71.mo MIFED: tutto è compiuto…

Dall'anno prossimo il tradizionale Mercato milanese dei film andrà al mare, o meglio al Lido… di Venezia, in contiguità e complicità con la Mostra. Dal 12 al 16 ottobre scorsi si è dunque celebrata la fine di un'era, quella della Fiera di Milano invasa dai film di tutto il mondo. Resoconto, considerazioni, curiosità…

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MILANO – Tutto è compiuto… Il MIFED edizione 71 si è dunque celebrato tra le macerie lasciate dagli americani, che, se sono incontrastabili padroni del grande spettacolo globale di questo povero mondo, figuriamoci se non sono i padroni dello show biz e se non possono dettare luoghi e date dove fare i loro affari… Milano no! The Fiera stinks, o giù di lì… Tutti a Santa Monica, California, dunque: "American Film Market rolls into Novembrer", come recita la pubblicità su Variety, con buona pace degli italiani, dei loro spaghetti e del loro milanesissimo risotto…

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Sì, insomma, il MIFED si è concluso, nel senso che è finito: per sempre… Non che non si faccia più, sia chiaro… Il fatto è che non sarà mai più quello che è stato sinora, o meglio sino allo scorso anno – ché già questa 71.ma edizione era l'ombra di un glorioso passato… La 72.ma edizione, quella del 2005 – è già stabilito – si farà a fine agosto, ovvero a poco meno di tre mesi dal Marché di Cannes e rigorosamente a ridosso della Mostra di Venezia: tre giorni in Fiera e poi tutti allegramente al Lido, chissà poi dove: in quali strutture, in quali sale più accoglienti di quelle della Fiera… Aspettando un nuovo Palazzo come fosse Godot… Del resto, la volontà politica è questa: a decidere è l'agenzia governativa Audiovisual Industry Promotion (cosa di Cinecittà Holding) che ha in carico il MIFED e che, nonostante un durissimo comunicato veneziano dello scorso settembre in cui accusava gli americani dell'A.F.M. di una "chiara operazione di cartello", ha poi deciso di deporre le armi e sottostare all'imperio americano: inutile continuare a combattere, meglio cercare di adattarsi alla nuova situazione, suonavano più o meno le parole di Carlo Bassi, amministratore delegato del MIFED e, a colpo d'occhio, ottimo manager, riportate da "Variety"… Con buona pace di qualsiasi politica europea dell'industria audiovisiva e di qualsiasi possibile equilibrio tra vecchio e nuovo continente in materia cinematografica.


C'era ben poco da fare, insomma, o almeno così pare. Anche se poi, a leggere l'editoriale della "special issue" dedicata al MIFED 2004 da "Le Film Français", si direbbe che forse un margine di solidarietà europea ci sarebbe pure: "Forza Mifed", titola il solidale magazine d'Oltralpe, il quale, dopo aver fotografato la situazione (compreso il lussuoso "business weekend" a Villa Elba, sul Lago di Como, sponsorizzato da Ministeri dei Beni Culturali e dell'Industria per un centinaio di "buyers" tra i più importanti di 30 paesi…), conclude in bilico tra dubbi e certezze, chiedendosi se l'organizzazione del Mifed sia forte a sufficienza per riconquistare i suoi clienti e affermando perentoriamente: "Al momento di andare in stampa, nessuna data era annunciata per il Mifed 2005. L'unica cosa certa è che per ora il Mifed è ancora vivo. Non morto". Se a ciò si aggiunge che anche quest'anno non è venuta meno la presenza nei corridoi della Fiera di Wieland Speck, noto curatore della sezione "Panorama" della Berlinale, si può dire che l'Europa del cinema non ha snobbato il Mercato milanese.


Del resto, va detto che l'atmosfera al Mifed quest'anno poteva anche risultare più rilassante e meno frenetica del solito. Lo sottolinea anche Carlo Bassi, che, nella sua dichiarazione conclusiva, dice: "Per Buyers e Sellers è stato un MIFED di qualità: un giudizio testimoniato anche dalla stampa straniera presente al Mercato. Un'edizione che, nonostante le premesse iniziali, si è rivelata particolarmente proficua per le società presenti, che hanno apprezzato l'efficienza dell'organizzazione e il fatto di poter condurre le trattative d'affari in un clima disteso". A essere maligni si potrebbe leggere una frecciatina d'eurorgoglio contro quei gran caciaroni degli yankees, senza i quali si è potuta finalmente godere un po' di pace tra gli stand della Fiera… Scherzi a parte, i dati ufficiali parlano di 2800 partecipanti da 64 paesi, 900 società presenti, 530 buyers e 190 accreditati stampa… A parlare con gli espositori si coglieva un certo sconcerto, ma va anche detto che in fin dei conti le cose si sono mosse come da pronostico. I film non sono mancati, anche se gli screening si sono rivelati molto meno frenetici del solito, con non pochi buchi e una drastica diminuzione delle proiezioni.


