SPECIALE “AMELIE”: Ho amato un’aliena

Non nascondo un subitaneo sgomento, uno spiazzamento nell'aver scoperto che l'attuale (mia/nostra) fidanzata è un "mecca" simile al ragazzino dell'ultimo Spielberg – ma più cattivo, meno esibito, nascosto e falso nella sua apparente fisicità umana

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Ciò che più m’inquieta, in questo dibattito tanto appassionante quanto perverso e contraddittorio, è la mia personalissima posizione.
Da un lato confesso il mio subitaneo amore per Amélie, della quale non ho riconosciuto altro che un corpo fisico, una struttura per me piacevole di arti, fisionomia, composizione del volto – dall’altro rimango stupito nell’apprendere, da ciò che mi “racconta” Giona, che, in qualche modo per me oscuro, il mio sentimento è finito con l’adeguarsi, con l’adagiarsi, con l’assorbire una realtà aliena, meccanica, senza vita. Mi sono, insomma, innamorato di un robot, di un replicante, alla maniera del Deckard-cacciatore di androidi.
Non nascondo un subitaneo e violento sgomento, una perfetta adesione al racconto affascinante del Nazzaro, uno spiazzamento nell’aver scoperto che l’attuale (mia/nostra) fidanzata è un “mecca” simile al ragazzino dell’ultimo Spielberg – ma più cattivo, meno esibito, nascosto e falso nella sua apparente fisicità umana.
La presenza di una imprevista keypaxiana francese mi ha turbato – colpa, forse, magari involontaria, delle parole che Massimo Causo ha dedicato al film di Jeunet (parole, anche quelle lì, lette dopo un visionamento comunque tardivo, in un’annoiata domenicapomeriggio urbana e serializzata).
Le parole di Giona, naturalmente, non riescono a soddisfare e a placare i miei turbamenti – che ha volontariamente provocato. Non riescono a innescare un augurabile disamore. La mia razionalità è soggiogata dalle sue parole ed il mio pensiero più articolato (quello politico, estetico, analitico…) aderisce perfettamente ad i suoi percorsi dialettici.
Ma, d’altra parte, un territorio che situo in uno spazio, in me, più basso, mi spinge ad amare, a bramare la dolce Amélie in modo scandaloso, senza potermene fare una ragione. Corro, con lei, in motocicletta, lungo l’abominevole lama sulla quale è costretto chi si sente, ormai, annegare in un allucinato sentimento di plastica.

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