15° Festival del Cinema Europeo di Lecce – Giorno 3 – Il Lavoro e la nascita del Cinema

Il Festival di Lecce omaggia il lavoro e i lavoratori nel giorno della loro Festa grazie ad un programma capace di unire lo slancio sociale a quello culturale e cinematografico, attraverso il documentario Working Class Heroes costruito (anche) sul materiale dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico. Tra i film in concorso, Concrete Night di Pirjo Honkasalo.

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Il 15° Festival del Cinema Europeo di Lecce  ha quest’oggi omaggiato il Primo Maggio e tutti i lavoratori grazie ad un programma di eventi preparato per l’occasione, sui quali ha spiccato il film di montaggio Working Class Heroes – Camminando e cantando la canzone del Primo Maggio. Diretto da Giandomenico Curi il film si è servito del materiale dell’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, montato in modo assolutamente inaspettato e originale, unito al patrimonio cinematografico e culturale italiano e non solo. Nell’attraversare una serie di punti chiave quali, ad esempio, l’uscita dalla fabbrica, gli emigranti italiani, gli immigrati stranieri, il ’68, Woodstock e i più recenti movimenti studenteschi, il film eleva a tematiche e quindi a tappe del suo percorso alcune canzoni e alcuni film, uniti mai a caso.

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E’ per questo che si parte con John Lennon e il suo omaggio alla classe operaia – che dà il titolo al film -, con un pensiero al fatto che senza di essa forse il rock, che ne è figlio, non sarebbe mai esistito.

Il cinema inizia laddove l’operaio esce dalla fabbrica (si ricorda la battuta della Monroe per Lang in cui il personaggio dice di diventare una persona e non più un’operaia nel momento in cui esce dalla fabbrica), per questo la storia del cinema è inscindibile dal tema del lavoro. Allora si vedono Vertov, Chaplin, I Compagni di Monicelli, Salvatore Giuliano di Rosi, Il mulino del Po di Lattuada ma soprattutto La classe operaia va in paradiso di Elio Petri con la splendida interpretazione di Gian Maria Volonté nei panni di Ludovico Massa, nomen omen della condizione in cui versavano gli operai ridotti allo stato di macchine. Curi ha rimesso in discussione queste immagini per liberarle dai soliti schemi, per offrir loro un contenuto diverso, in modo da creare un rapporto dialettico tra le immagini stesse e tra le immagini e la colonna sonora: il Primo Maggio in Cina ha come accompagnamento Il vento dell’est, le manifestazioni contemporanee sono accompagnate da Tout le garçons et les filles di Hardy. Il risultato è un prodotto dal notevole impatto emotivo ma anche culturale. Nell’ambito dell’omaggio alla festa dei lavoratori è stato proiettato anche Viva il Primo Maggio rosso e proletario di Marco Bellocchio del 1969, documentario sulle contromanifestazioni organizzate dall’Unione dei Comunisti italiani a Roma e a Milano per la Festa dei Lavoratori, e Grande manifestazione del Primo Maggio 1913 a Corato indetta dalle leghe operaie, primo documento filmico realizzato in Puglia, terra di Giuseppe Di Vittorio.

Il tema del lavoro nella stringente attualità si è poi insidiato nel lavoro della giovane regista pugliese Brunella Filì, Emergency Exit: documentario itinerante che osserva e parla con giovani studenti o ex studenti italiani emigrati all’estero (Europa e America – le città coinvolte sono Bergen, Wien, Londra, Parigi, Tènerife, New York), purtroppo sempre più unica effettiva fonte di lavoro – che in più valorizzi e che sia affine a ciò che si è studiato. Il documentario che è partito quasi come un gioco e che poi si è trovato coinvolto in un chiacchierio mediatico (la BBC se n’è interessata) e quindi in una reale produzione, trova il suo punto di forza in quello che avrebbe potuto essere anche il suo limite più grande: la stretta vicinanza della regista all’argomento e la netta partecipazione emotiva che tuttavia si fa razionale e attenta, osservatrice in modo particolare dei dettagli, tutti i piccoli gesti e gli oggetti che più di tante parole possono trasmettere dei messaggi. 

Tra i film in concorso quest’oggi, Concrete Night di Pirjo Honkasalo: onirico e poetico nella fotografia e nella scrittura, è un film in bianco e nero con al centro una storia di crescita e in qualche modo alla ricerca di un senso della vita che poi finisce per essere la tragedia dell’assenza del senso stesso. Il regista fa uno studio curatissimo di ogni luce, di ogni ombra e di ogni suono, tutti perennemente instabili e irrequieti, al pari dei personaggi tra i quali spicca il giovanissimo Johannes Brotherus, i cui tratti da fanciulleschi si dilaniano in adulti – e non si tratta di trucco. 

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