Notoriamente gli asiatici sono stati i più presenti e dai loro magazzini sono venute fuori le pellicole più interessanti: la mitica Toei, per esempio, ha portato una doppietta di culto: da un lato c'era l'atteso film "live action" dedicato al mitico Devilman : diretto da Hiroyuki Nasu, il film preserva tutta l'ingenuità dei prodotti Toei, abbinandola a una imagerie che innesta la rigorosità del manga nella performance digitale, in una trasposizione cinematografica piuttosto fedele – anche se un po' aggiornata – dell'ambiguo eroe metà uomo e metà demone creato da Go Nagai; dall'altro c'era il nuovo film di Takashi Ishii (in realtà datato 2003) Flower and Snake: il regista di Gonin e Frozen è alle prese con un prodotto "direct to video" tendenzialmente sciatto per quanto ad alto tasso sadomaso, una sorta di delirante versione "hard" del festino kubrickiano di Eyes Wide Shut, in cui la moglie di un potente uomo politico è offerta dal marito in riscatto e diviene l'attrazione di un'orgia visionaria a base di siparietti sadomasochisti… Datato addirittura 2001 è invece l'immancabile lavoro firmato Takashi Miike, anch'esso ispirato a un manga appena giunto sul mercato italiano: MPD – Psycho è un lavoro televisivo in due parti (110' totali di durata) in cui Miike dimostra a chi ancora non lo avesse capito cosa significa fare "cinema digitale" e fa esplodere la narrazione in una furia visionaria che poco spazio lascia allo sviluppo logico della trama. La Mirovision, che a Milano non aveva screening, annuncia intanto per la primavera 2005 (sarà dunque a Cannes?) Loft, il nuovo film del grande Kiyoshi Kurosawa, mentre portava ai mercati di Pusan e Santa Monica (ma non a Milano) Bunshinsaba, il nuovo film del coreano Ahn Biyung-ki (quello di Phone, per intenderci).


Spostandosi in Tailandia, i fratelli Danny e Oxide Pang sembrano irrefrenabili: mentre era annunciato l'action-thriller Leave Me Alone di Danny Pang (presentato a Tokyo), al Mifed si è visto in copia lavorazione e con un finale ancora incompleto il nuovo film di Oxide, Ab-normal Beauty, un horror psicologico che uscirà in patria il prossimo novembre e potrebbe trovare spazio anche sul nostro mercato: la storia di una giovane artista, fotografa e pittrice, legata da un amore lesbo alla sua inseparabile amica e segnata da un trauma infantile che la porta a scoprire attraverso l'obbiettivo della macchina da presa il fascino delle visioni di morte. Un interesse che ben presto attira su di lei e sui suoi amici le attenzioni di un maniaco, il quale prende a inviarle in cassetta degli snuff movie e finisce con l'intrappolarla nel suo perfido gioco. Grande intelligenza visiva sommersa sotto la solita melassa estetizzante a conferma del talento poco temperato di questi visionari gemelli tailandesi. I quali, instancabili, sono al lavoro anche su un ulteriore progetto presentato da Daniel Lam (Shaolin Soccer): Re-Cycle, annunciato per l'estate 2005 e lanciato come un thriller sospeso tra mondo reale, virtuale e soprannaturale, di cui è protagonista una giovane scrittrice di successo.


Per il resto molta Europa, con Francia e Germania in testa, tanta (troppa) Italia, poca America, ovviamente, rappresentata guarda caso dal pochissimo allineato John Sayler di Siver City, geniale commedia politica reduce dal concorso di San Sebastian, in cui un grande Chriss Cooper è un aspirante governatore repubblicano alle prese senza mezzi termini con gli intrighi elettorali, avendo tra i piedi un cadavere e un investigatore di troppo…

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