi solo dal senso di inadeguatezza e spaesamento"

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