"Controvento", di Peter Del Monte
Eppure, in un contesto cosi inaccettabile per lo “sguardo moderno” (?),Controvento sembra quasi paventare la necessità di un passo indietro della visione, di un passo indietro dell’ascolto, nell’attenzione verso gli altri. E pare come voler mostrare non tanto i personaggi, colti in flagrante negli attimi disperati delle loro assurde vite quotidiane (le nostre?), non tanto le loro storie, così banali, così insensate e capricciose, e neppure la desolazione del paesaggio che li contiene, in quella Torino così secca e senz’anima che pare una metropoli astratta, quasi senza volto; quello che invece ci mostra con efficacia e senso Controvento è quel qualcosa che c’é (ogni tanto) tra le persone, quello spazio “pieno”, quell’indescrivibile segno dell’essere, del tentativo, più che di comunicare, di esistere con gli altri. E allora ecco donne che rincorrono uomini sbagliati, e donne rincorse dagli uomini sbagliati. Ecco incontri su panchine desolate, ma solcate da un pallido sole invernale. Ecco camere da letto spoglie, ecco rapporti sessuali che tentano (invano) di mimare l’amore, come fosse una canzone, da cantare a squarciagola, nella quale scaricare tutta la propria dannata e insopprimibile voglia di vivere.
Sembrano tre fantasmi i personaggi di Fantastichini della Buy e della Golino in Controvento, fantasmi che giocano tra loro, che si incrociano, scambiano ruoli, si sfiorano, provano a condurre un tentativo di vita sensata. Ma è come se questo senso, questa strada verso un qualsivoglia domani, fosse franata, come se l’attuale eccesso di comunicazione planetaria avesse ricondotto gli umani all’impossibilità di una comunicazione vera. Perciò il film di Del Monte, che certo non è “bello”, ma è sincero e magnifico in questa sua esibita sfrontatezza di ammissione del delirio del vivere, ci appare come una meteora impazzita, in mezzo a un cinema presuntuoso e arrogante, che “abusa” di ciò che parla, e usa le persone, le storie i personaggi e persino gli attori come veicoli per commercializzare il loro cinema fottutamente “d’autore”. Qui siamo da un’altra parte. E filmare ciò che sta tra le persone (che diavolo sarà, oggi?) è qualcosa da ammirare, per il coraggio e la follia di una simile ricerca inattuale (contromoda, controtendenza…controvento…).
Regia: Peter Del Monte
IL TRAILER DEL FILM